Egitto, processo a Morsi il 28 gennaio
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Egitto, processo a Morsi il 28 gennaio

Processati anche una settantina di membri di Hamas ed Hezbollah. Continua la dura repressione della giunta militare contro la Fratellanza e la sinistra.

Egitto, processo a Morsi il 28 gennaio
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3 Gennaio 2014 - 17.32


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Il deposto Presidente egiziano, Mohammed Morsi, e altre 130 persone saranno processate il 28 gennaio per essere evasi di prigione durante la rivolta del 2011. Questo è quanto hanno rivelato fonti giudiziarie egiziane ieri. Una settantina degli accusati sono membri del movimento islamista palestinese Hamas e del gruppo sciita Hezbollah.

Secondo l’accusa, la Fratellanza Musulmana, Hamas, Hezbollah insieme ad altri militanti avrebbero attaccato le prigioni e le stazioni di polizia nei primi giorni della rivolta contro Hosni Mubarak. In questi attacchi avrebbero ucciso alcuni poliziotti nel tentativo di far evadere dalle carceri migliaia di detenuti.

Tra gli accusati vi sono alcuni importanti esponenti della Fratellanza che sono evasi dalla prigione di Wadi Natrun nei giorni della rivolta e il noto predicatore egiziano residente nel Qatar, Yusuf al-Qaradawi. Se sarà provata la fondatezza delle accuse, gli imputati potrebbero subire anche pene capitali.

Quello del 28 è il terzo processo che deve affrontare Morsi. L’ex Presidente, deposto nel colpo militare dello scorso 3 luglio, è infatti accusato anche di istigazione all’omicidio di attivisti dell’opposizione durante il suo anno di presidenza e di aver cospirato con gruppi stranieri per destabilizzare l’Egitto.

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Se queste accuse sono ancora tutte da dimostrare, evidenti sono le manovre per mettere a tacere le opposizioni. La scorsa settimana la Fratellanza Musulmana è stata definita “organizzazione terroristica” da parte delle autorità militari che l’hanno accusata dell’attentato del 24 dicembre a Mansoura dove hanno perso la vita 16 persone e sono rimaste ferite 130. Il movimento islamista ha subito negato un suo coinvolgimento nella sanguinosa esplosione.

Sicuro delle responsabilità degli islamisti nell’attentato è il Ministro degli Interni Mohammed Ibrahim. In una conferenza stampa tenuta ieri al Cairo, Ibrahim ha accusato Hamas di aver fornito supporto logistico ai terroristi. Il Ministro ha anche affermato che un membro della Fratellanza avrebbe ammesso di aver compiuto alcuni crimini a Mansoura e di avere legami con Hamas.

Secondo Ibrahim, il trentenne Amer Mosaad “appartenente alla Fratellanza” avrebbe ammesso di essere entrato nella Striscia di Gaza con el-Sayed e Ahmed (anche loro membri dei Fratelli Musulmani) attraverso i tunnel che collegavano allora l’Egitto con il territorio palestinese. Qui i tre avrebbe ricevuto un addestramento militare da parte di alcuni dirigenti di Hamas. Mosaad, come el-Sayed e Ahmed, avrebbe inoltre ammesso di aver sparato ai manifestanti che protestavano contro Morsi a Mansura.

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Per il Ministro degli Interni, inoltre, i tre accusati avrebbero chiesto aiuto e supporto logistico ad Hamas per l’esplosione di Mansura. La ricostruzione di Ibrahim è stata negata categoricamente dal movimento palestinese ieri che l’ha giudicata “falsa e priva di fondamento” e che mira a “trascinare il nostro nome nella violenza”.

La tensione cresce in Egitto in vista del referendum sulla costituzione che avrà luogo il 14/15 gennaio e che è considerato dalla giunta militare una tappa fondamentale nella “road map verso la stabilità” dopo la deposizione di Morsi. Ibrahim ha pertanto voluto assicurare coloro che si recheranno a votare: “siamo determinati ad affrontare i gruppi terroristici e proteggere la roadmap adottata dalle persone”.

Una “roadmap” che però non prevede alcuna voce di dissenso. Se la repressione è durissima nei confronti della Fratellanza (promuovere la Fratellanza sia per iscritto che a parole può causare anche la detenzione) non è meno dura con le opposizioni laiche e di sinistra. Sempre ieri, infatti, la Corte di Alessandria ha condannato otto attivisti a due anni di carcere e ad una multa di 50.000 sterline egiziane per aver organizzato una “protesta non autorizzata, aver bloccato la strada, aggredito le forze dell’ordine e distrutto una autovettura della polizia” il due dicembre scorso.

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È l’ennesimo (e più recente) attacco alle forze di sinistra dopo la sentenza della corte del Cairo del 22 dicembre 2013 che aveva condannato i fondatori del Movimento 6 Aprile Ahmed Maher e Mohammed Adel e l’attivista indipendente Ahmed Douma a tre anni di carcere e a 50.000 sterline egiziane di multa per aver organizzato una protesta non autorizzata e aver aggredito le forze di sicurezza a novembre.

Nelle ore in cui scriviamo cortei dei Fratelli Musulmani stanno attraversando le strade di Giza in una città blindata. Le ingenti forze di polizia hanno disposto mezzi corazzati, filo spinato ed hanno eretto barricate nei punti più sensibili della città. La manifestazione è stata indetta da un gruppo vicino alla Fratellanza per protestare contro l’imminente referendum costituzionale. Alcuni testimoni oculari hanno detto alla versione araba di al-Ahram che alcuni manifestanti avrebbero lanciato molotov contro un blindato della polizia e avrebbero sparato coloro che uscivano dalla camionetta in fiamme. Nena News

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