Il Battaglione Azov: "Non è vero che siamo nazisti, è una scusa di Putin".
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Il Battaglione Azov: "Non è vero che siamo nazisti, è una scusa di Putin".

Checché ne dicano loro però, il Battaglione Azov è un gruppo organico all’esercito nato nel 2014 come milizia volontaria paramilitare, è composto da membri aventi in comune i tratti delle ideologie nazionaliste ucraine

Il Battaglione Azov: "Non è vero che siamo nazisti, è una scusa di Putin".
Il Battaglione Azov
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27 Marzo 2022 - 17.05


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Maksim Zhorin, terzo comandante del battaglione Azov, l’armata filo-nazista dell’esercito ucraino che sta combattendo a Mariupol, ha dichiarato he “non c’è nessuno legame tra  noi e il movimento nazista. Il nostro scopo è salvare l’Ucraina e la sua integrità. Putin usa la sua propaganda per chiamarci nazisti per trovare un pretesto per uccidere gli ucraini”. 

“Ad Irpin in questi due giorni gli attacchi sono diminuiti, abbiamo distrutto alcuni tank russi e li abbiamo buttati nel fiume. Ora sono lì, assieme ai pesci”, afferma Zhorin, tra massimi esponenti del reggimento e tra i combattenti che, nel 2014, cacciarono i russi da Mariupol.

Checché ne dica Zhorin però, il Battaglione Azov è un gruppo organico all’esercito nato nel 2014 come milizia volontaria paramilitare, è composto da membri aventi in comune i tratti delle ideologie nazionaliste ucraine. Il Battaglione Azov viene infatti considerato un gruppo di estrema destra, vicino anche a posizioni neonaziste e suprematiste bianche.

Per le loro attività di tortura durante la guerra del Donbass del 2014, il Battaglione si attira diverse critiche internazionali legate ad accuse di tortura e omicidi di massa durante le fasi più calde degli scontri. 

Il fondatore di Azov, Andriy Biletsky, viene considerato anche ideologo del Battaglione. Proviene da Kharkiv. Nato nel 1979, si laurea in storia nel 2001 con una tesi proprio sull’esercito insurrezionale ucraino. Aderisce all’organizzazione politica di estrema destra Tryzub nel 2003, così come risulta iscritto al partito social-nazionale dal 2002. Lo lascia quando la formazione politica si trasforma nell’attuale partito Svoboda, aderendo a Patrioti dell’Ucraina.

Nel 2011 è una figura di spicco dell’estrema destra ucraina, quando a Kharkiv viene raggiunto da alcuni uomini armati e ferito da colpi di arma da fuoco. Per le autorità si tratta di un regolamento di conti interno agli ambienti della destra. Pochi mesi dopo viene arrestato per le sue attività considerate insurrezionali e finalizzate al terrorismo all’interno del gruppo Patrioti dell’Ucraina.

A Biletsky è attribuita la frase secondo cui “l’Ucraina è chiamata a guidare le razze bianche in una crociata finale”. L’inclusione del Battaglione nell’esercito aumenta le accuse della Russia contro il nuovo governo di Kiev, reo secondo Mosca di sostenere elementi neonazisti e russofobi.

Nel 2014 Amnesty Internazional denuncia al premier ucraino di allora, Arsenij Jacenjuk, crimini e abusi da parte dell’Azov sulla popolazione civile. Due anni più tardi è l’Ocse ad evidenziare le responsabilità del Battaglione nelle uccisioni di massa di prigionieri, nell’occultamento di cadaveri in fosse comuni e nelle torture inflitte a combattenti e civili riscontrate nel Donbass durante gli scontri del 2014. In Ucraina sono state aperte alcune inchieste che però, allo stato attuale, non hanno portato a delle conclusioni giuridiche.

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