Il 'New York Times' elogia Mario Draghi per aver restituito all'Italia la credibilità europea
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Il 'New York Times' elogia Mario Draghi per aver restituito all'Italia la credibilità europea

"Come Mario Draghi sta facendo dell'Italia una potenza in Europa", il titolo di un lungo articolo che il 'New York Times' ha dedicato al premier italiano

Mario Draghi
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16 Aprile 2021 - 13.17


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Dall’America giungono parole d’elogio verso il premier Mario Draghi. Il suo merito è quello di star rendendo l’Italia una vera “big” del panorama europeo con una leadership che mancava da tempo.
“Come Mario Draghi sta facendo dell’Italia una potenza in Europa”. Si intitola così un lungo articolo che il ‘New York Times’ che ha dedicato al premier italiano, a due mesi dal suo insediamento a Palazzo Chigi, e al suo ruolo di leadership nella Ue.
“In poco tempo – ha sottolineato il corrispondente da Roma Jason Horowitz – Draghi ha rapidamente usato a proprio vantaggio la sue relazioni europee, la sua abilità di navigare tra le istituzioni europee e la sua reputazione quasi messianica per fare dell’Italia un attore di primo piano nel continente in un modo che non si vedeva da decenni”.

“Con l’amica cancelliera tedesca Angela Merkel che a settembre lascerà l’incarico, con il presidente francese Emmanuel Macron che ha davanti a sé il prossimo anno elezioni difficili e con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen in lotta per dimostrare la sua competenza, Draghi è destinato a riempire il vuoto di leadership in Europa”, ha osservato il quotidiano americano.

“Sempre di più sembra parlare a nome di tutti in Europa”, continua Horowitz, che ricorda il suo primo viaggio all’estero in Libia, teso “a ripristinare l’influenza italiana in calo nell’ex colonia”, ma sottolinea tuttavia come sia “all’interno dell’Ue che Draghi ha dimostrato che l’Italia sta puntando in alto oltre il suo peso”.

Nel suo lungo articolo, il New York Times rievoca tra l’altro l’esordio del premier al Consiglio europeo di Bruxelles con le dure prese di posizione sulle aziende produttrici di vaccini, e poi lo stop all’export in Australia di 250mila dosi di AstraZeneca, le accuse all’azienda anglosvedese di essersi venduta i vaccini due o tre volte, le telefonate ai ceo di Big Pharma, passando dalla richiesta di rinegoziare i contratti.

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