L'ex consigliere Bolton: "Non voto né per Trump né per Biden, forse scriverò il nome di Reagan"
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L'ex consigliere Bolton: "Non voto né per Trump né per Biden, forse scriverò il nome di Reagan"

L'autore del libro scandalo 'The Room where it happened' nel quale ha attaccato duramente il presidente: "Non credo che Trump sia competente per essere presidente"

John Bolton
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5 Settembre 2020 - 08.35


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John Bolton, ex consigliere per la Sicurezza nazionale dell’amministrazione Trump, autore del libro scandalo ‘The Room where it happened’ nel quale ha attaccato duramente il presidente, ha dichiarato che non voterà per Trump, ma nemmeno per Biden: “Scriverò il nome di un altro repubblicano conservatore. Forse scriverò sulla scheda Ronald Reagan, sarebbe la mia prima scelta”.
“Non credo che Trump pensi in termini filosofici, non credo abbia una strategia o una politica, non credo sia un conservatore né un liberal. Non credo che abbia alcuna posizione. Non credo che sia competente per essere presidente, sulla base di questi tre anni e mezzo”, spiega Bolton. Che, alla domanda se pensa che sia capace di rifiutarsi di riconoscere un’eventuale vittoria di Biden il 3 novembre, replica: “Bé, alcune delle cose che ha detto finora sono piuttosto inquietanti. Ha detto che per lui è impossibile perdere, a meno che le elezioni non siano rubate….Quest’ anno potrebbe finire in una confusione che rende facile, in confronto, la Florida di Gore contro Bush. Spero che tutti si comporteranno secondo quella che i nostri fondatori chiamavano la “virtù civica”. Incrociamo le dita e speriamo di farcela”.
L’ex consigliere per la Sicurezza nazionale parla poi della Cina: “Il modo in cui si è comportata nella pandemia dimostra che la politica non solo americana, ma di tutto l’Occidente è stata sbagliata negli ultimi trent’anni. La crescita cinese e l’apertura alle forze di mercato non ha reso Pechino un attore più responsabile… L’idea che la crescita avrebbe reso la Cina più democratica si è dimostrata un errore. Sono andati in direzione opposta. Xi Jinping è il leader più autoritario dai tempi di Mao Tse-Dong e questo ha un impatto enorme”.
Infine la Nato: se Trump rivincesse, “la partecipazione degli Stati sarebbe in questione: Trump non decide su questioni di sicurezza nazionale sulla sostanza, ma sulla base delle reazioni nel suo partito. Se rieletto, i guardrail politici sarebbero sostanzialmente ridotti e lui si sentirebbe libero di seguire le sue inclinazioni”.

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