L'immunologo Minelli: "Le molecole naturali possibile scudo contro il Coronavirus"
Top

L'immunologo Minelli: "Le molecole naturali possibile scudo contro il Coronavirus"

Il responsabile per il Sud della Fondazione italiana di medicina personalizzata: "E' rigenerativa quella medicina che si occupa di promuovere e attivare le naturali capacità riparative del nostro organismo".

Mauro Minelli, specialista in Immunologia clinica e Allergologia
Mauro Minelli, specialista in Immunologia clinica e Allergologia
Preroll

globalist Modifica articolo

6 Febbraio 2021 - 11.47


ATF

L’immunologo Mauro Minelli, responsabile per il Sud della Fondazione italiana di medicina personalizzata ha spiegato come da alcune molecole naturali potrebbe arrivare un scudo per l’infezione da nuovo coronavirus.

“E’ rigenerativa quella medicina che si occupa di promuovere e attivare le naturali capacità riparative del nostro organismo. Una sua corretta attuazione presuppone necessariamente una profonda conoscenza dei meccanismi cellulari e molecolari che sono alla base delle singole malattie. A queste pratiche non poteva evidentemente sfuggire la Covid-19, in relazione alla quale davvero tanti sono oramai gli studi già avviati e finalizzati a proporre, con cognizione di causa, l’impiego preventivo e curativo del cibo nei confronti dell’infezione da Sars-CoV-2”. è

“A proposito di Covid – evidenzia l’esperto – sempre più si vanno definendo le strategie del ‘piano di invasione’ elaborato dal Sars-CoV-2 a danno delle cellule umane e che, oltre che del già noto recettore Ace-2 che è ‘serratura esterna’, sembrano avvalersi, una volta che il virus sia entrato nella cellula, anche del supporto inconsapevole (ma utilissimo al virus) di alcune ‘vie metaboliche’ dell’uomo, e cioè di una catena di reazioni chimiche attivate e modulate, nello specifico, dall’enzima istone deacetilasi (Hdac) oltre che dai microRna-335 e 26b. Sul blocco auspicabile dell’Hdac si stanno concentrando studi diversi e assai qualificati, finalizzati a individuare farmaci capaci di impedire l’infezione da Sars-CoV-2 in ragione della loro capacità di inibire, attraverso l’inattivazione di Hdac, l’interazione tra virus e cellula umana. Tuttavia – continua Minelli – anche altre opzioni vengono considerate nella ricerca e nel possibile sviluppo di presidi terapeutici capaci di agire efficacemente sul nuovo coronavirus”.

Leggi anche:  Invecchiamento cerebrale: le differenze tra uomini e donne aprono nuove strade per la ricerca

“Tra queste – precisa – particolare attenzione viene riservata al blocco funzionale della principale proteasi (Mpro) e della glicoproteina Spike (S). In particolare, la prima delle due è considerata elemento indispensabile per la replicazione del virus, sicché una sua inibizione comporterebbe l’effettiva incapacità del virus di sopravvivere nell’organismo umano che è naturalmente sprovvisto di Mpro. Dunque – avverte l’immunologo – il blocco delle funzioni di Mpro sarebbe letale per il virus, ma sicuro per gli esseri umani. Si è visto come prodotti naturali derivanti dal limone (esperidina), dal cardo (pectolinarina), dal tè (epigallocatechina gallato) o dal bergamotto (rhoifolina), avendo alta affinità di legame tanto con Mpro quanto con la glicoproteina S, potrebbero essere in grado di inibirne l’azione impedendo così il legame del virus con la cellula da infettare. Ma hanno una bassa biodisponibilità, limite quest’ultimo che potrebbe essere efficacemente superato studiando la possibilità di intervenire con liposomi o nanoparticelle”.

“In un recente lavoro scientifico (‘Active Compounds Activity from the Medicinal Plants Against Sars-CoV-2 using in Silico Assay’ – Biomed Pharmacol). che ha utilizzato come confronto farmaci sintetici raccomandati dalla Fda come remdesivir, ribavirina e lopinavir, clorochina e idrossiclorochina, si è visto come questi principi attivi abbiano mostrato un minore effetto inibitore nei confronti delle proteine Mpro e S rispetto all’esperidina, la pectolinarina, l’epigallocatechina gallato e rhoifolina. Tra l’altro, l’esperidina sembra avere anche un’eccellente affinità per la Tmprss2, una proteasi transmembrana importantissima per la diffusione del Sars-CoV-2 all’interno della cellula”, prosegue Minelli.

Leggi anche:  Invecchiamento cerebrale: le differenze tra uomini e donne aprono nuove strade per la ricerca

“E’ molto importante – puntualizza lo specialista – usare con grande attenzione e prudenza queste informazioni che vengono da sperimentazioni cliniche in corso, finalizzate a fornire indicazioni di efficacia relative composti naturali bioattivi, essendo stato dimostrato che gli integratori a dosi non corrette possono provocare squilibri in altre vie metaboliche”.

“Come dire – chiarisce l’immunologo – che l’uso degli integratori, anche se di origine alimentare, andrebbe esclusivamente gestito sotto indicazione del clinico esperto che sappia indicarne dosi e tempistiche corrette, visto che le componenti bioattive sono, a tutti gli effetti, molecole che agiscono sul nostro sistema biologico e che quindi sarà importante assumere correttamente e non liberamente e indiscriminatamente”.

 

Native

Articoli correlati