Israele: "Gantz come Putin ed Erdogan". Se questo titolo fosse uscito in Italia...
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Israele: "Gantz come Putin ed Erdogan". Se questo titolo fosse uscito in Italia...

Questo titolo è di un editoriale redazionale di Haaretz, uno dei più autorevoli e diffusi quotidiani israeliani. Da noi sarebbe successo il finimondo

Israele: "Gantz come Putin ed Erdogan".  Se questo titolo fosse uscito in Italia...
Benny Gantz
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

26 Agosto 2022 - 17.21


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Gantz come Putin ed Erdogan”. Se un titolo del genere fosse apparso, addirittura in prima pagina, su un giornale italiano, apriti cielo. Il direttore reprobo sarebbe stato subissato da insulti, accuse al vetriolo, pubbliche denunce, tutto all’insegna del “ecco svelato un nemico d’Israele”. 

Povera Italia, come siamo caduti in basso. E povera stampa, prona al pensiero unico del quale è, al tempo stesso, vittima e propagandista.

Si dà il caso che quel titolo è di un editoriale redazionale di Haaretz, uno dei più autorevoli e diffusi quotidiani israeliani, che i lettori di Globalist hanno imparato a conoscere e ad apprezzare grazie agli scritti da noi rilanciati delle sue tante firme autorevoli.

Per i non addetti ai lavori: non stiamo parlando di opinioni ospitate dal giornale che impegnano soltanto l’autore. Editoriale redazionale vuol dire che quella espressa, su quel determinato argomento, è la linea del giornale. Una linea chiara, netta, da giornale con la schiena dritta.

Il j’accuse

L’editoriale con il succitato titolo è di un editoriale pubblicato il 25 agosto. Il seguente: “Il ministro della Difesa Benny Gantz non è l’unico responsabile della deplorevole e sempre più intricata questione della chiusura arbitraria delle organizzazioni palestinesi per i diritti umani. Il governo ha anche un primo ministro, Yair Lapid, che ha la responsabilità ultima delle azioni oltraggiose di Gantz, che stanno causando sempre più danni sulla scena internazionale. Da quando è stata emessa la decisione, e da quando i soldati sono stati inviati a saldare le porte degli uffici di queste organizzazioni, Israele non ha mai presentato nemmeno una prova convincente del loro coinvolgimento nel terrorismo o della loro messa in pericolo della sicurezza nazionale, come ha sostenuto Gantz. Gantz ha solo raddoppiato la sua posizione, forse per considerazioni di prestigio e per le imminenti elezioni. Vuole dimostrare durezza, a spese della posizione di Israele. Secondo un articolo del Guardian, la Cia – che sa bene come interferire nella politica e chiudere le organizzazioni della società civile nei Paesi stranieri – ha esaminato le informazioni che Israele aveva trasmesso agli Stati Uniti e non ha trovato alcuna prova a sostegno dell’affermazione che queste organizzazioni fossero gruppi di facciata per il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina. Nove Stati europei, alcuni dei quali contribuiscono a finanziare le organizzazioni, hanno dichiarato in una dichiarazione congiunta che le chiusure sono inaccettabili per loro perché Israele non ha fornito loro informazioni che giustifichino la mossa. Lunedì, gli ambasciatori di questi Paesi hanno incontrato un alto funzionario del Ministero degli Esteri e gli hanno chiarito che i loro governi non sono convinti che le sei organizzazioni della società civile siano organizzazioni terroristiche. 

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Argomenti simili a quelli che Israele sta adducendo per chiudere le organizzazioni per i diritti umani si possono sentire in Turchia, Russia e Siria. Ora anche in Israele. Forse non ancora nel suo territorio sovrano, ma solo in quello occupato, ma la direzione è chiara: non permettere ai palestinesi di mantenere una società civile che resista all’occupazione, ne denunci i crimini e assista le vittime”.

Un bis altrettanto forte

L’altro editoriale è del 19 agosto. “Con il pretesto di combattere il terrorismo, Israele calunnia organizzazioni e individui che hanno dedicato la loro vita a difendere i diritti dei palestinesi. Lapid, che sta cercando di presentarsi, in patria e all’estero, come rappresentante del campo liberale e illuminato di Israele, non può rimanere inattivo di fronte alla condotta del suo ministro della Difesa. Deve revocare immediatamente l’ordine di chiusura di queste organizzazioni e permettere loro di cercare di raggiungere i loro obiettivi, anche sotto l’occupazione. Le forze di sicurezza israeliane hanno condotto un’incursione all’alba giovedì negli uffici di sette organizzazioni della società civile palestinese in Cisgiordania, confiscando proprietà e sigillando le porte. Il Ministro della Difesa Benny Gantz aveva dichiarato in precedenza che sei di questi gruppi sono organizzazioni terroristiche. Israele sostiene che lavorano per il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina. Le sette organizzazioni che sono state chiuse sono organizzazioni civiche di cui qualsiasi società democratica sarebbe orgogliosa. Una è una filiale di un’organizzazione internazionale che si occupa dei diritti dei bambini e ne monitora gli arresti e gli interrogatori. Un’altra aiuta i contadini palestinesi che hanno perso le loro terre. Al-Haq documenta le violazioni dei diritti umani in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza e raccoglie dati sulle detenzioni senza processo e sulle torture durante gli interrogatori. Addameer fornisce assistenza legale ai prigionieri, mentre Bisan Center for Research and Development è un istituto di ricerca. Giovedì si sono uniti all’Unione dei comitati di lavoro per la salute, che è stata messa fuori legge nel 2020. Israele non ha mai fornito prove concrete che queste organizzazioni abbiano legami con il terrorismo. Il mese scorso, nove Paesi dell’Unione Europea hanno rilasciato una dichiarazione congiunta in cui annunciavano che avrebbero continuato a finanziare i sei gruppi che Gantz aveva ordinato di chiudere, perché Israele non aveva fornito loro alcuna prova che giustificasse un cambiamento della loro politica nei confronti delle organizzazioni. “Una società civile libera e forte è indispensabile per promuovere i valori democratici e per la soluzione dei due Stati”, si leggeva nella dichiarazione.
Ma non c’è bisogno dell’Europa per trovare la decisione dell’establishment della difesa sconcertante e persino indignata. Queste organizzazioni non sono gruppi armati, non usano la violenza e il loro obiettivo è aiutare i membri del loro stesso popolo che vivono sotto l’occupazione israeliana. Chiuderle significa che Israele proibisce non solo la resistenza violenta all’occupazione, ma anche qualsiasi altro tipo di attività palestinese. Gantz ha trasformato la loro chiusura in qualcosa di simile a una Marcia della Bandiera personale, forse per un tornaconto politico e per dimostrare ai suoi critici di destra che è duro con i palestinesi. È un comportamento spregevole per un uomo che aspira a diventare primo ministro. Crea seri dubbi sul giudizio di Gantz e anche sulla leadership del suo superiore, il primo ministro Yair Lapid. Entrambi dovrebbero smettere di perseguitare le organizzazioni della società civile e concentrarsi sui veri problemi di Israele”.

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Così il quotidiano progressista di Tel Aviv.
Concludiamo tornando alla riflessione iniziale. Editoriali di questa nettezza sarebbero mai stati prodotti nella “grande” stampa del belpaese? E’ una domanda retorica. 

La protesta

Di seguito la lettera che J-Link, la rete che unisce le organizzazioni progressiste dell’ebraismo europeo e mondiale, ha recentemente inviato a Gantz.

“Gentile Ministro Benny Gantz,

J-Link, una rete internazionale di organizzazione ebraiche progressiste, si rivolse a Lei in qualità di Presidente della Knesset nel maggio 2020 al fine di manifestare la ferma opposizione ai piani di annessione di parti della Cisgiordania. Tali piani sono stati annullati. Siamo orgogliosi di avere concorso per parte nostra a tale esito. Analogamente, siamo ora sorpresi dal fatto che importanti organizzazioni della società civile palestinese siano dichiarate terroristiche, in assenza di un processo aperto ed equo. Ci affianchiamo alla protesta manifestata da molte Ong israeliane che condannano un tale atto in quanto ‘misura draconiana che criminalizza un importante lavoro nel campo dei diritti umani’. Una decisione del genere non distingue fra coloro che usano violenza contro lo stato e il popolo di Israele da un lato e quelle organizzazioni dall’altro che difendono i diritti umani nei territori palestinesi occupati. Membri dello stesso governo israeliano hanno espresso sconcerto, apprensione e dubbi circa la legittimità e razionalità di una tale misura.

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Il momento dell’annuncio coincide inoltre con l’aumento allarmante di violenze da parte dei coloni e dall’incapacità evidente dell’esercito israeliano di proteggere i civili palestinesi. La preoccupazione di J-Link è che tali azioni mettano in pericolo lo status internazionale di Israele e compromettano le prospettive di pace.

J-Link e le organizzazioni ebraiche progressiste che ne fanno parte Le chiedono di revocare tale decisione o di fornire una prova pubblica e credibile delle imputazioni

Il Comitato di coordinamento di J-Link

Kenneth Bob (Ameinu, USA); Giorgio Gomel (Jcall Europa, Italia); Barbara Landau (JSpaceCanada); Alon Liel (PWG, Israele); Pablo Lumerman (J-Amlat, Argentina); Gabriella Saven (JDI, Sud Africa)”.

La risposta di Gantz è nel titolo di Haaretz. Di questa lettera non c’è traccia sulla stampa mainstream nostrana. Non avevamo dubbi. Perché i silenzi, le omissioni sono parte essenziale di una pubblicistica che va per la maggiore, il cui ossequio fa fare carriera e scalare posizioni apicali alla guida di giornali. E’ la pubblicistica per la quale Israele è inattaccabile, sempre e comunque. E se proprio non si possono oscurare le notizie di bambini palestinesi morti nei bombardamenti su Gaza, allora si parla e si scrive di un eccesso del sacrosanto “diritto di difesa” esercitato dallo Stato ebraico. Insomma, sono “effetti collaterali”, per quanto dolorosi, di una reazione giusta. Chi non accetta questa narrazione, è bollato come antisionista e, marchio ancor spregevole, antisemita. La stampa mainstream è arruolata. Chi per convinzioni, chi per convenienza. Quanto ai palestinesi, fanno notizia solo e quando si trasformano in bombe umane. A quel punto scatta puntuale l’esecrazione, l’equazione palestinese=terrorista. Uno schema che paga. Eccome se paga.

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