Tra banditi ed eroi, i Balcani sanguinano
Top

Tra banditi ed eroi, i Balcani sanguinano

A Pristina onori militari per l'ex comandante dell'Uck Haradinaj assolto all'Aja. A Belgrado proteste in piazza. Il croato Gotovina pensa alla politica.

Tra banditi ed eroi, i Balcani sanguinano
Preroll

Desk Modifica articolo

30 Novembre 2012 - 09.53


ATF
Kosovo ancora lacerato.

L’ultimo schiaffo alla Serbia, dopo l’assoluzione dei due generali croati, è stato inferto dal tribunale internazionale dell’Aja ieri, quando Ramush Haradinaj e due suoi ex guardaspalle dell’ “Uck” sono stati assolti dall’accusa di avere commesso crimini di guerra. La sentenza è certo meno sorprendente di quella contro Gotovina e Markac poiché, a differenza dei due generali croati, l’ex comandante dell’Armata di liberazione del Kosovo era stato assolto anche in primo grado, ma in casi come questo a riaccendere vecchie contrapposizioni sono le reazioni popolari.

A Pristina, Haradinaj è stato accolto da una folla festante mentre gli venivano tributati gli onori militari mentre a Belgrado, come a sera riferiva “Rts”, l’emittente di Stato, il partito radicale protestava nella centralissima piazza della Repubblica. Alla vigilia di una ripresa delle trattative fra Belgrado e Pristina la notizia rischia di congelare una paziente tessitura politica: il presidente della Serbia, Tomislav Nikolic, ha valuta che l’assoluzione di Haradinaj sia stata espressa fuori dalla legge e dalla giustizia, e come la decisione precedente del Tribunale, stimolerà il separatismo, renderà vani gli sforzi per conservare la pace nella regione, annullerà gli sforzi nella normalizzazione dei rapporti tra Belgrado e Pristina aumentando l’euroscetticismo nel popolo serbo.

“Purtroppo, si è avverata la previsione che il Tribunale dell’Aja avrebbe prosciolto Haradinaj dalle accuse di omicidio, comportamento crudele e disumano, trasgressione delle leggi e delle consuetudini di guerra sui civili albanesi, serbi e rom nel campo di concentramento dell’Uck a Jablanica nel 1998”, afferma un comunicato del presidente. Secondo lui, con l’assoluzione di Haradinaj si è dimostrato il pessimo lavoro della missione in Kosovo e Metohjia, l’ignoranza della mentalità della popolazione maggioritaria e l’incapacità di proteggere 29 testimoni nel processo.

Leggi anche:  Mosca entra sulle tensioni nei Balcani: "Vogliono annichilire i serbi"

“Per i mostruosi crimini sui serbi kosovari non sarà condannato nessuno”, ha concluso Nikolic. Il primo ministro Ivica Dacic dice che l’assoluzione di Ramus Haradinaj era attesa ma anche che questo è l’ultimo di una serie di verdetti politici e non giusti del Tribunale dell’Aja. Nonostante questo, aggiunge, la Serbia continuerà a negoziare con Pristina, perché è nel suo interesse come lo è il proseguimento delle integrazioni europeo sottolineando pero’ che anche questo verdetto aggraverà il processo di riappacificazione nella regione.

Il vicepresidente del governo serbo, Aleksandar Vucic, dice invece che l’assoluzione di Haradinaj è “uno schiaffo per la giustizia” e per le famiglie delle vittime, e l’intera Serbia è costernata per il verdetto che rappresenta un’umiliazione per tutte le vittime serbe ed un tentativo di cambiare la storia. “Adesso non si può parlare delle conseguenze che il verdetto avrà sul proseguimento del dialogo con Pristina, però che non c’è dubbio che il dialogo sia nell’interesse dei cittadini della Serbia sulla strada verso l’Unione. Pero’ il verdetto ha dimostrato che in tutti questi anni la politica e’ stata più importante della giustizia”, ha concluso Vucic.

Gotovina for president

Anche se ufficialmente smentisce, il generale rilasciato dall’Aja penserebbe di darsi alla politica, ma intanto comincia a rastrellare appalti pubblici. Smentisce una sua entrata in politica, ma per gli affari sente di avere un vero e proprio pallino: sarebbe questa infatti l’attività a cui intende dedicarsi il generale croato Ante Gotovina, assolto in appello la settimana scorsa dal Tribunale internazionale dell’Aja dopo una condanna in primo grado per crimini di guerra contro i serbi della Kraijna meridionale.

Leggi anche:  Mosca entra sulle tensioni nei Balcani: "Vogliono annichilire i serbi"

Il generale prosciolto annuncia ora, secondo quanto riporta il quotidiano “Jutarni list”, di voler proseguire nell’attività imprenditoriale fondata un paio d’anni fa insieme al socio e amico fraterno Zeljko Dilber. I due gestiscono insieme la Adriatik Gradnja, impresa edile con sede nel Business Center di Zara, in Dalmazia. Le attività dell’azienda, racconta il quotidiano croato, non sono decollate per un anno, fino a quando cioè i due non hanno fatto il “colpaccio” ottenendo, l’anno scorso, un appalto da 700mila euro per la costruzione di un tratto del gasdotto croato che dovrà rifornire di metano la Dalmazia. La struttura dell’intero gasdotto, i cui lavori sono cominciati tre anni fa, sarà nel suo complesso lunga 290 chilometri e andrà da Bosiljev, a nord di Fiume, fino a Spalato attraversando la regione interna della Lika. L’obiettivo è trasportare in Dalmazia il metano che viene estratto dai giacimenti in Adriatico, a una quarantina di chilometri a Sud di Pola.

L’appalto complessivo è stato affidato all’impresa austriaca Evn, che per la trentennale concessione del metanodotto pagherà allo Stato croato circa 27 milioni di euro, mentre i cantieri sono gestiti dall’Inagip, la joint venture italo-croata tra Eni e Ina Naftaplin. L’intero progetto comporterà stanziamenti pari a 108 milioni di euro. Il “colpaccio” della coppia Gotovina-Dilber riguarda i lavori su Zara, che sarà anche la prima città dalmata collegata al metanodotto. I lavori del tratto sono in realtà affidati all’impresa edile Montmontaza, che però ha scelto a sua volta delle subappaltatrici, fra cui la società del generale.

Resta fitto il mistero su come abbia fatto la giovane azienda ad ottenere un appalto così vantaggioso. E mentre Gotovina e socio preferiscono tacere, spuntano già i primi commenti sarcastici su Facebook, dove alcuni concittadini propongono il generale “per il prossimo premio Nobel per l’Economia”. Ma è proprio su Facebook che è più evidente come forse, ad agevolare gli affari di Gotovina sia anche la popolarità del generale, trattato come una celebrità e richiesto persino in politica. Sono oltre 6mila infatti i fans iscritti alla pagina del social network che reclama “Gotovina for president”, e ogni giorno le presenze aumentano in media di 500 unità. Secondo i supporters, il generale dovrebbe essere eletto come prossimo capo dello stato della Croazia.

Leggi anche:  Mosca entra sulle tensioni nei Balcani: "Vogliono annichilire i serbi"

Un’ipotesi che lo stesso Gotovina ha provveduto a scongiurare, dichiarando che “non è nel suo orizzonte di interesse” un ingresso nel mondo della politica. Secondo alcuni analisti, il generale assolto all’Aja sarebbe invece un ottimo candidato per le forze cattoliche del paese, da contrapporre all’ateo Josipovic e in grado di sconfiggerlo con la sua grande popolarità. Per il momento il successo di pubblico serve più agli affari, e non solo a quelli di Gotovina. L’Hotel Bitacora di Tenerife, dove il generale è stato arrestato nel dicembre del 2005, è diventato una meta di pellegrinaggio per numerosi turisti croati, a tutto beneficio delle casse dei proprietari spagnoli.

Lo stesso Gotovina ricorda commosso, in un’intervista al “Jutarni list”, di come avesse ricevuto, ancora in carcere a Scheveningen, una cartolina da parte di una coppia croata. “Mi avevano scritto – rivela Gotovina – che avrebbero cercato di dormire proprio nella stanza dove avevo alloggiato”.

Native

Articoli correlati