Erdogan, il "Mussolini del Bosforo" sfida il mondo. Sottovalutarlo sarebbe esiziale
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Erdogan, il "Mussolini del Bosforo" sfida il mondo. Sottovalutarlo sarebbe esiziale

Il suo obiettivo à lanciare un’Opa per la leadership del mondo musulmano, non solo quello sunnita.  E usa tutte le armi a sua disposizione, facendosi paladino di un islam “umiliato” dall’Occidente

Recep Tayyp Erdogan
Recep Tayyp Erdogan
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

27 Ottobre 2020 - 15.34


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Non risparmia nessuno. Usa le parole come pietre, scagliate addosso a tutti coloro che possono intralciare i suoi disegni imperiali. Il Sultano non si placa. Anzi, rilancia la sua sfida, in particolare all’imbelle Europa. I musulmani di oggi come gli ebrei prima della Seconda Guerra Mondiale. Con un accostamento shock, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan tuona contro la “peste dell’islamofobia” in Europa e torna ad attaccare frontalmente Emmanuel Macron, mettendo ancora in discussione la “salute mentale” del presidente francese, dopo le affermazioni che avevano già spinto Parigi a richiamare l’ambasciatore ad Ankara. Uno scontro dai toni sempre più accessi, accompagnato da un “appello alla nazione” a un boicottaggio dei prodotti francesi, proprio mentre l’economia turca appare sempre più in difficoltà e la lira tocca nuovi minimi storici sullo sfondo delle tensioni internazionali.

Quel paragone scellerato

A scatenare una bufera di polemiche è soprattutto il paragone con la Shoah. Fonti della Farnesina giudicano “grave ogni tipo di strumentalizzazione politica dell’Olocausto e condannano gli attacchi mossi nei confronti di Berlino e Parigi”. A insorgere sono anche le comunità ebraiche. “Un fatto grave e inaccettabile”, l’ha definito Ruth Dureghello, presidente della Comunità ebraica di Roma, mentre il Centro Wiesenthal di Gerusalemme ironizza su Erdogan come “grande esperto di storia”.

La “guerra santa” di Erdogan si allarga a tutta l’Europa. “Contro i musulmani si sta compiendo una campagna di linciaggio simile a quella contro gli ebrei prima della Seconda Guerra Mondiale. Faccio appello alla cancelliera Merkel. Se voi avete libertà di religione, com’è che ci sono stati quasi 100 attacchi contro moschee? Voi siete i veri fascisti, siete gli eredi dei nazisti”.

“Demonizzando i musulmani non ci guadagnerete nulla – ha poi proseguito – Il Parlamento europeo, che a ogni occasione si esprime sul nostro Paese, non può ignorare l’islamofobia”. “In certi Paesi europei – ha poi puntualizzato, con evidente riferimento a Macron e alle tensioni con Parigi circa le vignette su Maometto pubblicate da Charlie Hebdo – l’odio verso l’islam e i musulmani è diventata una pratica promossa persino dai presidenti”.

Accuse che invece scatenano l’indignazione del Vecchio Continente. A difesa del presidente francese si schierano uno dopo l’altro i leader europei. Parole “inaccettabili”, le definisce il premier Giuseppe Conte, secondo cui “le invettive personali non aiutano l’agenda positiva che l’Ue vuole perseguire con la Turchia ma, al contrario, allontanano le soluzioni”.

Di affermazioni “diffamatorie e assolutamente inaccettabili” parla anche il portavoce di Angela Merkel, Steffen Seibert, mentre il premier olandese Mark Rutte afferma che “i Paesi Bassi si schierano saldamente con la Francia e per i valori collettivi dell’Unione europea”.

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 Condanne giungono anche dai principali gruppi del Parlamento Ue, a sua volta chiamato da Erdogan a non “ignorare l’islamofobia”. Ma da Bruxelles si cerca anche di gettare acqua sul fuoco. “Una cosa è la reazione immediata” a sostegno della Francia dei vertici dell’Ue, un’altra sono “le riflessioni a lungo termine” sul rapporto con Ankara, sottolineano dalla Commissione. Una decisione al riguardo è attesa a dicembre, anche alla luce degli sviluppi nel Mediterraneo orientale.

Israele ha respinto “con sdegno” l’equiparazione del presidente turco Recep Tayyip Erdogan fra la lotta contro l’estremismo islamico in Francia e la politica dei nazisti e dei razzisti nei confronti degli ebrei prima della Seconda guerra mondiale. “Noi riteniamo – ha detto Lior Hayat, portavoce del ministero degli Esteri israeliano – che gli appelli al boicottaggio di prodotti nei confronti della Francia rappresentino un cinico sfruttamento politico della libertà di espressione che fomenta odio, così come avviene per gli appelli ipocriti al boicottaggio di Israele”. 

Mutuando il “tanti nemici tanto onore” di mussoliniana memoria, Erdogan   ha presentato una querela presso la procura generale di Ankara contro il leader del partito di estrema destra olandese Pvv Geert Wilders per affermazioni “offensive” contro la figura del capo dello Stato. Wilders aveva rappresentato Erdogan in una caricatura diffusa su Twitter con una bomba in testa, accompagnandola con il commento “terrorista”. Secondo la denuncia, presentata dall’avvocato di Erdogan, Huseyin Aydin, i messaggi del politico olandese non possono rientrare nei limiti della libertà d’espressione perché configurano il reato di “offesa al presidente della Repubblica”, previsto dal codice penale di Ankara. 

Quindi l’uomo che mi chiama fascista e prima chiamava fascista tutta l’Olanda e residuo del nazismo ora sporgerà denuncia contro di me? Il mondo alla rovescia. Perdente!”, la risposta fatta pervenire a Erdogan da Wilders via Twitter. 

Al centro dello scontro restano poi le vignette sul profeta Maometto, ripubblicate il mese scorso da Charlie Hebdo e nuovamente difese da Macron durante la cerimonia in memoria di Samuel Paty, l’insegnante ucciso da un giovane ceceno dopo aver mostrato in classe le caricature. Una vicenda che continua a far ribollire il mondo musulmano.

 Il fronte va dall’Iran, che accusa Parigi di alimentare “l’estremismo” e “abusare della libertà di parola”, al Pakistan, che ha convocato l’ambasciatore francese a Islamabad per “presentare la più forte protesta” contro la “pubblicazione di disegni blasfemi”. E dopo le manifestazioni di piazza nella Striscia di Gaza, è giunta anche la condanna del Gran Muftì di Gerusalemme e della Palestina, lo Sceicco Mohammad Hussein, che ha definito le caricature del giornale satirico francese “immorali e selvagge”.

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Sfida globale

“Quella di Erdogan – afferma in una intervista a Repubblica  il generale Vincenzo Camporini, già capo di Stato maggiore della Difesa, oggi vicepresidente dell’Istituto Affari Internazionali – è una politica espansionistica spregiudicata, che arriva fino ai Balcani ed è probabilmente motivata dalla grave crisi economica interna nel tentativo di distrarre i suoi elettori da tale crisi”. In questo senso, aggiunge, “non c’è da stupirsi che stia utilizzando gli ex miliziani jihadisti come truppe da spedire nelle aree dove ha bisogno”.

Noi – aggiunge Camporini – focalizziamo l’attenzione su quanto accade in Siria, in Libia o in Azerbaijan, ma non dimentichiamo quello che accade nei Balcani. A partire, per esempio, dagli accordi stretti con l’Albania: il porto di Valona è passato in mani turche, un porto che noi italiani abbiamo ricostruito dopo gli anni difficili del post-comunismo. C’è un tentativo di espansione dell’area di influenza turca e perciò non sarebbe sorprendente quanto detto sull’addestramento di truppe nei territori curdi da spendere nei vari teatri in cui la Turchia si può trovare impegnata. È un trend geopolitico che Erdogan sta inseguendo con spregiudicatezza e ferma intenzione. Ed è paradossale se si pensa che la Turchia è un paese membro dell’Alleanza atlantica”.

La torta petrolifera

Nel Mediterraneo orientale, aveva spiegato a metà dello scorso luglio l’amministratore delegato dell’Eni Claudio Descalzi intervenendo a un convegno dell’Ispi, “c’è una grossa quantità di gas che può arrivare in Italia e in Europa a un prezzo basso: 10mila miliardi di metri cubi è una grossa quantità di gas su cui noi abbiamo iniziato a lavorare con un progetto globale”.  Tuttavia, aveva aggiunto Descalzi, le tensioni in Libia ed Egitto non aiutano a sviluppare questo progetto, oltre al fatto che “non è facile sviluppare il gas a Cipro”.
Mentre a giugno, in una intervista ad Adnkronos Live, lo stesso Descalzi aveva spiegato che “il Mediterraneo orientale è un’area con un potenziale enorme di risorse nel campo della produzione del gas. Noi abbiamo una grandissima opportunità di sviluppo per questa area. Se parliamo di approvvigionamento è vero che abbiamo la Russia e la Norvegia, però dobbiamo ricordare che il gas è una fonte energetica fondamentale per l’Italia ma anche per l’Europa. Allora la diversificazione diventa una componente essenziale e il Mediterraneo rappresenta un’alternativa fondamentale per tutta l’Europa”.

Infine, va ricordato, per dovere di cronaca e non per l’ attendibilità del dichiarante,  che nell’audizione in Parlamento del maggio scorso il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, aveva spiegato che le perforazioni di Eni a Cipro e in Libia erano ferme non tanto per la politica aggressiva della Turchia quanto piuttosto a causa della pandemia del Covid-19“Cipro – aveva detto Di Maio – è un Paese protagonista di alcuni sconfinamenti nelle acque territoriali di navi turche. Rassicuro che da lì l’Eni non se ne è andata e non se ne andrà finché avrà una legittima concessione per stare lì. Ovviamente in questo momento non ci sono attività di perforazioni in corso per effetto della pandemia, ma speriamo di riprendere il prima possibile e che finiscano gli effetti della pandemia sul costo degli idrocarburi”.

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Al momento, le attività dell’Eni nell’area di Cipro non risultano essere state riprese. Né che l’Italia abbia fatto la voce grossa contro Ankara. E’ vero il contrario. Sia Conte che Di Maio continuano a considerare Erdogan, come peraltro al-Sisi, un partner essenziale per la stabilizzazione del Mediterraneo e, visto che ci sono, hanno chiuso gli occhi di fronte alla denuncia documentata dalla Rete Italiana  Pace e Disarmo sulla vendita di armamenti dell’Italia alla Turchia.

La Turchia sfida gli Usa sulla difesa

Non solo Francia nel mirino di Erdogan. La provocazione del sultano turco ha colpito in questi giorni anche gli Usa.

Qualunque siano le tue sanzioni, non essere in ritardo”, ha detto Erdogan, riferendosi agli avvertimenti degli Stati Uniti per la Turchia di non essere direttamente coinvolta nel conflitto sul Nagorno-Karabakh, dove Ankara sostiene l’Azerbaijan contro le forze armene. Il leader turco ha anche sfidato la minaccia di sanzioni della Casa Bianca dopo che la Turchia ha testato il sistema di difesa aerea S-400 di fabbricazione russa. L’acquisto ha già visto il Paese turco dare il via al programma di caccia stealth F-35. La disputa sugli S-400, che secondo la Nato rappresentano una minaccia per l’alleanza militare e in particolare mette in pericolo i segreti tecnici degli F-35, ha riacceso controversie già aperte con gli alleati. 

Ma di tutto ciò, di moniti, di mezze minacce, di semi ultimatum, il “Mussolini del Bosforo” se ne frega. Perché a fermarlo non saranno certo le chiacchiere. E poi, come Globalist ha evidenziato più volte, il suo obiettivo imperiale è chiaro: lanciare un’Opa per la leadership del mondo musulmano, e non solo quello sunnita.  E per farlo, Erdogan usa tutte le armi a sua disposizione, facendosi paladino di un islam “umiliato” dall’Occidente. Sottovalutarne la pericolosità è un errore esiziale.

 

 

 

 

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