Provenzano (Pd): "Togliamo di mezzo la parola scioglimento"
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Provenzano (Pd): "Togliamo di mezzo la parola scioglimento"

Provenzano: "Letta ha espresso un giudizio forte su questi 15 anni, ha detto: è stato un grande successo. Io invece penso non siamo stati un grande successo per il paese, se guardo ai lavoratori poveri, ai precari".

Provenzano (Pd): "Togliamo di mezzo la parola scioglimento"
Peppe Provenzano
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6 Ottobre 2022 - 14.35


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Peppe Provenzano è intervenuto alla Direzione Nazionale del Pd, ribadendo la sua posizione contraria allo scioglimento del partito.

Bisogna “togliere di mezzo la parola scioglimento”, sarebbe sbagliato tornare a “Ds e Margherita”, ma il Pd deve anche sciogliere le sue “ambiguità”, e scrivere “una carta dei principi condivisa. Togliamo di mezzo la parola scioglimento, se siamo d’accordo. E non so se siamo d’accordo Il problema è “la nostra identità, il profilo del Pd” che “non la discuteremo tra di noi”.

“Enrico ha espresso un giudizio forte su questi 15 anni, ha detto: è stato un grande successo. Io invece penso non siamo stati un grande successo per il paese, se guardo ai lavoratori poveri, ai precari. Se è vero quello che diceva Nardella, che si è esaurita quella spinta propulsiva dobbiamo discutere fino in fondo quello che è accaduto, altrimenti saremmo costruttori di palafitte”.

In particolare “l’errore più grande è stato il governo senza consenso. Tutte le volte abbiamo avuto una giustificazione. Ma alla fine questo ci ha tolto credibilità. Se non hai identità politica è il governo stesso la tua identità e finisci per cedere i meriti agli altri. E questo unito alle ambiguità politiche che ci portiamo dietro.

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Siamo stati noi non i 5 stelle a volere i provvedimenti per il sud. Ma se non li abbiamo rivendicati è perché una parte di noi una politica per il riequilibrio territoriale non la condivideva”. E poi c’è “il bisogno di rinnovamento della classe dirigente che non abbiamo saputo incarnare, soprattutto nel mezzogiorno”. Ha aggiunto Provenzano: “Io credo che ci sia un’ispirazione che è quella della sinistra italiana da salvare, da far vivere in un tempo nuovo. Non voglio regalare questo patrimonio a Conte. Così come non gli voglio regalare la parola pace. Forse avremmo dovuto fare in modo che accompagnasse ancor di più le giuste posizioni che abbiamo preso sulla guerra.

E dovevamo essere più coraggiosi nel farci carico delle conseguenze. Così come non prendiamo lezioni da Renzi e da Calenda che ci chiedono di scegliere quando loro hanno già scelto di offrire collaborazione alla Meloni”. Insomma, “abbiamo bisogno di un nuovo Pd per una nuova sinistra.

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Proviamoci, ma non facciamolo tra di noi. Ci dobbiamo concentrare sulla prima fase: l’allargamento e il chiarimento politico”, per evitare “l’eterno ritorno dell’uguale. Se non vogliamo ripetere uguale l’esperienza delle agorà dobbiamo chiedere adesioni collettive al percorso, non al Pd così com’è. Altrimenti chi ci viene oggi?”.

Bisogna “scrivere una carta dei principi condivisa, su alcuni punti fondamentali dobbiamo essere d’accordo tutti. Altrimenti ne va della credibilità di tutti. Non significa tornare a Ds e Margherita, io ero molto più d’accordo con persone come David Sassoli che con persone che vengono dai Ds, non è questa più la divisione tra di noi”.

Provenzano rilancia anche la discussione “sulle regole: non dico di rinunciare alle primarie per il leader, ma perché con le primarie aperte dobbiamo eleggere il gruppo dirigente? Non dico buttiamo via il bambino con l’acqua sporca. Dico: discutiamo di tutto, facciamolo fino in fondo. Rischiamo di non avere un’altra occasione”.

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