La Ong B'tselem denuncia: "In Israele c'è l'Apartheid per i palestinesi, il mondo deve intervenire"
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La Ong B'tselem denuncia: "In Israele c'è l'Apartheid per i palestinesi, il mondo deve intervenire"

La Ong, che agisce in difesa dei diritti umani sostiene che le istituzioni israeliane avrebbero implementato un sistema di apartheid

La Ong B'tselem denuncia: "In Israele c'è l'Apartheid per i palestinesi, il mondo deve intervenire"
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27 Gennaio 2022 - 18.35


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B’tselem, Ong israeliana, sta denunciando le autorità d’Israele di aver creato un regime di apartheid nei confronti dei palestinesi nei territori tra la Valle del Giordano e il Mar Mediterraneo e in una nota diffusa quest’oggi evidenzia come la questione “non sia interna” e fa appello a una “azione internazionale efficace per porre fine all’apartheid e all’occupazione”. 

La Ong, che agisce in difesa dei diritti umani, ha rilanciato il report pubblicato lo scorso 12 gennaio (‘A Regime of Jewish Supremacy from the Jordan River to the Mediterranean Sea: This Is Apartheid’) in cui si sostiene che le istituzioni israeliane avrebbero implementato un sistema che avrebbe come costante obiettivo quello di “far avanzare e cementare il supremazia di un gruppo – gli ebrei – su un altro – i palestinesi”. 

Hagai El-Ad e Amit Gilutz, portavoce e direttore di B’tselem, in un’intervista al The New Yorker, hanno spiegato che l’ong è giunta a questa conclusione analizzando i dati sulle violazioni raccolti in questi anni, che hanno permesso di individuare i “quattro pilastri” su cui si fonderebbe tale sistema: la cittadinanza, le terre, la libertà di movimento e la partecipazione politica. Nell’articolo si legge: “Qualsiasi persona di origine ebraica in qualsiasi parte del mondo può rivendicare la cittadinanza israeliana; l’immigrazione in Israele è quasi impossibile per i palestinesi, e solo una minoranza di palestinesi che vivono sul territorio controllato da Israele sono cittadini israeliani – circa 1,6 milioni, su sette milioni – e anche in questo caso i loro diritti sono limitati rispetto ai connazionali ebrei”.

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 Citando il report, l’articolo continua: “Israele ha perseguito una politica di ‘giudaizzazione’ del territorio che controlla” e per farlo “il governo utilizza un mix di procedure legali estreme e oscure per espropriare la terra dei palestinesi, demolire case e vietare la costruzione ai palestinesi, incoraggiando al contempo l’edilizia e altri usi della terra” da parte dei propri cittadini.

Per quanto riguarda la libertà di  movimento, B’tselem denuncia “restrizioni estreme su coloro che non hanno la cittadinanza israeliana”. “Esiste anche un divieto formale all’ingresso dei cittadini israeliani nella terra governata dall’Autorità palestinese, ma questo divieto non viene applicato”. 

L’ong ricorda a tal proposito che Israele avrebbe “costruito più di 250 insediamenti in tutta la Cisgiordania, dove vivono centinaia di migliaia di coloni ebrei”. B’Tselem sostiene di aver “documentato la demolizione di 295 unità residenziali, cifra record dal 2016. In queste demolizioni, 895 palestinesi, tra cui 463 minorenni, hanno perso la casa. La Ong ha anche documentato 338 atti di violenza da parte dei coloni, alcuni dei quali commessi alla presenza delle forze di sicurezza, che hanno anche partecipato alle aggressioni”. 

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Il report segnala ancora: “Molti palestinesi non possono entrare in Israele, mentre viaggiare tra città e villaggi nella Cisgiordania occupata è estremamente dispendioso in termini di tempo e spesso impossibile”. Infine, l’ong avrebbe calcolato che “cinque milioni di palestinesi sono stati privati dei diritti civili” in quanto “non possono votare alle elezioni israeliane” ed è richiesto “un permesso per protestare anche nei territori palestinesi”. Ancora alla testata Le Monde il direttore El-Ad ha evidenziato: “Uno dei motivi per cui non cambia niente è che la situazione non viene analizzata correttamente”. 

La denuncia giunge nel giorno in cui il quotidiano Haaretz rivela le conclusioni dell’autopsia condotta su Omar Abdalmajeed  As’ad, un cittadino palestinese di 80 anni deceduto per “le violenze esterne” subite mentre era in custodia delle Forze di sicurezza israeliane, il 12 gennaio scorso. L’uomo, come si legge nel referto, sarebbe morto per “l’improvvisa cessazione del muscolo cardiaco causata da tensione psicologica dovuta alla violenza esterna a cui è stato esposto”.

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Il New York Times, il primo ad ottenere copia dell’esame autoptico, riferisce che l’uomo soffriva di patologie pregresse ma riportava anche lividi alla testa, abrasioni ai polsi e sangue attorno agli occhi in quanto “È stato legato e bendato con forza”. Secondo i testimoni, l’anziano è stato arrestato dall’esercito israeliano a un posto di blocco a Jiljiliya, in Cisgiordania. Secondo i militari si sarebbe opposto ai controlli. Il portavoce dell’esercito Amnon Shefler ha assicurato che è stata aperta un’inchiesta.

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