Israele e Stati Uniti sempre più isolati: la stragrande maggioranza vuole il cessate il fuoco a Gaza
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Israele e Stati Uniti sempre più isolati: la stragrande maggioranza vuole il cessate il fuoco a Gaza

Un voto netto, con 153 voti a favore (33 in più rispetto alla riunione di ottobre), 10 contrari e 23 astenuti, tra cui Italia e Germania. Israele il suo alleato di ferro, gli Stati Uniti, hanno resistito con i loro no, ma il loro isolamento nella comunità

Israele e Stati Uniti sempre più isolati: la stragrande maggioranza vuole il cessate il fuoco a Gaza
Assemblea dell'Onu
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12 Dicembre 2023 - 23.51


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 Dopo più di due mesi di conflitto a Gaza, di cui non si intravede la fine, l’Assemblea generale dell’Onu ha chiesto a gran voce un «cessate il fuoco umanitario immediato». Un voto netto, con 153 voti a favore (33 in più rispetto alla riunione di ottobre), 10 contrari e 23 astenuti, tra cui Italia e Germania. Israele il suo alleato di ferro, gli Stati Uniti, hanno resistito con i loro no, ma il loro isolamento nella comunità internazionale continua ad aumentare. Ne è ben consapevole Joe Biden, che pur continuando a sostenere Israele, ha apertamente accusato Benyamin Netanyahu di non volere una soluzione a due Stati. Ed ha invocato un «cambiamento».

L’assemblea Onu, convocata da un gruppo di Paesi arabi, era stata chiamata ad esprimersi su una bozza di risoluzione analoga a quella presentata venerdì scorso in Consiglio di Sicurezza, e respinta per il veto Usa. Anche stavolta si chiedeva un immediato cessate il fuoco.

«Un cessate il fuoco andrebbe solo a beneficio dei terroristi», ha detto in sede di dibattito l’ambasciatore israeliano all’Onu Gilad Erdan, mentre gli Stati Uniti hanno presentato un emendamento per chiedere una «condanna all’attacco di Hamas del 7 ottobre». L’aula tuttavia ha bocciato il documento Usa, così come quello presentato dall’Austria, dove nel paragrafo in cui si domandava il rilascio dei detenuti si aggiungeva la citazione «detenuti da Hamas e altri gruppi». Un emendamento appoggiato dall’Italia e dalla Germania, che quindi nella votazione finale si sono astenute. Così come la Gran Bretagna e l’Ucraina.

La risoluzione sul cessate il fuoco, in cui si è espressa anche «la grave preoccupazione per la catastrofica situazione umanitaria a Gaza», ha ottenuto 153 sì, tra cui quelli di Russia, Cina e Francia, dieci voti contrari (tra cui Austria, Usa, Israele) e 23 astenuti. Nella precedente seduta straordinaria del 27 ottobre, un’analoga risoluzione aveva ricevuto 120 sì, 14 no e 45 astensioni.

Gli stessi Stati Uniti, che ancora una volta non hanno fatto mancare il proprio voto pro-Israele al Palazzo di Vetro, hanno iniziato a mostrare segnali sempre più evidenti di contrarietà alla linea dura di Netanyahu sulla guerra a tutto campo contro Hamas. «Non vuole la soluzione a due Stati», ha denunciato il presidente americano, osservando che «Israele sta perdendo il sostegno del mondo». Per questo Biden ha richiamato il leader israeliano alla necessità di una «decisione difficile da prendere»: ossia, «rafforzare e cambiare» il suo esecutivo per trovare una soluzione a lungo termine al conflitto israelo-palestinese. Il presidente Usa non lo ha detto in chiaro, ma evidentemente pensa ai falchi di ultradestra che sostengono i coloni, per i quali non può esserci un accordo tra pari con i palestinesi.

Lo stesso Netanyahu, tuttavia, ha ribadito per l’ennesima volta che la sua posizione non cambia. «Gaza non sarà un Hamastan e nemmeno un Fatahstan», ha spiegato, chiudendo ad ogni ipotesi di un futuro controllo della Striscia da parte dell’Anp. Fino a condannare gli accordi del ’93 tra Rabin e Arafat da cui nacque un primo embrione di autogoverno palestinese: «Non permetterò che Israele ripeta l’errore di Oslo», il suo avvertimento.

Anche quest’ultima giornata, sulla Striscia, del resto, è stata caratterizzata da un conflitto intenso. Al sud gli israeliani hanno continuato a colpire Khan Yunis, a caccia dei leader di Hamas Sinwar e Deif: secondo il Wall Street Journal, l’esercito ha iniziato a pompare acqua di mare nel vasto complesso di tunnel di Hamas. I raid, secondo i media palestinesi, si sono spinti fino a Rafah, provocando la morte di 12 persone tra cui sei bambini. Nel nord il ministero della Sanità della fazione palestinese ha denunciato che il nemico ha assaltato l’ospedale Kamal Adwan di Gaza City.

Nel caos del conflitto la situazione umanitaria non fa che peggiorare. Il capo dell’agenzia Onu per i rifugiati Philippe Lazzarini, dopo una visita a Gaza, ha parlato di «inferno sulla terra», dove «le persone vivono per strada ed hanno bisogno di tutto». Circa il 18% di tutte le strutture nella Striscia sono state danneggiate dall’inizio della guerra, ha riferito l’Onu sulla base di immagini satellitari. Mentre le vittime avrebbero superato le 18.400.

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