L'orologio nucleare si avvicina alla mezzanotte ma gli Stranamore al potere se ne fregano
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L'orologio nucleare si avvicina alla mezzanotte ma gli Stranamore al potere se ne fregano

Quest’anno il Comitato Scientifico del Bollettino degli Scienziati Atomici (Bulletin of Atomic Scientists) ha spostato in avanti le lancette dell’Orologio dell’Apocalisse,

L'orologio nucleare si avvicina alla mezzanotte ma gli Stranamore al potere se ne fregano
Una scena de il Dottor Stranamore
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

25 Gennaio 2023 - 16.03


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Era forse prevedibile, ma di certo ci pone chiaramente di fronte all’evidenza del pericolo che tutti stiamo vivendo. Quest’anno il Comitato Scientifico del Bollettino degli Scienziati Atomici (Bulletin of Atomic Scientists) ha spostato in avanti le lancette dell’Orologio dell’Apocalisseprincipalmente (ma non solo) a causa dei crescenti pericoli derivanti dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e al conseguente aumento del rischio di escalation nucleare. Oggi il “Doomsday Clock”   degli Scienziati Atomici segna 90 secondi alla mezzanotte. Mai, nei 75 anni della storia dell’Orologio, eravamo stati così vicini alla catastrofe globale per l’Umanità: l’Orologio era stato portato a 100 secondi dalla mezzanotte nel 2020.

“I rischi per l’umanità sono molteplici, ma il più immediato e catastrofico è il pericolo proveniente dalle armi nucleari – sottolinea Lisa Clark, vicepresidente dei ‘Beati costruttori di Pace’ e referente per il disarmo nucleare della Rete Italiana Pace e Disarmo –  con un’azione di guerra, ma anche solo con un errore di interpretazione da parte di una potenza nucleare specialmente in queste condizioni di tensione elevatissima causata dal prolungarsi e aggravarsi della guerra in Ucraina. Il dovere di tutti noi, e soprattutto quello dei decisori politici degli Stati, fare ogni sforzo per smantellare e mettere al bando le armi nucleari, e per perseguire tutte le strade che possonoaprire la porta a negoziati di pace“.

L’analisi della situazione condotta dal Bulletin of the Atomic Scientists come la guerra della Russia contro l’Ucraina abbia sollevato profondi interrogativi sulle modalità di interazione tra gli Stati,erodendo le norme di condotta internazionale che sono alla base di risposte efficaci a una serie di rischi globali. La Russia ha inoltre portato il conflitto nei pressi dei siti dei reattori nucleari di Chernobyl e Zaporizhzhia, violando i protocolli internazionali e rischiando il rilascio di materiali radioattivi. Nel frattempo l’ultimo trattato sulle armi nucleari tra Russia e Stati Uniti, il New START, è in pericolo. Se le due parti non riprenderanno i negoziati e non troveranno una base per ulteriori riduzioni, il trattato scadrà nel febbraio 2026. Ciò eliminerebbe le ispezioni reciproche, aggraverebbe la sfiducia, stimolerebbe una corsa agli armamenti nucleari e aumenterebbe la possibilità di uno scambio nucleare. Come ha avvertito lo scorso agosto il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, il mondo è entrato in “un periodo di pericolo nucleare che non si vedeva dall’apice della Guerra Fredda”.

Gli effetti devastanti di questa guerra non si limitano a un aumento del pericolo nucleare, ma minano anche gli sforzi globali per combattere il cambiamento climatico. Mary Robinson, ex Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, ha dichiarato: “Il Doomsday Clock” sta suonando un allarme per l’intera umanità. Siamo sull’orlo del precipizio. Ma i nostri leader non stanno agendo con sufficiente velocità o forza per garantire un pianeta pacifico e vivibile. Dalla riduzione delle emissioni di anidride carbonica al rafforzamento dei trattati sul controllo degli armamenti e agli investimenti per la preparazione alle pandemie, sappiamo cosa è necessario fare. La scienza è chiara, ma manca la volontà politica.Questa situazione deve cambiare nel 2023 se vogliamo evitare la catastrofe. Siamo di fronte a crisi multiple ed esistenziali”.

“Per tutti questi motivi la Rete Italiana Pace e Disarmo richiama la necessità di implementare percorsi concreti di disarmo nucleare, nell’ambito della mobilitazione “Italia, ripensaci”. Una strada che è tracciata dai contenuti del Trattato di proibizione delle armi nucleariTPNW e dalla “Dichiarazione di Vienna “ – approvata per acclamazione e con pieno consenso –  che ha dimostrato l’esistenza di una nuova alleanza globale cheutilizza il quadro di riferimento del Trattato TPNW per ridurre i rischi di guerra nucleare, definendo passi concreti e collettivi per porre fine all’era delle armi nucleari. Insieme al “Piano d’azione” definito nella stessa sede costituisce quindi un’azione concreta e mirata che coinvolge una comunità veramente globale di governi e società civile in percorsi di disarmo nucleare. Ci auguriamo che anche l’Italia voglia essere protagonista di queste azioni, aiutando il mondo a liberarsi dalla minaccia di distruzione globale”.

Dalla fonte diretta

“Quest’anno, il Comitato per la Scienza e la Sicurezza del Bulletin of the Atomic Scientists ha spostato in avanti le lancette dell’Orologio del Giorno del Giudizio, soprattutto (anche se non esclusivamente) a causa dei crescenti pericoli della guerra in Ucraina. L’orologio è ora a 90 secondi dalla mezzanotte, il momento più vicino alla catastrofe globale che sia mai stato.


La guerra in Ucraina potrebbe entrare in un secondo orribile anno, con entrambe le parti convinte di poter vincere. Sono in gioco la sovranità dell’Ucraina e i più ampi accordi di sicurezza europei che hanno retto in gran parte dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Inoltre, la guerra della Russia contro l’Ucraina ha sollevato profondi interrogativi sulle modalità di interazione tra gli Stati, erodendo le norme di condotta internazionale che sono alla base di risposte efficaci a una serie di rischi globali.
E soprattutto, le minacce poco velate della Russia di usare armi nucleari ricordano al mondo che l’escalation del conflitto, per incidente, intenzione o errore di calcolo, è un rischio terribile. La possibilità che il conflitto sfugga al controllo di chiunque rimane alta.


Le recenti azioni della Russia sono in contrasto con decenni di impegni assunti da Mosca. Nel 1994, la Russia si è unita agli Stati Uniti e al Regno Unito a Budapest, in Ungheria, per dichiarare solennemente che avrebbe “rispettato l’indipendenza e la sovranità e i confini esistenti dell’Ucraina” e “si sarebbe astenuta dalla minaccia o dall’uso della forza contro l’integrità territoriale o l’indipendenza politica dell’Ucraina…”. Queste assicurazioni sono state fatte esplicitamente a condizione che l’Ucraina rinunciasse alle armi nucleari sul suo territorio e firmasse il Trattato di non proliferazione nucleare, cosa che l’Ucraina ha fatto.
La Russia ha anche portato la sua guerra ai siti dei reattori nucleari di Chernobyl e Zaporizhzhia, violando i protocolli internazionali e rischiando un diffuso rilascio di materiali radioattivi. Gli sforzi dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica per mettere in sicurezza questi impianti sono stati finora respinti.
Mentre continua la guerra della Russia contro l’Ucraina, l’ultimo trattato sulle armi nucleari rimasto tra Russia e Stati Uniti, il New START, è in pericolo. Se le due parti non riprenderanno i negoziati e non troveranno una base per ulteriori riduzioni, il trattato scadrà nel febbraio 2026. Ciò eliminerebbe le ispezioni reciproche, aggraverebbe la sfiducia, stimolerebbe una corsa agli armamenti nucleari e aumenterebbe la possibilità di uno scambio nucleare.


Come ha avvertito ad agosto il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, il mondo è entrato in “un periodo di pericolo nucleare che non si vedeva dall’apice della Guerra Fredda”.
Gli effetti della guerra non si limitano a un aumento del pericolo nucleare, ma minano anche gli sforzi globali per combattere il cambiamento climatico. I Paesi che dipendono dal petrolio e dal gas russo hanno cercato di diversificare le loro forniture e i loro fornitori, portando a un aumento degli investimenti nel gas naturale proprio quando questi avrebbero dovuto ridursi.


Nel contesto di una guerra calda e sullo sfondo delle minacce nucleari, anche le false accuse della Russia, secondo cui l’Ucraina avrebbe pianificato l’uso di dispositivi di dispersione radiologica, armi chimiche e armi biologiche, assumono un nuovo significato. Il continuo flusso di disinformazione sui laboratori di armi biologiche in Ucraina solleva la preoccupazione che la Russia stessa possa pensare di impiegare tali armi, che molti esperti ritengono continui a sviluppare.


L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha aumentato il rischio di utilizzo di armi nucleari, ha sollevato lo spettro dell’uso di armi biologiche e chimiche, ha ostacolato la risposta del mondo al cambiamento climatico e ha ostacolato gli sforzi internazionali per affrontare altri problemi globali. L’invasione e l’annessione del territorio ucraino hanno inoltre violato le norme internazionali in modi che possono incoraggiare altri a intraprendere azioni che sfidano le precedenti intese e minacciano la stabilità.
Non esiste un percorso chiaro per forgiare una pace giusta che scoraggi future aggressioni all’ombra delle armi nucleari. Ma come minimo gli Stati Uniti devono tenere aperta la porta a un impegno di principio con Mosca che riduca il pericoloso aumento del rischio nucleare che la guerra ha favorito. Un elemento di riduzione del rischio potrebbe essere rappresentato da contatti militari statunitensi di alto livello con la Russia per ridurre la probabilità di errori di calcolo. Il governo degli Stati Uniti, i suoi alleati della Nato e l’Ucraina dispongono di una moltitudine di canali di dialogo che dovrebbero essere esplorati. Trovare una strada per seri negoziati di pace potrebbe contribuire a ridurre il rischio di escalation. In questo momento di pericolo globale senza precedenti, è necessaria un’azione concertata e ogni secondo è importante”.
Una data da ricordare. Un impegno da rilanciare
Ventitre giugno 2022. “Dopo tre giorni di approfondito dibattito e confronto alle Nazioni Unite a Vienna, gli Stati parte del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW) hanno concluso la prima riunione del Trattato condannando in modo inequivocabile “qualsiasi minaccia nucleare, sia essa esplicita o implicita e a prescindere dalle circostanze”. Una presa di posizione, in risposta alle intimidazioni nucleari della Russia, che costituisce la più forte ed esplicita condanna multilaterale di sempre della minaccia di usare armi nucleari

La Dichiarazione di Vienna”– approvata per acclamazione e con pieno consenso – dimostra che esiste una nuova alleanza globale che utilizza il quadro di riferimento del Trattato TPNW per ridurre i rischi di guerra nucleare, definendo passi concreti e collettivi per porre fine all’era delle armi nucleari. I 65 Stati Parti del Trattato, gli altri Stati sostenitori, i sopravvissuti alle detonazioni nucleari, le organizzazioni internazionali, i parlamentari, le istituzioni finanziarie, i giovani e la società civile fanno parte di questa nuova alleanza.

La prima riunione degli appartenenti al TPNW dopo la sua entrata in vigore doveva affrontare vari passaggi anche procedurali ed organizzativi, per rendere il Trattato realmente operativo. Ma proprio perché non si tratta di un documento vuoto e retorico il confronto tra gli 83 Stati presenti (molti solo osservatori non Parti del Trattato, ma con l’assenza dell’Italia) ha portato ad altri risultati tangibili. Nei tre giorni di Vienna si è lavorato duramente, anche con il contributo degli attivisti di ‘Italia, ripensaci’la mobilitazione promossa da Senzatomica e Rete Pace Disarmo, per concordare una vasta gamma di azioni specifiche e pratiche per portare avanti ogni aspetto dell’attuazionedi questo cruciale Trattato. “Dal 2017 abbiamo una norma legale che proibisce le armi nucleari, grazie agli sforzi della società civile internazionale – sottolinea Francesco Vignarca, coordinatore campagne di Rete Pace Disarmo – e da oggi esiste anche la strategia che ci porterà a quel risultato. L’innovativo Piano d’azione di Vienna, sviluppato in ben 50 punti, delinea infatti i passi concreti per impedire agli Stati dotati di armi nucleari di usarle e per progredire verso la loro eliminazione”.

Gli Stati Parti hanno preso decisioni chiave sullacondanna delle recenti minacce nucleari, sull’avvio dei lavori per la creazione di un fondo fiduciario a sostegno delle persone danneggiate dall’impatto delle esplosioni nucleari, sull’istituzione di un comitato consultivo scientifico, sulla fissazione di una scadenza di 10 anni per la distruzione delle armi nucleari e sull’adesione di altri Paesi al TPNW al fine di fermare le minacce,  la guerra e la corsa agli armamenti nucleari. Queste decisioni si sono basate sulla testimonianza e sull’esperienza vissuta da coloro che conoscono in prima persona l’impatto delle armi nucleari. Il Piano d’azione sottolinea l’importante principio del ‘nessuna decisione che ci riguardi, senza ascoltare le nostre voci’e garantisce che le persone più colpite siano maggiormente coinvolte nei processi decisionali e di implementazione delle norme del Trattato. La Dichiarazione e il Piano d’azione di Vienna sono il modo in cui il mondo sta costruendo una potente norma contro le armi nucleari: non attraverso dichiarazioni altisonanti o vuote promesse, ma grazie ad un’azione concreta e mirata che coinvolge una comunità veramente globaledi governi e società civile. A Vienna tutti sono stati ascoltati. 

“Le armi nucleari devono essere eliminate prima possibile. La Conferenza di Vienna ha sottolineato ancora una volta quanto lavorare insieme società civile, associazioni, attivisti scienziati e governi porti a risultati concreti – evidenzia Daniele Santi presidente di Senzatomica – Continueremo a impegnarci dimostrando quanto sia efficace e potente questo partenariato pubblico-privato. Sono certo che anchein Italia insieme riusciremo a far diventare il disarmo nucleare un tema pubblico e che, come successo per la messa al bando delle mine anti persona e delle munizioni a grappolo, sarà determinante per la loro eliminazione totale”.

La Dichiarazione di Vienna si è conclusa con un chiaro impegno da parte di questi Stati: “Di fronte ai rischi catastrofici posti dalle armi nucleari e nell’interesse della stessa sopravvivenza dell’umanità… Non ci fermeremo finché l’ultimo Stato non avrà aderito al Trattato, l’ultima testata non sarà stata smantellata e distrutta e le armi nucleari non saranno state totalmente eliminate dalla Terra”.

“Siamo imperterriti e niente ci fermerà – ha commentato la Direttrice Esecutiva della International Campaign to Abolish Nuclear Weapons, Beatrice Fihn – Insieme stiamo ponendo fine all’era delle armi nucleari”.

Ma il tempo sta per scadere. La lancetta dell’Orologio nucleare si avvicina alla Mezzanotte.

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