Confessione terribile del ragazzo di Chiara Gualzetti: "La colpivo, ma non moriva e non capivo perché"
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Confessione terribile del ragazzo di Chiara Gualzetti: "La colpivo, ma non moriva e non capivo perché"

Il contenuto dell'interrogatorio del 16enne. Il giudice ha confermato il fermo: il ragazzo potrebbe uccidere ancora

Chiara Gualzetti
Chiara Gualzetti
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1 Luglio 2021 - 10.02


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L’ indagine sull’omicidio di Chiara Gualzetti si compone di dettagli davvero sconcertanti. Una “ricostruzione inoppugnabile per coerenza interna e riscontri esterni”, una storia “a dir poco raccapricciante, sia per i numerosi dettagli macabri e cruenti sia per la freddezza del racconto sia per il movente, che può apparire sotto certi aspetti incredibile e sotto altri estremamente inquietante”. Così si legge nella convalida del fermo per il 16enne indagato per l’omicidio della 15enne Chiara Gualzetti, ritrovata senza vita non lontano dall’abbazia di Monteveglio (Bologna). Il giudice che ha confermato il fermo ha accolto la richiesta della procura perché il ragazzo potrebbe uccidere ancora.
“Ricordo che non moriva e mi sono stupito di quanto fosse resistente il corpo umano”, dice. Lei era già caduta a terra dopo le coltellate, lui la stava prendendo a calci e, appunto, “ricordo che non moriva”.
Il giovane – scrive il Corriere – ha parlato nuovamente di “voci demoniache”:
Anche stavolta ha raccontato delle sue figure demoniache, soprattutto Samael, l’angelo del giudizio con cui “parlo da molto tempo” e che “ho anche visto, un uomo di fuoco”. 
L’Ansa riporta la ricostruzione degli ultimi momenti di vita di Chiara, che avrebbe provato a difendersi: nelle mani sarebbero stati ritrovati i capelli dell’assassino, strappati in un tentativo di estrema difesa. Si tratta di un particolare che restituisce la violenza di un delitto efferato, confessato da un giovanissimo killer, che poi se n’è andato e ha abbandonato il corpo della vittima tra i cespugli.
Per il legale della famiglia Gualzetti si tratta di atto “feroce e disumano”: l’avvocato Giovanni Annunziata, infatti, non crede all’ipotesi del gesto di un pazzo, ai racconti su un “demone” che lo avrebbe spinto alla violenza: “Non c’è follia. Dalla ricostruzione degli eventi una persona cha ha la lucidità di cancellare le chat, di tornare a casa e di rispondere al cellulare come se nulla fosse accaduto è poco compatibile con la follia”, ha detto all’esterno del tribunale per i Minorenni di Bologna, mentre dentro era in corso l’udienza per l’indagato, fermato nella notte tra lunedì e martedì per un omicidio commesso domenica mattina sulla collina dell’Abbazia di Monteveglio.
Per la Procura, che coordina le indagini dei carabinieri, la ragazza intorno alle 10 di domenica è stata colpita ripetutamente con un coltello da cucina, con una serie di fendenti di punta e di taglio. Le ferite al collo saranno esaminate nel corso dell’autopsia, conferita ieri e prevista per venerdì, così come le altre lesioni sul corpo della ragazza, che sarebbe stata anche picchiata a mani nude dal giovane.
Lui le aveva dato appuntamento, l’ha portata vicino al bosco e l’ha aggredita, ha detto. Le immagini delle telecamere di sorveglianza di una casa vicina a quella dove vive la famiglia di Chiara, acquisite agli atti, li mostrano qualche minuto prima che tutto succedesse, mentre camminano uno accanto all’altro in strada, un po’ distanziati tra loro. Sul movente restano dubbi. L’Ansa scrive: Ci sono le parole confuse e irrazionali, riferite agli investigatori, dall’indagato. Da un lato il “fastidio” per il fatto che lei era attratta da lui, che non ricambiava.
Dall’altro le “presenze demoniache” sentite dall’assassino, unite al desiderio della ragazza di morire, in qualche insensata maniera esaudito. La Procura valuta di mettere tutto in mano a un perito psichiatrico, ma non lo ha ancora formalizzato.
La famiglia di Chiara, intanto, vuole giustizia. Per l’avvocato Annunziata la custodia in carcere ”è una decisione che tutela nell’immediatezza l’esigenza di giustizia, ma si tratta di una tutela temporanea”, ma l’obiettivo ”è una sentenza di condanna proporzionata all’efferatezza e alla ferocia di quello che definisco un gesto disumano”.
“Sicuramente Chiara si fidava di lui. È praticamente un amico di famiglia. Un ragazzo che ha fissato un appuntamento, come mi raccontava il padre ieri sera, è andata a prenderla a casa. Quale migliore condizione di serenità per un genitore sapere che la figlia va a fare un giro accompagnata da un amico. Se questa è la premessa nessun genitore potrebbe mai immaginare un epilogo di questo tipo. È disumano immaginare una cosa del genere. Non è un comportamento umano”, ha aggiunto.
La legale dell’indagato, Tanja Fonzari, è andata via dal centro di giustizia minorile in silenzio, scortando la madre dell’assistito. La donna, prima di entrare in tribunale e stare vicina al figlio, ha detto di sentirsi “dentro una bolla”.

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