Giuliano Amato: "La nostra democrazia è a rischio, la destra populista e l'assenza di opposizione sono un segnale"
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Giuliano Amato: "La nostra democrazia è a rischio, la destra populista e l'assenza di opposizione sono un segnale"

Giuliano Amato: «Le democrazie possono finire senza tanto clamore, come è già successo anche di recente in Europa. E questa fine ha sempre un inizio».

Giuliano Amato: "La nostra democrazia è a rischio, la destra populista e l'assenza di opposizione sono un segnale"
Giuliano Amato
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2 Gennaio 2024 - 09.29


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Giuliano Amato, in un’intervista a La Repubblica, ha tracciato un bilancio del 2023 del governo Meloni e ha espresso tutte le sue preoccupazioni per la deriva di estrema destra populista dell’Italia.

«Guardo all’anno nuovo con una buona dose di apprensione. Per la nostra destra populista che non riesce a non esserlo, per l’assenza di un’opposizione capace di contenerla, per la somma di fragilità democratiche antiche e recenti che pesa sul nostro paese. Le democrazie possono finire senza tanto clamore, come è già successo anche di recente in Europa. E questa fine ha sempre un inizio».

«Quella di Fratelli d’Italia e della Lega continuiamo a chiamarla destra, ma di sicuro non ha la cultura politica di Reagan né della Thatcher né di Major, con cui mi è capitato di lavorare. È un’altra cosa, che ha che fare con l’ideologia dell’ostilità e del rancore. Ed è ancora più complicato sradicarla».

È la destra anti-establishment. «Sì, quella che dice agli ultimi `io sto con te, io ti rappresento´, erigendosi a partito degli scontenti. Sulla scena mondiale Trump ne è forse l’espressione maggiore, ma in Italia Giorgia Meloni è stata capace di mettere a punto un metodo politico non meno efficace perché capace di raccogliere scontentezze di varia natura: i perdenti di una battaglia lontana, i nostalgici di un fascismo che non c’è più, e i perdenti di oggi, quell’enorme prateria del rancore alimentato dal disagio economico e sociale, oltre che dall’insofferenza per i nuovi diritti».

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Sul discorso di Giorgia Meloni ad Atreju: «Nel suo discorso conclusivo, la presidente del Consiglio ha elencato la lista dei nemici, ossia i trasgressori di un ordine esistenziale e valoriale su cui si fonda la vita dei suoi elettori nei ceti medio bassi. Chi compare nella lista nera? Quelli con il reddito di cittadinanza, perché io posso pure guadagnare poco perché non sono un professionista, ma non è giusto che tu che non fai nulla percepisca più di me».

«Così come mi risulta intollerabile che un migrante occupi abusivamente una casa popolare o un carcerato venga messo in libertà solo perché obeso e in cella non può essere curato: questi sono delinquenti, devono marcire in galera! E gli omosessuali? Tutta questa confusione tra due mamme, due papà, i figli arcobaleno fatti nascere nei modi più strani: e i valori tradizionali che reggono le nostre vite? Ecco, agli occhi degli elettori della destra populista questi da me elencati sono tutti esempi insopportabili di trasgressione».

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