Migranti, Marocco-Ue, quando il "modello Erdogan" paga
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Migranti, Marocco-Ue, quando il "modello Erdogan" paga

Rabat come Ankara e la logica è quella del do ut des: vuoi che mi tenga i migranti, allora paga. Un ricatto bene accetto dall’Europa.

Migranti, Marocco-Ue, quando il "modello Erdogan" paga
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

16 Agosto 2022 - 21.58


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Il “modello Erdogan” fa scuola. Tant’è che viene ora applicato anche con il Marocco. La logica è quella del do ut des: vuoi che mi tenga i migranti, allora paga. Un ricatto bene accetto dall’Europa. E chissenefrega se migliaia di esseri umani vengono segregati in veri e propri lager o se contro di loro si spara ad alzo zero. Sono gli “effetti collaterali” della strategia portata avanti con disumano cinismo dall’Europa: l’esternalizzazione delle frontiere. E su questo non c’è differenza tra un premier di destra, di centro o di sinistra. Sull’esternalizzazione ad ogni costo a dominare è il pensiero unico. E riguarda anche chi si dice “socialista”. 

Il caso Marocco

Ne scrive con efficacia Dario Presitigiacomo su europa.totay.it: “

Il 24 giugno scorso, almeno 37 migranti sono morti mentre cercavano di raggiungere la Spagna dal Marocco, nei pressi dell’enclave di Melilla. Per le ong, la colpa è stata della autorità di Rabat, che, come documentato da diversi video, hanno usato la violenza per fermare le centinaia di persone giunte alla frontiera, creando panico e calca. Un atteggiamento ben diverso da quello tenuto poche settimana prima, a marzo, quando in 900 erano giunti proprio a Melilla senza troppi problemi, scatenando le ire di Madrid. Cos’era cambiato in tre mesi, forse, è più chiaro oggi: il Marocco riceverà 500 milioni di euro aggiuntivi dall’Unione europea per controllare i suoi confini e ripendersi i suoi cittadini sbarcato in Europa irregolarmente. Un po’ come avviene da tempo con la Turchia dall’altra parte del Mediterraneo.

A riportare la notizia  è il quotidiano spagnolo El Pais, che cita fonti comunitarie. Questo nuovo quadro di finanziamenti, che copre il periodo 2021-2027, supera di gran lunga i 343 milioni del precedente accordo. Un aumento del 50%. Il “premio” fa felice di sicuro il Marocco, che nei mesi scorsi aveva aperto un fronte di polemiche con la Spagna, la quale a sua volta aveva protestato a Bruxelles per i ritardi con cui la Commissione europea rispondeva alle criticità sul lato sud-occidentale del vicinato. Già, perché la trattativa sui 500 milioni va avanti da mesi, e a complicare i negoziati avevano contribuito i fatti di marzo.[…] Dal punto di vista di Bruxelles, l’accordo con Rabat è un nuovo tassello della nuova strategia sul contrasto all’immigrazione illegale, che punta su accordi con i Paesi di frontiera e del vicinato. Da qui al 2027, ci sono circa 8 miliardi a disposizione all’interno di un apposito fondo, lo Strumento di vicinato, sviluppo e cooperazione internazionale. Nelle prossime settimane, la Commissione europea dovrà chiudere anche gli altri accordi, in particolate con i Paesi africani”.

Così Prestigiacomo.

Se questa è una politica “socialista”…

Restando a quella tragedia. Resocontano le agenzie stampa che il capo del governo spagnolo, Pedro Sanchez, si è schierato a fianco delle autorità marocchine nella vicenda dei migranti che venerdì scorso hanno assalito in massa la frontiera di Melilla e si sono scontrati alla dura repressione degli agenti marocchini, con un bilancio di almeno 23 morti e decine di feriti.

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Nel programma Hoy por Hoy della radio Cadena Ser, Sanchez ha sottolineato che il Marocco, in qualità di Paese di transito, soffre del problema dell’immigrazione clandestina, e va aiutato a “gestire le reti malavitose della tratta di esseri umani e a controllare i flussi migratori”.

Sánchez ha insistito nel dare responsabilità ai criminali responsabili della tratta dei migranti. “Dobbiamo metterci al posto delle forze di sicurezza spagnole (…) e delle forze pubbliche marocchine”, che hanno subito gravi danni a seguito di questo violento attacco, ha sottolineato.

Sánchez ha ricordato che negli ultimi 12 mesi “almeno otto violenti attacchi sono stati orchestrati da delinquenti alla recinzione metallica di Nador, con persone armate di ganci, bastoni, coltelli e asce”.

Il dramma dell’immigrazione clandestina, ha detto Sanchez, “è complesso e non possiamo considerarlo da un unico punto di vista. Il fenomeno va analizzato secondo un approccio globale e trasversale. Spagna e Ue sono chiamate ad aumentare gli aiuti allo sviluppo ai Paesi di origine e di transito che soffrono di questo fenomeno”. Sanchez ha invitato a lavorare con i Paesi di origine e di transito, in questo caso il Marocco, per dare una risposta globale a un fenomeno complesso come l’immigrazione irregolare.

Sempre sullo stesso tema, annota, il 30 giugno, Africarivista: “L’episodio di venerdì scorso è stato di una violenza mai vista. Oltre ai morti – molti soggetti hanno chiesto indagini indipendenti, dall’Ua all’Onu, alle organizzazioni locali – per determinare le responsabilità. Secondo fonti della società civile sentite da Africa rivista, la risposta particolarmente violenta degli agenti marocchini, sotto gli occhi delle autorità spagnole che non sono intervenute, è il frutto di nuovi accordi tra Rabat e Madrid sulla questione della gestione dei migranti”. 

Ancora dalla cronaca: il 24 giugno il presidente del consiglio socialista della Spagna, Pedro Sánchez, si è complimentato col Marocco per la «straordinaria cooperazione» durante un tentativo di scavalcare in massa la recinzione che circonda interamente l’enclave spagnola di Melilla. I migranti provenivano dalla provincia marocchina di Nador e sono stati brutalmente repressi dalla polizia marocchina che ha fatto diverse vittime e molti feriti. «Vorrei inoltre ringraziare, a nome del governo spagnolo, la straordinaria cooperazione che stiamo avendo con il Regno del Marocco e che dimostra la necessità di avere il meglio delle relazioni, una stretta collaborazione anche in materia interna, nella lotta contro l’immigrazione irregolare, che, purtroppo, è stata subita oggi nella città autonoma di Melilla», ha detto Sánchez ai giornalisti, suscitando subito perplessità e critiche nell’ala sinistra che tiene in piedi il governo di coalizione spagnolo.

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Sánchez, che probabilmente tenta di togliere argomenti a una destra razzista in crescita, è stato duramente attaccato dalle associazioni per i diritti umani spagnole per aver appoggiato l trattamento brutale ricevuto dai migranti che d’altronde è chiaramente visibile su diversi filmati che circolano sui social network.

Infatti, anche se Sánchez ha esortato a prendersi cura dei feriti e si è detto preoccupato per le vittime, organizzazioni come Irídia – entro para la Defensa de los Derechos Humanos hanno definito gravi le sue dichiarazioni, anche perché, secondo l’ Association Marocaine des Droits Humains (Amdh), il numero dei morti durante negli c scontri tra migranti e polizia è di almeno 27 persone, 2 delle quali gendarmi marocchini, ma è una cifra che potrebbe essere ancora più alta. L’Amdh ha denunciato il tentativo di far sparire i corpi delle persone rimaste uccise con sepolture rapide, prima che fosse stata aperta un’indagine sui fatti.

Helena Maleno Garzón, dell’Ong Caminando Fronteras, dice che i morti sono almeno 37 e denuncia che «Le vittime della tragedia di Melilla hanno agonizzato per oresotto lo sguardo crudele di chi avrebbe dovuto aiutarle e non l’ha fatto». L’Amdh conferma una mattanza alle porte dell’Europa (la stessa Europa che accoglie a braccia aperte i profughi ucraini) e ha rivelato che «I marciapiedi e il pavimento sono macchiati del sangue dei migranti. L’obitorio è pieno. [I migranti] sono stati lasciati sul posto senza aiuti per ore, il che ha aumentato il numero di morti. «E’ un vero disastro che ha mostrato le prime conseguenze degli ultimi accordi tra Spagna e Marocco». 

La giornalista Rosa Moro, un’esperta di Africa e conflitti africani e neocolonialismo, ha sottolineato che «I Paesi occidentali sono ipocriti quando si parla di diritti umani dei migranti».

Un’ipocrisia mostrata senza infingimenti dai video e dalle foto scioccanti che testimoniano il trattamento brutale subito dai migranti.  Irídia ha pubblicato un video che «Mostra come agenti marocchini picchiano gli immigrati vicino alla barriera, mentre decine di cadaveri giacciono a terra».

All’indomani della strage di Melilla, in cui hanno perso la vita oltre 30 migranti e decine di altri sono rimasti feriti, Amnesty International ha sottolineato che i tragici fatti avvenuti il 24 giugno nell’enclave spagnola e alla frontiera tra questa e il Marocco sono frutto di vecchi, consueti e illegali comportamenti.

Ancora una volta, le autorità spagnole hanno effettuato respingimenti violenti e di massa, che sono proibiti dal diritto internazionale e impediscono di individuare chi, all’interno di un gruppo di persone, necessita di protezione internazionale.

Le autorità marocchine, dal canto loro, hanno fatto ricorso alla forza eccessiva, manganellando persone che erano già sotto il loro controllo e che non stavano opponendo resistenza.

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Sebbene i migranti possano aver agito con violenza, i controlli alla frontiera devono essere attuati con dei limiti, in questo caso ampiamente oltrepassati.

Amnesty International ha sollecitato le autorità spagnole e marocchine a indagare sulle violazioni dei diritti umani commesse da entrambi i lati della frontiera e ha ribadito che, per evitare situazioni del genere, occorre garantire procedure eque d’asilo e percorsi legali e sicuri per tutte le persone che sono costrette a fuggire dalle loro terre, a prescindere da dove provengano.

Una riflessione da incorniciare

Francesca Mannocchi i teatri di guerra li ha visitati tutti. Con umanità e professionalità che ha pochi riscontri nel desolante panorama giornalistico italiano, ha raccontato guerre colpevolmente “ignorate”, svelando connivenze e silenzi complici dell’Occidente e di una comunità internazionale dai mille pesi e altrettante misure.

Scrive Mannocchi su La Stampa del 28 giugno: “Decine di migranti sono morti negli scorsi giorni nel tentativo di raggiungere l’enclave spagnola. L’Occidente si accorge dei destini degli uomini e delle donne in fuga dal continente africano quando si presentano ai confini. O vivi, chiedendo accoglienza, o morti nel tentativo di varcare la Fortezza Europa.

È successo così anche tre giorni fa, quando decine di persone sono morte nel tentativo di entrare a Melilla, enclave spagnola in Nord Africa. Il Marocco parla ufficialmente di 23 morti, le organizzazioni non governative sostengono che le vittime sono 37 e che i feriti sono trecento, tra cui 49 membri della Guardia Civile Spagnola e 57 migranti che sono riusciti ad entrare a Melilla. Secondo un portavoce dell’ufficio del governo spagnolo a Melilla, venerdì scorso duemila migranti si sono avvicinati alle recinzioni per assaltarle e cinquecento sono riusciti ad a entrare in un’area di controllo del confine provocando violenti scontri.

Le organizzazioni per i diritti umani accusano le forze di sicurezza dell’uso indiscriminato della forza, e hanno diffuso due video (confermati dalla geolocalizzazione): il primo mostra decine di corpi e feriti accatastati uno sopra l’altro lungo la recinzione di confine, circondati da agenti di sicurezza marocchini in tenuta antisommossa. Il secondo mostra un soldato marocchino picchiare con un manganello un gruppo di migranti visibilmente feriti, con gli abiti strappati, stesi a terra mentre si contorcono di dolore.

Melilla e Ceuta, l’altra piccola enclave spagnola in Nord Africa, sono gli unici confini terrestri dell’Europa con l’Africa, condizione che ha reso le due cittadine meta di consistenti flussi migratori negli ultimi anni. Le persone in fuga da guerre, fame e povertà, cercano di raggiungere il confine di 12 chilometri tra Melilla e il Marocco e il confine di otto chilometri di Ceuta – territori protetti da recinzioni fortificate con filo spinato, 

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