Fa finta di essere malata di cancro e con le donazioni raccolte va a Disneyland
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Fa finta di essere malata di cancro e con le donazioni raccolte va a Disneyland

Ha fatto credere di avere un cancro terminale al marito, ai figli, agli amici e colleghi. E proprio questi ultimi hanno raccolto oltre 10mila euro: lei si chiama Stephanie Hunter

Disneyland Paris
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17 Luglio 2021 - 18.30


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Ha fatto credere di avere un cancro terminale al marito, ai figli, agli amici e colleghi. E proprio questi ultimi hanno raccolto oltre 10mila euro per regalarle un viaggio in prima classe a Disneyland Paris.
Ma era solo una bugia. Protagonista della singolare storia è Stephanie Hunter, mamma 32enne di Freemantle Avenue, nel Regno Unito, ribattezzata dai media locali “la bugiarda”. Un cancro incurabile – Una malattia che non le avrebbe lasciato scampo, un cancro partito dai polmoni e arrivato al cervello, per il quale la donna avrebbe iniziato un trattamento risultato inefficace: ecco la bugia raccontata da Stephanie Hunter.
E, per rendere più credibile la sua storia, la donna ha rasato i capelli. Non solo. Avrebbe anche aiutato il marito a organizzare il suo funerale quando ha raccontato che le erano rimasti solo 18 mesi di vita. 
Il viaggio a Disneyland – Dopo aver raccontato la triste storia ai colleghi, questi ultimi hanno pensato di regalare a Stephanie un ultimo dono: una vacanza a Disneyland con la famiglia.
Così hanno messo a punto una raccolta fondi raccogliendo più di 10mila euro, quanto basta per un viaggio in prima classe e un soggiorno in un hotel di lusso. Ma al ritorno dal viaggio la verità è venuta a galla.
La bugia – La donna aveva preso anche una lunga pausa dal lavoro comunicando le finte condizioni di salute al responsabile della società di televendite nella quale era impiegata. La verità è emersa grazie ai servizi sociali contattati dai figli preoccupati per la situazione della mamma.
Di fronte alla richiesta dei certificati medici, la donna è crollata raccontando la verità e scoppiando in lacrime dopo la condanna a 15 mesi di carcere. Nessuna clemenza per quelle “bugie spregevoli”, come le ha definite il giudice John Thackray QC.

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