In memoria di Shifa Gardi, la giornalista curda uccisa da una bomba a Mosul
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In memoria di Shifa Gardi, la giornalista curda uccisa da una bomba a Mosul

Aveva solo 30 anni, lavorava per Rudaw.

Shifa Gardi
Shifa Gardi
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Claudia Sarritzu Modifica articolo

3 Maggio 2017 - 16.10


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Nelle nostre redazioni, piccole o grandi che siano, ma al sicuro senza rischiare neppure un capello, ci scordiamo spesso della vita del cronista sul campo. Oggi è una giornata per loro. Per quelli che questo mestiere l’hanno amato fino alla morte. Che se ne sono andati liberi da questa terra e per il loro sacrificio abbiamo il dovere di ricordarli.

Voglio quindi parlarvi oggi di Shifa Gardi, perché è morta alla mia età: 30 anni, la più bella, l’unico momento in cui giovinezza e saggezza coesistono.  

Era a Mosul per raccontare la guerra, come faceva con passione ed entusiasmo da tempo. Stava seguendo gli scontri tra le forza irachene e i terroristi dell’Isis quando è rimasta tragicamente uccisa dall’esplosione di una bomba in strada, proprio nel corso di un’offensiva. Era una donna curda, non so perché ma lo dico come quando pronuncio “sarda” (come me) con fierezza e orgoglio. Ci sono terre che ci rendono coraggiose e ruvide per forza, che temprano la pazienza e il coraggio.

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Lavorava come reporter per il canale televisivo curdo Rudaw.

È stata la stessa emittente a darne notizia, descrivendo Shifa  come “una delle giornaliste più coraggiose di Rudaw” e “una stella mediatica nella regione del Kurdistan” iracheno.

La reporter era entrata nel mondo del giornalismo nel 2006 e conduceva un programma sulla battaglia contro il gruppo terrorista Stato islamico nel nord dell’Iraq, dal lancio dell’offensiva a Mssul lo scorso ottobre. Il cameraman che lavorava con lei, Yunis Mustafa, è rimasto ferito.

In questa epoca in cui tutti si riempiono la bocca di complotto e dove le fake news si diffondono come epidemie mortali per la democrazia nel web, ci sono quelli come Shifa che per raccontare la guerra al mondo, la vivono sulla loro pelle. 

Grazie è la parola più bella. La dedico a Shifa, donna e reporter meravigliosa. 

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