Stellantis, Landini: "La colpa è dei governi e della proprietà, non certo di lavoratori e sindacati"
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Stellantis, Landini: "La colpa è dei governi e della proprietà, non certo di lavoratori e sindacati"

Stellantis, Landini: "Le responsabilità non le hanno i lavoratori, ma chi ha i soldi e chi ha governato e aveva le leve per intervenire. Esigo il rispetto per la Fiom e la Cgil".

Stellantis, Landini: "La colpa è dei governi e della proprietà, non certo di lavoratori e sindacati"
Maurizio Landini
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13 Febbraio 2024 - 09.24


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Maurizio Landini, leader della Cgil, intervistato dal Fatto Quotidiano è tornato a parlare della questione Stellantis, che ha più volte minacciato di lasciare l’Italia se il governo non accettasse di dover erogare nuovi finanziamenti.

«Trovo singolare accusare di morbidezza la Fiom e la Cgil che sono quelle che si sono battute e hanno pagato prezzi pesantissimi. Le responsabilità non le hanno i lavoratori, ma chi ha i soldi e chi ha governato e aveva le leve per intervenire. Esigo il rispetto per la Fiom e la Cgil».

«Fiom e Cgil hanno chiesto già nella crisi del 2010» l’intervento dello Stato «come avviene alla Volkswagen, Renault o Stellantis lato francese. L’abbiamo ripetuto nel 2020 quando Fca chiese un prestito al governo. In ogni caso i sindacati metalmeccanici, unitariamente, hanno chiesto a Stellantis e governo un tavolo per garantire la produzione in Italia e noi li sosteniamo».

È importante che anche Banca d’Italia «evidenzi la secca perdita del potere di acquisto dei lavoratori e la necessità, di fronte all’aumento dei profitti, di un recupero dei salari. La Cgil si batterà per il rinnovo dei contratti nazionali che oggi riguardano 12 milioni di lavoratori», aggiunge Landini, secondo il quale le imprese «dovranno mettere mano al portafogli e la proposta del governo di aumenti del 5% non è sufficiente». I contratti devono portare «recupero e difesa del potere d’acquisto. Noi abbiamo chiesto di detassare gli aumenti dei contratti nazionali, ma anche una riforma fiscale».

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Un altro obiettivo è «la lotta alla precarietà, una delle ragioni che ha tenuto bassi i salari». È necessario «introdurre il salario orario minimo insieme alla legge sulla rappresentanza».

Per Landini, si è nel pieno di una trasformazione, digitale e climatica: «il mercato non può gestire da solo questi processi: il rischio è la perdita di decine di migliaia di posti di lavoro. Serve nei settori strategici l’intervento diretto dello Stato e siccome le più grandi imprese sono pubbliche c’è bisogno di fare sistema».

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