Kosovo, monasteri da salvare
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Kosovo, monasteri da salvare

Quello di Decani è patrimonio dell’Unesco. In risposta alle violenze contro le moschee, 156 chiese ortodosse sono state danneggiate in 12 anni.

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10 Novembre 2011 - 09.57


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Nel monastero serbo ortodosso di Decani, nel Kosovo occidentale, da dodici anni la vita va avanti come se nulla fosse successo: nemmeno il fatto che nello stesso periodo almeno 156 luoghi di culto ortodosso sono stati distrutti o danneggiati per vendetta da parte di nazionalisti albanesi kosovari, in seguito alle distruzioni di moschee operate dalla soldataglia del defunto ’satrapo’ dei Balcani, Slobodan Milosevic.

Trenta monaci passano qui le loro giornate circondati da affreschi che ricordano l’epopea medioevale del regno dei Serbi in preghiera, ma anche intagliando oggetti di legno o dipingendo icone. Il monastero è nella lista dei luoghi da salvare dell’Unesco, ma tuttavia è sotto la costante minaccia di gruppuscoli di estremisti. Le costanti tensioni fra Kosovo e Serbia e il fatto che il monastero rappresenti la culla della civiltà serba e la ’Gerusalemme’ di questo popolo ne fa un ambito bersaglio dei nazionalisti albanesi.

“Sebbene il monastero abbia fato molti passi in avanti per stabilire migliori relazioni con la municipalità , elementi radicali continuano a porre una minaccia su questo luogo religioso”, ha dichiarato qualche tempo fa padre Sava Janjic, custode di Decani. Padre Sava è ben conosciuto nella zona del monastero anche da coloro che sono stati addetti alla sicurezza del sito, come i militari italiani del contingente Kfor. E’ un monaco di elevata statura e muscoli forti, una sorta di ’Don Camillo’ ortodosso che in passato ha menato anhe le mani contro i più facinorosi, salvo poi medicarlie offrir loro da bere.

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Secondo i,piano del mediatore ONU Matti Ahtisaari, il monastero è uno dei 45 siti religiosi e culturali serbi definiti zone necessarie di ’speciale protezione’. “L’eredità culturale del Kosovo è una delle massime priorità del ministero della Cultura – ha dichiarato il titolare del dicastero Memli Krasniki – Vogliamo lavorare in sintonia con la società civile, i partner internazionali e le autorità religiose”: Ma non tutti sono d’accordo. “La maggioranza etnica albanese del Kosovo ha ricordi tragici dello scempio dei propri siti religiosi sotto il regime di Milosevic”, ha ammonito Avni Zogiani dell’organizzazione non governativa kosovara, COHU.

“Il risentimento aumenta quando si sente dire che i siti della chiesa ortodossa sono di esclusiva proprietà della chiesa ortodossa serba”, ha detto Zogiani in polemica con la minoranza serba kosovara e con la stessa Belgrado, che non hanno mai accettato l’indipendenza unilateralmente dichiarata del Kosovo sotto l’ombrello degli USA (che hanno una base militare nella regione) e di altri Paesi, fra i quali l’Italia. Secondo Qazim Namani, sotrico e funzionario incaricato della tutela dei monumenti kosovari, “L’eredità culturale e storica del Kosovo dovrebbe essere protetta dalle istituzioni quali l’Istituto kosovaro per la protezione dei monumenti”.

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Ma padre Sava è molto categorico su questo: “la protezione di Decani ed altri siti non dovrebbe essere legata a manovre politiche. Qui si tratta di una seria minaccia ai monasteri che rischiano di essere fisicamente distrutti o privati del loro carattere religioso. Le proprietà della chiesa serbo ortodossa debbono essere rispettate”.

Nel suo recente intervento all’assemblea dell’Unesco, il Presidente serbo Boris Tadic ha lamentato il fatto che “almeno quattro siti” dell’organizzazione culturale dell’ONU in Serbia sono in pericolo e Belgrado “è responsabile della loro protezione. Come Paese multietnico, multiconfessionale e democratico, noi non neghiamo a nessuno la propria identità e quindi abbiamo il diritto di aspettarci lo stesso dagli altri. Quattro dei nostri siti più sacri in Kosovo sono sulla lista dell’Unesco, come ’in pericolo’”, ha detto Tadic.

Dal canto suo, ancora più drastico, il ministro degli Esteri serbo Vuk Jeremic:”I monasteri e le chiese della confessione serbo ortodossa in Kosovo, non possono appartenere alla ‘cosidetta repubblica del Kosovo’”

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