Crisanti sulla terza. "E' necessaria per tutti e il green pass dovrebbe avere validità di 6 mesi"
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Crisanti sulla terza. "E' necessaria per tutti e il green pass dovrebbe avere validità di 6 mesi"

Il Virologo e direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell'università di Padova: "Senza le terze dosi, in 4 mesi avremo numeri peggiori dell'Inghilterra"

Andrea Crisanti
Andrea Crisanti
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7 Ottobre 2021 - 17.20


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Se il mondo scientifico ragiona sull’utilità o meno di fare a tutti e in un breve lasso di tempo la terza dose del vaccino, il virologo Andrea Crisanti mette le mani avanti. 
La terza dose, dice, “deve coinvolgere praticamente tutti. Deve essere una terza dose che ripercorre tutto quello che abbiamo fatto con la prima e la seconda. 
Altrimenti non avremo la copertura necessaria”. E se la dose booster va somministrata a partire da 6 mesi dopo aver completato il ciclo vaccinale primario, “non è pensabile aspettare i 12 mesi della scadenza del Green pass – ragiona il virologo – Il Green pass dal punto di vista della sanità pubblica così non ha senso. 
Se vogliamo renderlo uno strumento di sanità pubblica, il Green pass deve durare 6 mesi” ed essere dunque rinnovato dopo il richiamo.
“In Italia la situazione covid è in questo momento positiva. Ci dobbiamo chiedere: perché siamo diversi dall’Inghilterra? Perché ci siamo vaccinati più tardi. 
Se probabilmente questa è la ragione più plausibile, allora è chiaro che andrà portato avanti un programma sistematico di vaccinazione che preveda anche la terza dose. Altrimenti”, con tutte le attività che ripartono, “arriveremmo a una situazione peggiore dell’Inghilterra nel giro di 4 mesi”, aggiunge, ribadendo l’importanza di mantenere una costante copertura vaccinale.
E quando si allargano le maglie per la ripresa delle varie attività, avverte, “va tenuta presente una cosa: che raggiungere un equilibrio come quello dell’Inghilterra, che ha 30-40mila casi al giorno e 150 decessi quotidiani, socialmente ed eticamente non credo sia una cosa accettabile per lungo tempo”. 
Significa, “che ogni anno avremmo circa 55mila morti Covid, cioè un numero pari al 9% di tutti i decessi annui di un Paese. E io non penso che sia accettabile avere un carico così elevato. Perché poi alla fine si pongono delle problematiche di questo tipo, etiche e di accettabilità sociale”.
In queste ore si discute di riapertura di discoteche e di aumento della capineza negli stadi. “La riapertura delle discoteche, come l’aumento della capienza degli stadi, sono azioni che non possono essere disgiunte da un programma sistematico di vaccinazione anti-Covid che preveda anche la terza dose”, dice insistendo sullo stesso filone. “Tutti i provvedimenti – sottolinea – vanno presi in base a due fattori: la situazione epidemiologica attuale e la sua prospettiva evolutiva. La situazione attuale sicuramente è positiva perché abbiamo pochi decessi al giorno, intorno a 30-40, che sicuramente riflettono livelli di trasmissione bassi”.
Ma guardando alla possibile evoluzione futura, per l’esperto bisogna evitare di far salire i numeri mantenendo costante la copertura vaccinale “Se misure come l’apertura delle discoteche e l’aumento delle capienze” rispetto a quelle al momento previste “sono accompagnate da piano di vaccinazione della terza dose per i fragili, gli anziani, e per tutti quanti hanno senso. Altrimenti rischiamo di arrivare a una situazione peggiore di quella inglese in poco tempo”.

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