Nel 'cantiere' di Montecitorio dove Bruno Tabacci sta tentando la ricostruzione della Dc
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Nel 'cantiere' di Montecitorio dove Bruno Tabacci sta tentando la ricostruzione della Dc

Il deputato, vecchio democristiano, piantona il Corridoio dei Presidenti di Montecitorio per tenatre la costruzione di una nuova maggioranza

Bruno Tabacci
Bruno Tabacci
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21 Gennaio 2021 - 18.09


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Il corridoio di Montecitorio parallelo al Transatlantico è detto in gergo ‘Corea’ o anche ‘Corridoio dei Presidenti’, perché sono appei i ritratti di tutti coloro che hanno presieduto la Camera dei deputati. Qui, nella Corea, Bruno Tabacci sta cercando di ricostruire qualcosa, un gruppo che raccolga i ‘delusi da Forza Italia’ e quella destra che ‘non vuole consegnarsi a Salvini’. E qualcosa si sta muovendo, almeno dalle parole che Antonio Tasso, ex M5s ora iscritto al Maie (Movimento Associativo Italiani all’Estero), gli rivolge: “Domani ci dobbiamo vedere, dobbiamo fare una riunione. Dobbiamo strutturare il gruppo, qui alla Camera e al Senato, col simbolo e tutto”.
Secondo quanto scrive la Dire, Tabacci è il primo a sporcarsi le mani. Convoca, incontra, prova a persuadere. E telefona, telefona, telefona. Quasi noncurante degli umarell da interno, giornalisti, commessi o parlamentari, che si fermano ad ammirare il cantiere. “Mi ha detto che ci sono dissapori profondi – confida durante una telefonata – ma non è pronta a spaccare definitivamente. Devo fare un approfondimento, ma la vedo molto molto difficile…”.
Su quel divanetto passano gli ex Cinquestelle rientrati in maggioranza, i senatori De Falco e De Bonis. Tabacci parla con loro, assistito dall’Udc Angelo Sanza. Però quando deve telefonare, Tabacci si apparta, allontanandosi da tutti. I rapporti sono privati. Dall’altra parte della linea valuteranno. Faranno sapere. In mattinata il leader di Centro democratico incontra anche Gianfraco Rotondi, vicepresidente del gruppo di Fi. Democristiano come lui. Gli azzurri di Silvio Berlusconi, dopo aver perso Renata Polverini e Maria Rosaria Rossi, sono terreno di caccia. Antonio Tajani prova a chiudere il recinto, da giorni presidia Camera e Senato abbottonato in un cappotto che lo tiene caldo durante le continue spole tra Montecitorio e Palazzo Madama. Ma il compito è difficile. Rotondi nelle trattative è blasonato. Dall’alto della sua esperienza dispensa consigli. “Quello lì imbroglia le acque. Fa perdere tempo. Poi alla fine si tira indietro…”. Tabacci e De Falco annuiscono sconsolati. Si parla di un senatore ‘chiacchierato’. “Quando sei in vendita devi avere il coraggio di dirlo: ‘So-no in ven-di-ta’”. Pane al pane, vino al vino. Ripartono le telefonate. Tabacci prende appunti, scribacchia una lista su un foglietto: è il libro mastro del costruttore; ci sono i nomi di chi domani sarà in cantiere e chi no. Ogni tanto tira una riga, cancella, licenzia. “Eccomi”, dice a un tratto una voce che arriva nel corridoio a grandi falcate. È un omone. Si chiama Felice Maurizio D’Ettore, deputato di Forza Italia. Deve attendere che Tabacci finisca l’ennesima telefonata. Poi i due si spostano: niente divanetto, questo colloquio è meglio averlo in una sala più riservata, dove continua la costruzione della nuova maggioranza. Lavori in corso. 

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