Curdi in piazza per protestare contro le bombe di Erdogan (mentre la Ue si volta dall'altra parte)
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Curdi in piazza per protestare contro le bombe di Erdogan (mentre la Ue si volta dall'altra parte)

Migliaia di manifestanti nella città della regione di Hassake hanno denunciato gli attacchi della Turchia, così come le minacce di un'offensiva di terra.

Curdi in piazza per protestare contro le bombe di Erdogan (mentre la Ue si volta dall'altra parte)
I curdi protestano contro le bombe di Erdogan
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27 Novembre 2022 - 18.15


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Sotto le bombe di Erdogan ma nessuno dice nulla. Anzi. Migliaia di curdi siriani hanno manifestato oggi a Qamichli, nel nord-est della Siria, per protestare contro i recenti attacchi aerei turchi sulla regione controllata dall’amministrazione curda semi-autonoma.

Migliaia di manifestanti nella città della regione di Hassake hanno denunciato gli attacchi della Turchia, così come le minacce di un’offensiva di terra. I manifestanti hanno sventolato la bandiera curda rossa, gialla e verde e i ritratti di Abdullah Ocalan, leader storico del Pkk imprigionato in Turchia, lanciando slogan ostili al presidente turco Recep Tayyip Erdogan.

«La volontà del popolo curdo non sarà spezzata (…), non lasceremo la nostra terra storica», ha detto Siham Sleiman, manifestante di 49 anni. «Siamo vittime di un’eradicazione», ha detto un altro manifestante, Salah el-dine Hamou, 55 anni. «Per quanto tempo moriremo mentre il resto del mondo sta a guardare?»

Ankara sta conducendo da una settimana un’operazione aerea chiamata «Spada ad artiglio» contro le forze curde in Siria e il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Pkk) in Iraq, accusati dalle autorità turche di aver perpetrato l’attentato del 13 novembre a Istanbul che ha ucciso sei persone. Le forze curde hanno negato qualsiasi coinvolgimento.

Dal 20 novembre, almeno 59 persone sono state uccise in attacchi turchi concentrati principalmente nel nord-est della Siria: 35 combattenti curdi, 23 soldati siriani, oltre a un giornalista che lavorava per un’agenzia di stampa curda, secondo l’ong Osdh.

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