Donzelli, il post di Scotto (Articolo Uno): "Giorgia Meloni è il mandante, c'è da avere paura"
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Donzelli, il post di Scotto (Articolo Uno): "Giorgia Meloni è il mandante, c'è da avere paura"

Arturo Scotto, esponente di Articolo Uno, su twitter ha pubblicato un lungo post in cui spiega perché, a suo dire, dietro il caso legato alle parole di Giovanni Donzelli ci sia la regia di Giorgia Meloni.

Donzelli, il post di Scotto (Articolo Uno): "Giorgia Meloni è il mandante, c'è da avere paura"
Arturo Scotto
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2 Febbraio 2023 - 09.19


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Il caso Donzelli ancora infuria, il governo Meloni tace e la brutta sensazione di un pasticcio istituzionale cercato e voluto è sempre più forte. Di questo ha parlato Arturo Scotto, esponente di Articolo Uno, con un lungo post su twitter. Scotto ha ricostruito la vicenda degli ultimi tre giorni, provando a spiegare perché Giorgia Meloni, secondo lui, non può essere esclusa dal discorso.

“Mettiamo le cose in ordine sul caso Donzelli. Perché qui c’entra Giorgia Meloni e con questo thread provo a spiegare perché. Vi prego di avere pazienza perché è piuttosto lungo.  Donzelli – coordinatore di Fratelli d’Italia nonché vicepresidente del Copasir – attacca in maniera maldestra, volgare, minacciosa attacca in Parlamento, durante le votazioni sull’antimafia, quattro deputati”.

“Motivo? Si sono recati due settimane al carcere di Sassari per verificare lo stato di salute dell’anarchico Cospito detenuto in regime di 41 bis. Gli è solo scappata la frizione? E’ stata una semplice gaffe? Oppure un atto premeditato? Donzelli costruisce un teorema e allo stesso tempo rivela una notizia. Il teorema sdogana qualcosa di inaudito, persino indicibile: quei parlamentari che hanno visitato Cospito sono automaticamente ascrivibili a un patto implicito tra sinistra, mafia e terrorismo”. 

Dunque, sono al servizio dell’antistato: a modo suo un modo di riscrivere la storia italiana da parte di una destra che ha civettato con le peggiori trame eversive della storia della Repubblica.  La notizia invece è che lui conosce il merito di conversazioni tra Cospito e un camorrista avvenute durante l’ora d’aria nel carcere di Sassari sul 41 bis. E le rivela in aula nello stupore di tutti. Senza specificare ovviamente da dove le ha ricavate. Vigliaccheria pura.  

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“Donzelli poi reinterviene. Tutti aspettavamo le scuse. Donzelli invece rincara la dose, affermando candidamente che qualsiasi parlamentare può accedere alle notizie riservate del Dap facendone richiesta. E dunque lui non ha violato alcun segreto istruttorio. Fessi gli altri. Ovviamente questa dichiarazione è del tutto destituita di fondamento perché non è possibile accedere a materiale sensibile con tanta facilità ed è folle immaginare che si possa addirittura divulgare un’informazione sensibile urbi et orbi come ha fatto invece Donzelli”.  

Una marcia indietro che trasuda imbarazzo. Con tutta la fanfara dei Fratelli d’Italia a dargli ragione contrattaccando. Il servilismo dei neofiti nella migliore delle ipotesi. Nella peggiore gli esecutori materiali di un mandato politico.  

“Tant’è che il sottosegretario Del Mastro – coinquilino d’antan dell’ineffabile Donzelli – ha dovuto ammettere di avergliele passate lui. Non in forma di documento scritto – come aveva sostenuto Donzelli – ma attraverso la comunicazione di tipo orale. Poi si è aperto il giallo se questo scambio era avvenuto nell’intimità del loro focolare romano oppure fuori da quelle quattro mura. Magari in Parlamento. E così dicono che è andata nell’incredulità totale. Totò a questo punto avrebbe detto: “e che sò Pasquale io”?”  

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“Del Mastro ha rivelato in questa vicenda una scarsissima sensibilità istituzionale e una predisposizione clamorosa alla chiacchiera da bar o forse da buvette. Questo è un ovviamente eufemismo perché la cosa è ben più grave e inquietante.  In realtà rivela la sua irriducibile natura di  mazziere che si è trovato a ricoprire una carica di governo senza nemmeno sapersi allacciare le scarpe da solo. E dunque usa informazioni sensibili – come lo stesso pilatesco Nordio le ha definite – per colpire le istituzioni”.  

“Oltre ad aver fatto un regalo a mafiosi e terroristi facendo transitare, attraverso i deliri di Donzelli, messaggi che non dovevano uscire da Via Arenula. Se ne vada subito. Abbiamo presentato in Parlamento una mozione di censura per ritirare la delega delicatissima al Dap”.  

“Vediamo se Nordio è autonomo come sembra voler far credere oppure se è semplicemente il reggicoda di aspiranti costruttori di un regime che puzza ogni giorno di più di stato di polizia. Certe suggestioni non finiscono mai. Fanno giri immensi e poi ritornano. Donzelli è vicepresidente del Copasir. Un organismo delicatissimo. Dove si entra se si conosce il valore della riservatezza, se si evita di mettersi in mostra, se si ha una cultura delle Istituzioni, se si conosce il significato della parola prudenza”.  

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“In questo passaggio Donzelli ha dimostrato a tutti quale è la sua natura più autentica: un minuscolo mestatore che mette davanti la polemica politica davanti alle ragioni di uno stato democratico. Averlo lì è un insulto a chi ogni giorno serve lo stato repubblicano. Ora il tema è chi ha dato il mandato a Donzelli e ai suoi sgherri per manganellare – ancora con le parole, domani chissà – la principale forza di opposizione e costruire nei fatti una strategia della tensione i cui esiti sono tutti ovviamente da scrivere”.  

“Il mandante sta a Palazzo Chigi: temo si chiami Giorgia Meloni. Perché il suo vice non possiede l’autonomia sufficiente per affermare certe cose senza l’imprimatur del capo. O della capa. Siamo davanti a una lettura estremistica dei rapporti tra maggioranza e opposizione. Dove il primo istinto è azzannare l’avversario, farlo soccombere e tacitarlo. Questa destra è pericolosa. Perché è priva di qualsiasi principio basico della democrazia liberale. Non sopporta la separazione dei poteri. E dunque non ha il senso del limite. C’è da avere paura.” 

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