Accordo per il grano, incontro tra Russia e Onu: filtra ottimismo per la proroga
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Accordo per il grano, incontro tra Russia e Onu: filtra ottimismo per la proroga

Accordo per il grano, oggi l'incontro a Ginevra tra i rappresentanti di Russia e Onu: la Turchia, mediatrice tra le parti in causa, si dice ottimista per il buon esito delle trattative per il rinnovo.

Accordo per il grano, incontro tra Russia e Onu: filtra ottimismo per la proroga
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13 Marzo 2023 - 11.53


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L’accordo per il grano ucraino con la Russia scadrà il prossimo 18 marzo ma, fanno sapere dalla Turchia, c’è ottimismo per il buon esito delle trattative per rinnovarlo.

È previsto per oggi un incontro a Ginevra tra rappresentanti di Russia e Nazioni Unite. Proprio l’Onu ha sottolineato l’importanza del dialogo, da cui dipende `il destino di milioni di persone´. Sull’incontro è intervenuto il ministro della Difesa turco, Hulusi Akar, uno degli artefici del primo accordo siglato lo scorso luglio, dicendosi ottimista rispetto all’eventualità di un’estensione.

C’è stato un approccio positivo da entrambe le parti e riteniamo vi siano i presupposti anche per un esito positivo. Credo che l’estensione avrà luogo a partire dal 18 marzo», ha detto Akar oggi. Il 18 marzo è infatti la data in cui, salvo recesso di una tra Russia e Ucraina, l’accordo si rinnoverà automaticamente. Tuttavia sul rinnovo dell’intesa pesano i dubbi di Mosca, che spinge ormai da mesi affinché attraverso il Mar Nero possano passare anche frumento e fertilizzanti russi, come previsto nell’accordo. 

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Circostanza al momento non realizzatasi, tanto da spingere il ministro degli Esteri russo Lavrov a definire «complicato» il rinnovo dell’intesa, appena pochi giorni fa. «Se l’accordo è rispettato a metà, allora il tema estensione si complica» ha detto Lavrov. A partire dallo scorso luglio a oggi l’intesa, per raggiungere la quale è stata essenziale la mediazione della Turchia, ha permesso il passaggio di 23.7 milioni di tonnellate di grano e frumento ucraino altrimenti destinato a marcire nei porti bloccati dalla guerra e ora giunto per il 55% in Paesi in via di sviluppo e per il 45% in Paesi come la Cina, Spagna, Turchia e Italia per mitigare l’impennata dei prezzi sul mercato.

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