Il Kosovo vuole un esercito
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Il Kosovo vuole un esercito

Entro l'anno il governo di Pristina vuole trasformare in Armata le attuali forze di polizia forti di 2.500 uomini e 800 riservisti, i serbi dicono che "sarebbe destabilizzante".

Il Kosovo vuole un esercito
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15 Gennaio 2013 - 11.55


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Le autorità di Pristina hanno in progetto di trasformare entro l’anno la “Kosovo security force”, l’attuale corpo di polizia in “Armata del Kosovo”: lo scrive il “SETimes” il quale però aggiunge che spetterà alla Nato prendere entro giugno una decisione sul livello di operatività di questi reparti che si incaricheranno principalmente di “fare fronte alle emergenze, rimuovere gli esplosivi e assicurare un servizio di protezione civile”. Il progetto del governo kosovaro è “di dotare le nuove unità di un armamento leggero”, afferma l’attuale comandante della Ksf, Agim Ceku, ma la portavoce della missione Nato, Oana Lundzesku dichiara che “i reparti militari del Kosovo sono ben addestrati e preparati a svolgere una serie di compiti di sicurezza”.

“Dopo la decisione delle Nato sulle possibili capacità operative – prosegue la portavoce – sarà compito dei comandanti far assumere le funzioni a cui i reparti saranno destinati che saranno limitati a quanto già previsto, ossa la protezione civile, le emergenze e la rimozione di ordigni. Questi reparti hanno già svolto numerosi interventi soprattutto in conseguenza di alluvioni, di valanghe e nella rimozione di mine piazzate nel periodo dell’ultima guerra, come anche nel trattamento di sostanze pericolose, e questa attività è andata a beneficio di tutta la popolazione”. In base al piano Anthisaari la regione che si è autoproclamata indipendente ha formato nel gennaio del 2009 un corpo militare formato da duemilacinquecento effettivi e ottocento riservisti, che agisce sotto le direttive della Nato.

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Questi reparti, a giudizio di Alexander Wheeling della missione Kfor “hanno fatto registrare notevoli progressi, ma rimane la Nato a dover decidere sulle loro capacità operative”. Altre fonti ritengono che la “operatività ” della forza armata sia già piena tanto che la minoranza serba della regione comincia a manifestare allarme: “Qualsiasi tipo di esercito che innalzasse le insegne kosovare sarebbe un forte segnale di destabilizzazione per la nostra gente – dice Rada Trajkovic, rappresentante della regione nel Parlamento di Belgrado – in ogni caso si tratterebbe di una forza armata nella quale gli esponenti di etnie diverse dall’albanese avrebbero una partecipazione minima”. Di opinione opposta è albanese Flirijana Chehaje, funzionaria del Centro kosovaro di studi per la sicurezza, a giudizio della quale “il Kosovo ha bisogno di un piccolo esercito in qualche modo più ampio dell’attuale corpo di polizia che sia in grado di garantire le funzioni di protezione dei civili, di prendere parte a missioni di pace internazionali e assicurare l’integrità del Paese”.

Annotazione di Globalist. Per la memoria di molti, dopo che la Nato -Italia compresa- è stata di fatto l’aviazione della guerriglia Uck albanese in Kosovo contro la Serbia, l’attuale piccolo esercito monoetnico kosovaro è stato addestrato dal contingente italiano che noi manteniamo su quel territorio, cedendo loro anche parte delle nostre strutture logistiche. Con qualche contraddizione mai rilevata da distratti organi di informazione e dai politici del Parlamento uscente. Davvero strambo.
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