Scompare il calcio autentico: Mazzone e Mancini, due volti e due ere diverse
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Scompare il calcio autentico: Mazzone e Mancini, due volti e due ere diverse

Ebbene sì, sono un appassionato di calcio, ma di quel calcio che non esiste più. Mazzone se ne è andato

Scompare il calcio autentico: Mazzone e Mancini, due volti e due ere diverse
Carlo Mazzone
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Michele Cecere Modifica articolo

29 Agosto 2023 - 22.49


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Ebbene sì, sono un appassionato di calcio, ma di quel calcio che non esiste più. Negli ultimi giorni se n’è andato un vecchio allenatore, fra gli ultimi testimoni di un calcio sincero che ormai non c’è più da circa tre decenni, parlo di quel Carletto Mazzone che sarà ricordato per sempre per quella sua temeraria e appassionata corsa verso la curva dei tifosi avversari che lo avevano dileggiato per tutta la partita.

Quasi contemporaneamente abbiamo assistito alle strane “dimissioni” di Ferragosto di Roberto Mancini, da allenatore della nostra nazionale. Dimissioni comunicate nel momento peggiore, come uno di quegli studiati “tiri mancini”, mi si perdoni la battuta, fatti apposta per mettere in difficoltà la controparte. Peccato che stavolta dall’altra parte ci siano diversi milioni di tifosi italiani letteralmente imbufaliti col tecnico marchigiano che ha già firmato un favoloso contratto con gli sceicchi arabi per allenare la nazionale dell’Arabia Saudita.

Per non parlare di marchigiani, come il sindaco di Pesaro, che ormai si vergognano di veicolare l’immagine pubblicitaria della propria regione con la faccia ormai poco presentabile di Mancini, nativo di Jesi. Una faccia, quella di Mancini, che ha rappresentato ultimamente anche la lotta contro le droghe, oltre che altri prodotti come il Telepass.

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Ma non si vive di solo pane (e soldi!) si vive anche di libertà, per guadagnare tutti quei soldi a Mancini e al suo staff è richiesta la permanenza in Arabia per almeno 183 giorni all’anno e non sarà semplice. Con questo gesto, Mancini ha tradito la fiducia di milioni di italiani che ogni giorno si alzano per guadagnarsi la pagnotta con onestà e dignità. Per tre anni testimonial della Regione Marche, di Telepass e di buone cause, come la lotta alle droghe, ora si è improvvisamente trasformato, non nel mostro di Firenze come lui sostiene, ma in uno dei tanti e banali esempi dell’avidità che governa il pianeta e che ci sta portando all’estinzione di massa.

Poche ore fa abbiamo visto lo spot con cui si presenta per la nuova avventura araba, un messaggio azzardato e imprudente, ” ho fatto la storia in Europa, ora voglio farla in Arabia Saudita”. Mi chiedo se una sola vittoria, quella degli Europei del 2021, possa consacrare un uomo alla storia, un uomo peraltro affascinato dai soldi di un paese non proprio libero e democratico, (e il pensiero corre inevitabilmente ad un altro italiano ambizioso, quel Matteo Renzi che tre anni fa rimase fulminato dal “Rinascimento arabo”). Ma è il segno del calcio che muore definitivamente come sport e che si riduce ad un semplice affare economico. Non mi resta che immaginare ciò che avrebbe detto Carletto Mazzone della mossa a sorpresa del marchigiano Mancini, Mazzone che pure allenò in quella regione e che una volta disse “credo che uno che ha fatto Ascoli-Sambenedettese, sul piano dell’intensità emozionale, abbia provato tutto”.

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