I sovranisti di Ungheria e Polonia mettono il veto sul bilancio europeo e bloccano il Recovery Fund
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I sovranisti di Ungheria e Polonia mettono il veto sul bilancio europeo e bloccano il Recovery Fund

Polonia e Ungheria si oppongono al meccanismo per far rispettare lo Stato di diritto, essendo due stati i cui governi sono abituati a utilizzare i fondi europei per rafforzare il controllo sull'economia e la politica.

Orban e Morawiecki
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16 Novembre 2020 - 17.30


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I governi di Ungheria e Polonia hanno posto un veto su un pilastro del nuovo bilancio pluriennale dell’Ue, valido tra il 2021 e il 2027. È successo nel corso della riunione del Consiglio Ue, composto dai rappresentanti dei governi dei 27 stati membri. 
Il punto contestato da Ungheria e Polonia prevede anche il Recovery Fund e questo apre la prospettiva di una nuova crisi, come ha detto Mehreen Khan sul Financial Times. 
La prossima discussione sull’accordo è prevista tra il 9 e il 10 dicembre dal Consiglio Europeo, composto dai capi di Stato e di Governo. 
Il Consiglio e il Parlamento europeo avevano già trovato un accordo sul bilancio, perché non era richiesta l’unanimità. Polonia e Ungheria si oppongono al meccanismo per far rispettare lo Stato di diritto, essendo due stati semi-autoritari i cui governi sono abituati a utilizzare i fondi europei – che ricevono in ingenti quantità – per rafforzare il controllo sull’economia e la politica. I due paesi si sono opposti nello specifico al meccanismo delle Risorse Proprie, cioè una legge che permetterebbe all’Ue di emettere titoli comunitari da collocare sul mercato azionario e finanziare il Recovery Fund. Se questo meccanismo entrasse in vigore, prevedendo norme di rispetto dello stato di diritto molto stringenti, sia Polonia che Ungheria incorrerebbero sicuramente in sanzioni o in una consistente diminuizione dei fondi. 
Quale sia la strategia di Polonia e Ungheria non è chiaro: fare ostruzionismo potrebbe portare all’irritazione degli stati europei più influenti, come la Germania, che tra l’altro è al comando del Consiglio dell’Ue secondo il sistema di turnazione, e i rimanenti 25 stati membri potrebbero decidere di staccare il Recovery Fund dal meccanismo di bilancio, tagliando fuori i due paesi dai fondi di cui hanno un disperato bisogno: basti pensare che l’economia ungherese si basa per una buona parte proprio su fondi europei, avendo ricevuto aiuti per 30 miliardi di euro su un PIL di 160 miliardi. 
Ma i due paesi potrebbero stare tentando una terza via, ossia di diluire le regole sullo stato di diritto in modo da renderle meno stringenti. Separare il Recovery Fund dal bilancio sarebbe comunque una procedura lunga e il tempo non è molto: Polonia e Ungheria potrebbero insomma sfruttare la fretta dell’Europa nell’approvare il bilancio. Lo stesso Ministro degli Affari Europei italiano, Enzo Amendola, ha dichiarato: “Il potere di veto è obsoleto per l’UE e dannoso per chi la esercita. Sul Recvoery Fund non si può perdere tempo”. 

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