Trattati da terroristi: la caccia ai migranti nell'America di Trump
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Trattati da terroristi: la caccia ai migranti nell'America di Trump

Una volta c'erano i cacciatori di taglie e i cacciatori di scalpi. Ora ci sono i cacciatori di migranti

L'arresto di un migrante in California
L'arresto di un migrante in California
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2 Luglio 2017 - 18.16


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Una volta c’erano i cacciatori di taglie e i cacciatori di scalpi. Ora ci sono i cacciatori di migranti.
Sono le unità federali scatenate da Donald Trump per arrestare e deportare le migliata di “irregolari” che negli Stati Uniti lavorano e hanno i figli cittadini americani. Sono i temutissimi poliziotti dell’ Immigration and Customs Enforcement (Ice).
Vanno nelle case e portano via le perdone, arrestano i genitori davanti ai loro figli all’uscita di scuola. Ammanettati come fossero terroristi.
Nelle chiese protestanti – come già tempo orsono raccontato da Globalist – sono stati organizzati gruppi di sostegno ai migranti per l’accoglienza e la difesa dei loro diritti, quando e dove è possibile.
A Denver (Colorado) la First Unitarian Society che riunisce chiese cristiane e di altri gruppi religiosi, ha promosso l’affissione sulle porte d’ingresso delle chiese delle indicazioni rivolte sia agli immigrati per la loro accoglienza, che ai membri della Immigration and Customs Enforcement (Ice), ricordando i diritti dei migranti, dove segnalano che all’interno dei luoghi di culto ci sono persone che aspettano una risposta per il visto o per la richiesta d’asilo. Praticamente queste persone sono costrette a vivere dentro la chiesa in attesa di una risposta dalle autorità.
Questa situazione coinvolge anche le autorità. Alla fine di gennaio i sindaci delle “Sanctuary Cities”, città americane sia grandi (tra cui New York, Los Angeles e Chicago) che piccole (come New Haven, Syracuse e Austin in Texas), che hanno leggi tese a limitare la collaborazione con le agenzie federali dell’immigrazione preposte all’espulsione degli immigrati senza documenti, si sono espressi contro i provvedimenti del presidente Trump.
A Chicago, il sindaco Rahm Emanuel, ha dichiarato: «Voglio essere chiaro, rimarremo una ‘Sanctuary City’. Non ci sono estranei tra noi. Che tu venga dalla Polonia o dal Pakistan, dall’Irlanda o dall’India o da Israele, che tu arrivi dal Messico o dalla Moldova, da dove è partito mio nonno, tutti saranno i benvenuti a Chicago».

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