La vicenda greca è molto pasticciata: sono contrario a quanti danno un giudizio drastico, a destra e a sinistra, perché è molto più complessa.
Tsipras non è un santo, non incarna le soluzioni dei problemi della Grecia, fa molte speculazioni. Mira prevalentemente ad essere consolidato alla testa del governo. Ha paura che una parte del suo elettorato, di fronte alla durezza dei problemi da risolvere, lo abbandoni e quindi è portato ad esprimere posizioni che sfiorano la demagogia.
Dall’altra parte l’Europa sta dimostrando, nei confronti della Grecia, l’inadeguatezza dell’attuale leadership. Le forze socialiste stanno perdendo colpi e non sembrano avere capacità di guida nonosante siano alla testa in paesi importanti e le forze democristiane europee, come i tories in Inghilterra hanno una visione conservatrice dello sviluppo. Che non è solo l’austerity, che pure c’è, ma è soprattutto la reticenza all’integrazione europea, lo strapotere di singoli stati, le posizioni razzistiche di Cameron e quelle di Salvini in Italia.
La difficoltà dell’Europa è che ci siano stati potenti che non vogliono andare avanti con l’integrazione europea, che vogliono conservare la centralità nazionalista, e questo frena la politica europea di sviluppo.
L’austerità non è certamente una politica di sviluppo ma si può superare con una reale integrazione europea.
Che senso ha avere 26 eserciti in Europa? Quanto ci costano? Che senso ha avere 26 apparati diplomatici e nessuna linea comune? È una bestemmia. Che cosa ne ricaviamo dal fatto che tutti i problemi diplomatica vengono trattati diplomaticamente da ogni singolo stato, mentre la diplomazia europea non conta ed è resa fragilissima da posizioni a volte antitetiche come quelle tra Francia e Germania.
È questa la debolezza dell’Europa: la mancata integrazione tra gli stati. L’esatto contrario di quanto va dicendo Matteo Salvini. Il ritorno all’arcaicità dei singoli stati sarebbe un disastro.
