“Basta cemento”: da Ferrara lettera aperta a Vittorio Sgarbi
Top

“Basta cemento”: da Ferrara lettera aperta a Vittorio Sgarbi

I ferraresi esortano il concittadino sottosegretario alla cultura affinché fermi uno scempio edilizio.

“Basta cemento”: da Ferrara lettera aperta a Vittorio Sgarbi
Iniziativa contro la cementificazione a Ferrara
Preroll

globalist Modifica articolo

19 Febbraio 2023 - 14.54


ATF

di Matteo Bianchi

A Ferrara si sta consumando un rinascimento a basso costo, o meglio, una rinascenza mediatica e populista con pochi sforzi concreti da parte delle istituzioni locali. Nel fine settimana in cui il sottosegretario Sgarbi, già presidente di Ferrara Arte, ha inaugurato la mostra “Rinascimento a Ferrara”, al Palazzo dei Diamanti, il Forum Ferrara Partecipata gli ha indirizzato una lettera aperta a proposito di un controverso progetto urbanistico del Comune che contraddice i fasti rinascimentali della capitale estense.

Nonostante sia la sua città, dove di recente è stato pure intitolato uno slargo al padre Giuseppe, Sgarbi si è vincolato a una giunta a trazione leghista – martoriata dai processi a carico del vicesindaco Nicola “Naomo” Lodi – che ha dimostrato in più occasioni di pensare ancora che “con la cultura non si mangia”, ma che con prepotenza ha trasformato il palco del Teatro Comunale “Abbado” in una tavola calda per accogliere i galà di commercianti e industriali, assicurandosi sponsor elettorali e mettendo in sicurezza consensi.

Tanto è vero che la restaurazione del Palazzo dei Diamanti, gioiello incastonato nell’Addizione Erculea, ricalca sostanzialmente il progetto confezionato dalla precedente amministrazione piddina, allora sostenuto a spada tratta dall’ex ministro Franceschini.


«Dopo il suo intervento per la tutela del Palazzo dei Diamanti e a fronte di altre importanti prese di posizione a favore del rispetto e della conservazione del patrimonio artistico e paesaggistico, ci stupisce, onorevole Sgarbi, che non abbia preso posizione sul progetto urbanistico Fé.ris. Questa collaborazione con il privato che non tutela l’interesse pubblico, oltre a prevedere la costruzione di un grande centro commerciale (9450 metri quadri) e di un enorme parcheggio (8545 metri quadri) a ridosso delle Mura, contempla l’edificazione di un nuovo palazzone con facciata in vetro e acciaio a lato dei giardini di palazzo Schifanoia». 

Il Forum Ferrara Partecipata è nato lo scorso settembre su proposta della Rete provinciale per la Giustizia Climatica, composto da 23 associazioni, tra cui Italia Nostra, Legambiente, i Circoli Laudato Si, Extinction Rebellion, Fridays for Future, e centinaia di cittadini. Il Forum ha già organizzato svariate assemblee e flash mob nei quartieri interessati dal Fé.ris, progetto edilizio comunale in collaborazione con il consorzio di costruzioni Arco di Ravenna, che prevede tre interventi di forte impatto in tre zone, legati tra loro e in deroga al piano urbanistico vigente. Con il primo intervento sarà edificato l’ennesimo megastore su un’area agricola a ridosso delle mura rinascimentali, patrimonio dell’Unesco, causando un ulteriore consumo di suolo agricolo e un’insensata ondata cementizia. E senza tralasciare che in Emilia-Romagna la provincia di Ferrara registra l’indice più elevato nel rapporto tra le superfici dei centri commerciali e il numero di abitanti, quasi doppiando la media regionale. Con il secondo sarà ristrutturata l’ex caserma tra via Cisterna del Follo e via Scandiana per ospitare uno studentato privato, spazi residenziali e commerciali, centri benessere, con aumento della superficie di 10mila metri cubi di nuove costruzioni a ridosso della delizia estense di Palazzo Schifanoia. Con il terzo intervento, infine, un parcheggio su un bastione prospicente le mura, in modo da compensare i posti auto che non saranno realizzati nell’ex Caserma, che dista due chilometri in linea d’aria.

«La proposta di simili manufatti in un’area dove si dovrebbero conservare e valorizzare alcuni tratti rinascimentali della città inguardabile, è per usare un eufemismo – incalzano gli attivisti – Nel “contratto con la città” del sindaco Alan Fabbri, l’ex-caserma Pozzuolo del Friuli doveva diventare “un centro congressi e il Museo Innovazione Artistica, il tutto collegato a un rinnovato sistema museale e congressuale urbano”, non il centro della movida universitaria con una piazza, 400 alloggi per studenti e una “food court” con bar, ristoranti e centri estetici. Perché al posto dei nuovi palazzi e della piazza non si è pensato a ripristinare i giardini di Palazzo Schifanoia e a creare nuove aree verdi, memoria degli orti dell’antico convento di San Vito?» 

Se nel 1960 Bruno Zevi scriveva che «le mura difendono ancora Ferrara, non dai nemici esterni, ma da un’espansione edilizia vorace e pronta a distruggere il piano di Biagio Rossetti», oggi parrebbe quasi che a decidere siano solo gli accordi economici in vista delle prossime elezioni, quando potrebbe prevalere il manipolo di Fratelli d’Italia, guidato dalla longa manus del senatore Alberto Balboni, del quale svettano già i severi cartelloni a mezzo busto sopra le fermate degli autobus, nonché padre dell’attuale assessore all’ambiente, Alessandro Balboni. “Perché distruggere un prato per costruire un supermercato? » E il motto che contraddistingue una protesta parallela, a Torino, dove in tanti si stanno opponendo alla realizzazione di un nuovo supermercato Esselunga al posto del Giardino Artiglieri da Montagna, di fronte al Palazzo di Giustizia. La catena lombarda starebbe premendo per insediarsi in un’area verde di proprietà pubblica e, per di più, in un quartiere che nel decennio passato è già stato impoverito di alberi e prati. 

Di sicuro, Zevi e Bassani non avrebbero assecondato l’instaurazione di plumbei monoliti al posto delle torri in cotti rossastri che vegliavano sul centro abitato dai lati opposti della cinta muraria. Affinché Ferrara non scada a grigio simbolo di speculazione edilizia e nella speranza che Sgarbi trovi una soluzione non solo apparente, il forum attende che si pronunci.

Native

Articoli correlati