Governo Gb, Johnson nei guai: 30 membri del governo si sono dimessi finora
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Governo Gb, Johnson nei guai: 30 membri del governo si sono dimessi finora

"Il compito di un primo ministro nelle difficili circostanze attuali è di andare avanti come io intendo fare, avendo ricevuto un mandato popolare colossale" alle elezioni di fine 2019.

Governo Gb, Johnson nei guai: 30 membri del governo si sono dimessi finora
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6 Luglio 2022 - 16.41


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Finora si sono dimessi 30 membri del governo britannico tra ministri, sottosegretari e assistenti dei ministri. Lo riporta Sky News. Nuovo colpo durissimo per Boris Johnson, che perde il sostegno di un altro ministro di primo piano del governo Tory, Michael Gove, responsabile dello strategico portafogli del Livellamento delle Disuguaglianze Territoriali e sodale del premier attuale nella campagna referendaria pro Brexit del 2016. Gove, che ancora ieri aveva confermato il suo appoggio BoJo malgrado lo scandalo Pincher, ma che già in passato gli aveva voltato le spalle, ha fatto sapere oggi di ritenere che a questo punto Johnson debba dimettersi, come riferisce la Bbc.

Boris Johnson ha ribadito che farà tutto il possibile affinchè il suo governo “vada avanti” nel proprio lavoro e e prosegua “ad attuare il programma” malgrado la raffica di dimissioni provocare in seno alla compagine Tory dai contraccolpi dello scandalo Pincher.

Il premier lo ha detto nel Question Time del mercoledì alla Camera dei Comuni, replicando ai durissimi attacchi del leader laburista Keir Starmer e di altri oppositori, e ritorcendo contro le stesso Starmer le accuse di “mancanza d’integrità”.

“Il compito di un primo ministro nelle difficili circostanze attuali è di andare avanti come io intendo fare, avendo ricevuto un mandato popolare colossale” alle elezioni di fine 2019, ha tagliato corto Johnson di fronte alle nuove sollecitazioni a dimettersi.

In un successivo passaggio ha poi detto che “vi è una semplice ragione per cui” i laburisti “mi vogliono fuori” da Downing Street: perché “sanno che altrimenti il governo attuerà il suo programma” sul rilancio economico e sul dopo Brexit, e i conservatori “vinceranno anche le prossime elezioni politiche”. Quanto al caso Pincher, egli è tornato a esprimere “profondo rammarico” e a scusarsi per il comportamento del suo ex alleato di governo e per il fatto che egli fosse rimasto nella compagine malgrado precedenti segnalazioni. Ma non ha risposto a Starmer sul perché lo abbia promosso alla fine a deputy chief whip a dispetto delle informazioni che – dopo le mezze smentite inizialmente fatte diffondere da Downing Street – ha dovuto ammettere di aver avuto sul comportamento passato del suo ex pretoriano.

Incalzato dal leader laburista a confermare o smentire se abbia a suo tempo definito egli stesso Pincher come “un palpeggiatore per natura” giocando sul suo cognome (“Pincher by name, pincher by nature”), BoJo ha tuttavia glissato dicendo non “voler trivializzare” la vicenda. Mentre ha rivendicato di aver alla fine escluso dal governo e dal gruppo Tory l’ex viceministro, trincerandosi per il resto “sull’indagine indipendente” aperta intanto su di lui e sulla riservatezza che essa impone.

“Chiunque si sarebbe dovuto dimettere da tempo nella sua posizione”. Lo ha detto il leader dell’opposizione laburista, Keir Starmer, durante il Question Time alla Camera dei Comuni rivolgendosi al premier conservatore Boris Johnson. Ha poi attaccato il primo ministro per aver promosso “un predatore sessuale”, riferendosi al recente caso Pincher, e poi per gli altri scandali come il Partygate. Starmer ha parlato di “comportamento patetico” di Johnson mentre la “nave affonda e i topi scappano”, ricordando la raffica di dimissioni nell’esecutivo Tory e puntando il dito contro la “disonestà” di tutto il partito di maggioranza. 

Starmer in un suo intervento ha fatto una ricostruzione molto cruda e dettagliata dello scandalo Pincher, con una descrizione esplicita della molestia che una delle vittime ha denunciato di aver subito da parte dell’ex deputy chief whip. Per poi ricordare come la vicenda sia stata gestita dai vertici Tory, ignorando le accuse contro l’ex viceministro e la testimonianza di chi si era fatto avanti per denunciarne il comportamento. “Sono tutti seduti lì come se questo fosse normale”, ha affermato il leader laburista riferendosi ai banchi occupati dalla maggioranza. Ha quindi dichiarato nel suo affondo finale, sempre prendendo di mira l’insieme dei deputati conservatori e in particolare quanti sostengono ancora il “bugiardo” Johnson: “Nel bel mezzo di una crisi il Paese non merita di meglio di pupazzi di cani che fanno di sì con il muso dietro i vetri delle automobili?”.

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