Gattuso come Bielsa: non si può lavorare, vado via dal Pisa
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Gattuso come Bielsa: non si può lavorare, vado via dal Pisa

Il "ringhio" nazionale ha sbattuto la porta dopo aver ottenuto la promozione in serie B

Rino Gattuso
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31 Luglio 2016 - 19.14


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Un personaggio autentico, ma nel senso migliore del termine: prima della promozione in Serie B, conquistata in giugno a Foggia, promise di aprire un ciclo nel Pisa. Due mesi dopo se n’è andato sbattendo la porta, pur avendo i tifosi dalla sua e anche una parte del Cda, in polemica aperta con la società.
 “Dimissioni irrevocabili” quelle di Rino Gattuso, “una scelta molto dolosa”. L’ex campione del mondo aveva svolto regolarmente tutta la prima parte del ritiro della squadra nerazzurra a Storo e per mercoledì era in programma all’Arena Garibaldi la presentazione dei neopromossi con un test amichevole contro gli spagnoli del Celta Vigo.
Ieri sera l’ultima cena “pisana” tutta in famiglia sulla sabbia in uno stabilimento balneare vicino Pisa. Oggi l’annuncio delle dimissioni, ormai nell’aria, dopo mesi tormentati anche fuori del campo, in particolare gli arresti domiciliari del patron Fabio Petroni con l’accusa di bancarotta per la vicenda Terravision, restrizione non ancora eseguita perché il presidente è in ospedale.
 “Con tutto il lavoro fatto per iscrivere la squadra al campionato di serie B, con il presidente in queste condizioni di salute e inibito dagli arresti domiciliari, mi sarei aspettato maggiore solidarietà e responsabilità” ha reagito la società tramite l’avvocato Vincenzo Taverniti, fedelissimo di Petroni. Dall’interno del Cda però il vicepresidente Giancarlo Freggia, vicino a Gattuso e al dg Fabrizio Lucchesi, ha accusato la cordata Petroni di “decidere tutto da sola senza interpellare il consiglio di amministrazione e di non pagare stipendi e fornitori”.
E nei giorni scorsi dal Cda nerazzurro si era dimesso il legale di fiducia di Gattuso, l’avvocato Claudio Minghetti.
Gattuso ha spiegato il suo addio con i “gravi, costanti e inaccettabili problemi societari, che impediscono una corretta e seria condizione lavorativa” e con “l’ambuigità all’interno del club e nella sua gestione”.
 Il confronto avuto con i suoi giocatori lo hanno convinto ancora di più “la mia convinzione di non avere alternative”. Dopo la presentazione in extremis della fidejussione bancaria, dopo l’iscrizione al campionato respinta dalla Covisoc, in casa nerazzurra sembrava essere tornato il sereno. Ma con un presidente alle prese con guai giudiziari, un Cda diviso e adesso anche senza allenatore, ora il Pisa torna in pieno caos a poco più di tre settimane dall’inizio del campionato.

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