Tra eruzioni e carestie il 536 d.C. è stato l'anno peggiore della storia
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Tra eruzioni e carestie il 536 d.C. è stato l'anno peggiore della storia

Lo sostiene uno studio del medievalista dell'università di Harvard Michael McCormick: il Sole fu oscurato e il clima sconvolto da una potentissima eruzione vulcanica in Islanda che causò una crisi lunga oltre un secolo

Eruzioni e carestie: il 536 d.C. è stato l'anno peggiore della storia
Eruzioni e carestie: il 536 d.C. è stato l'anno peggiore della storia
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19 Novembre 2018 - 10.03


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Il 536 dopo Cristo è stato l’anno peggiore nella storia dell’umanità. Lo spiega il medievalista dell’università di Harvard, Michael McCormick sul sito della rivista Science.
Non il 1348 con la Peste Nera, o il 1928 con l’influenza spagnola che uccise tra i 50 e 100 milioni di persone. E neppure gli anni della guerra e dell’Olocausto tra il 1941 e il 1945. Ma il 536 d.C., che segnò l’inizio di uno dei periodi più difficili della storia umana. Quell’anno, sottolinea McCormick, il Sole fu oscurato e il clima sconvolto da una nebbia di ceneri che fece abbassare drasticamente le temperature, rovinando i raccolti, causando carestie e una crisi economica lunga oltre un secolo.
Finora però non si sapeva bene cosa avesse provocato questa misteriosa nube. Enigma risolto dal gruppo di McCormick, che in uno studio pubblicato sulla rivista Antiquity, spiega di esserci riuscito attraverso l’analisi dettagliata delle nevi del ghiacciaio Colle Gnifetti, che si trova tra Italia e Svizzera. In questo modo sono state trovate le tracce di una potentissima eruzione vulcanica in Islanda, le cui ceneri si sparsero per tutto l’emisfero settentrionale all’inizio del 536 d.C..
In quell’anno, il decimo dell’impero di Giustiniano, una misteriosa nebbia di polveri oscurò i cieli di Europa, Medio Oriente e parte dell’Asia per 18 mesi, sconvolgendo il clima. “Il Sole sorgeva ma la sua luce non illuminava, come la Luna, per tutto l’anno. Sembrava come un’eclissi di Sole”, racconta lo storico bizantino Procopio. Le temperature estive scesero di 1,5-2,5°, dando il via alla decade più fredda degli ultimi 2300 anni e in Cina addirittura arrivò a nevicare. Si persero i raccolti e le gente patì la fame. A peggiorare la situazione fu l’epidemia di peste bubbonica nel 541, la cosiddetta peste di Giustiniano, che uccise da un terzo alla metà della popolazione dell’Impero romano d’Oriente, accelerandone la crisi.
Da quel momento, una sfortunata sequenza di eventi fece andare le cose di male in peggio. Come dimostrano le carote di ghiaccio prelevate in Groenlandia e nell’Antartide, ci furono altre due potenti eruzioni, una nel 540 e l’altra nel 547, con in mezzo la peste, che fecero piombare l’Europa in un periodo di stagnazione economica. Una crisi che durò fino al 640 dopo Cristo. Risalgono infatti a quell’anno le tracce da inquinamento da piombo, trovate sempre nel ghiaccio, che mostrano come si fosse iniziato ad estrarre e separare l’argento dal piombo, per coniare monete. Ciò dimostra che l’economia era in ripresa, mettendosi alle spalle quel periodo così difficile.

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