Gianni Cuperlo è da sempre una delle anime più indipendenti e radicali del Pd e, alla vigilia del Congresso che dovrà ridisegnare gli equilibri dei democratici, in un’intervista a La Stampa ha confermato la sua particolare visione politica.
«Ad alcuni di noi è stato chiesto di esserci. Per natura non antepongo un nome alla cosa. Valuterò con altri come stare in una battaglia che sentiamo di dover fare. Penso a quanti al Pd potrebbero avvicinarsi o ritornare se scorgessero nel nuovo corso la riscoperta di una idealità e delle coerenze necessarie».
«Il problema non è Conte, ma la destra che se la piglia con poveri e migranti mentre riverisce gli evasori. Il rischio vero per il Pd è non capire perché abbiamo perso di nuovo come nel 2018. Per me la sinistra crolla quando si spezza il legame tra la promessa e la politica».
Per Cuperlo non c’è il rischio che il Pd scompaia, «anche se quando lasci vuoto uno spazio è probabile che ci sarà chi lo occupi e in quel caso devi prendertela solo con te. L’errore del Pd è stato cancellare il conflitto immaginando una società pacificata dove disuguaglianze e povertà sarebbero state assorbite dall’impatto di start-up, talenti individuali e di un mercato talmente grande che tutti avrebbero avuto il loro posto e un reddito degno. Per troppi quel sogno è divenuto un incubo».
«Alla sinistra del partito serve una candidatura diversa, facendo largo a chi si è battuto di più per cambiarci», spiega. «Il problema che vedo è sovrapporre il congresso a due Regioni fondamentali che vanno al voto in febbraio, il Lazio e quella Lombardia che spesso anticipa il Paese. Un congresso è costituente se pensa un mondo dove la storia è tornata a correre», aggiunge.
«Ho stima di tutti – sottolinea in merito ai nomi già in campo per la segreteria – per me la premessa non sta nel nome ma nel decidere se vogliamo un partito che non si nasconda gli errori di questi anni perché è la premessa per correggerli. Mica chiedo abiure, ma chi si propone alla guida di questa comunità non può tacere sul prima e sulle responsabilità di ciascuno».
«Credo si possa valutare una candidatura della sinistra che in questi anni si è più battuta per cambiare il Pd. Lo riterrei utile perché renderebbe il congresso più inclusivo. Per me la sinistra è una mescolanza di lotte, biografie, speranze. So bene quanto conti una leadership credibile, ma abbiamo sperimentato che non basta».