Come essere di sinistra nonostante la sinistra
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Come essere di sinistra nonostante la sinistra

La sinistra non deve più rendere omaggio al capitalismo. L'interessante progetto del francese Hamon che parla di inclusione sociale.

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David Grieco Modifica articolo

20 Febbraio 2017 - 09.30


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Continuiamo ad interrogarci fino alla nausea su cosa significhi essere di sinistra. Lo facciamo incessantemente, con divagazioni sempre più surrealiste, dal 1989. Come se la caduta del Muro di Berlino e la successiva frana dell’Unione Sovietica avessero definitivamente chiuso un’epoca e un’etica, un modo di pensare e un modo di agire. Eppure, nel 1989 erano rimasti in pochi, anzi pochissimi a pensare che la sinistra e il cosiddetto socialismo reale fossero la stessa cosa. Il PCI che fu di Berlinguer, per esempio, si era distaccato dall’URSS nel 1968, cioè più di vent’anni prima. Che razza di trauma può essere un trauma così lungamente annunciato e previsto?

Essere di sinistra è una scelta di campo netta e semplice. Proviamo dunque ad enunciarlo nel modo più netto e più semplice possibile. Essere di sinistra vuol dire stare dalla parte dei più deboli. Questo rudimentale assunto, in un’epoca in cui i cosiddetti ceti medi e loro aspirazioni sono stati spazzati via dalla crisi economica, dovrebbe risultare di più facile comprensione. Invece no.

Ma allora perché la sinistra è diventata una nebulosa, un mistero di Fatima, un enigma indecifrabile? Anche questa risposta dovrebbe essere semplice. Per la mancanza di onestà e di coraggio di tutti coloro che in questi anni hanno incarnato e rappresentato la sinistra. E facciamo pure qualche nome, affinché non si dica che spariamo a casaccio: Tony Blair, Barack Obama, François Hollande, per non parlare di tante figure minori come Fausto Bertinotti…

Dopo il 1989, la sinistra non ha fatto che rendere omaggio al capitalismo vincitore della guerra fredda. Questo ha incoraggiato il capitalismo a diventare il peggior capitalismo di tutti i tempi e a scatenare guerre tutt’altro che fredde. Ora, improvvisamente, ci accorgiamo che la sinistra non esiste più, che i più deboli sono diventati miliardi, che nessuno li difende, che la classe operaia non esiste più perché è stata rimpiazzata dagli schiavi e dai robot, che i popoli sognano addirittura la dittatura per uscire da un incubo caotico attraverso un incubo meglio definito.

Di chi è la colpa di tutto questo se non di una sinistra che ha sistematicamente tradito la semplice vocazione della sinistra?

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In questi giorni, il PD si sta autodistruggendo. Ma non c’è da stupirsi. Un partito di sinistra che ha eletto un leader di destra non può che fare questa fine. Eppure era già accaduto ai laburisti inglesi con Tony Blair.

Se poi questo leader viene anche assecondato da tutti gli altri esponenti del partito, prima tutti i giorni e poi a giorni alterni, l’agonia è persino peggiore della morte stessa. Da tutti gli antagonisti di Renzi, in questi giorni, non è venuta fuori un’idea, un progetto, niente di niente. Abbiamo udito soltanto tardive grida di dolore. Hanno latrato tutti come mariti becchi che sono sempre gli ultimi ad accorgersi del tradimento della moglie.

Ma allora Renzi ci hai traditi?! No, Renzi non ha tradito nessuno. Renzi è quello che è ma non finge perché non è capace di fingere. Non ha finto quando è andato in tempi più che sospetti ad Arcore a confabulare con Berlusconi, non ha finto quando ha lanciato la rottamazione per disfarsi di tutta la classe dirigente erede del PCI, non ha finto quando ha esposto il suo progetto politico chiaramente di destra. Sono i suoi oppositori all’interno del partito, piuttosto, che hanno finto perché pensavano che Renzi li avrebbe portati alla vittoria senza rendersi conto che quella effimera, perversa vittoria sarebbe diventata la sconfitta più devastante che la sinistra abbia mai conosciuto.

Essere di sinistra oggi, oggi più che mai, non può essere un esercizio retorico. Oggi che la società è cambiata servono onestà e coraggio come cento anni fa ma occorrono nuove idee altrettanto rivoluzionarie.

Bisogna cominciare a pronunciare parole tabù che la sinistra si è sempre tenuta in gola fino a rimanere soffocata. Parole come “patrimoniale”, parole come “pensioni”. Perché in un mondo dove esistono pochissimi ricchi, anzi ricchissimi, che non sappiamo neppure come lo siano diventati in così breve tempo, e tantissimi poveri come forse soltanto nel Medioevo, non si può non parlare di tassa patrimoniale. Perché in un mondo dove si vive fino a cento anni e dove i giovani non trovano lavoro, non si può non parlare di pensioni. E in un mondo come questo, ormai sommerso di rifiuti, dove qualunque merce venduta negli onnipresenti supermercati percorre mediamente 2400 chilometri, non si può non parlare di petrolio.

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Salta agli occhi a chiunque che oggi gli argomenti sono questi. A chiunque, tranne che ai dirigenti della sinistra.

Sto generalizzando, è vero. Infatti, qualcuno si sta muovendo. Non in Italia, purtroppo. Ma molto, molto vicino a noi. Nella Francia dove la sinistra è forse più a mal partito, sotto la minaccia di un partito dichiaratamente fascista, il Front National di Marine Le Pen che è in testa in tutti i sondaggi (provate ad immaginare un MSI accreditato del 30% almeno dei suffragi), si è appena affacciato un signore di 49 anni che si chiama Benoit Hamon.

Questo signore ha vinto, anzi stravinto, le primarie della sinistra in Francia. E le ha vinte sulla base di un programma. Un programma rivoluzionario.

Hamon parla con calma e disinvoltura di patrimoniale, parla di ecologia ma non come se ne parla prendendo l’aperitivo, e parla di reddito di cittadinanza. Ma il suo reddito di cittadinanza non è quello di Grillo, non è un voto di scambio per i più disgraziati, e non è nemmeno la mancia di 80 euro di Renzi.

Il reddito di cittadinanza di Benoit Hamon si chiama prevenzione sociale. Hamon intende corrispondere 750 euro a tutti i cittadini francesi che abbiano compiuto la maggiore età. Tutti, nessuno escluso. I giovani potranno utilizzare questi soldi per il loro futuro. Anziani diseredati potranno sempre e comunque sopravvivere. Perché il grado di miseria che abbiamo raggiunto in Europa non è più quantificabile né descrivibile.

Giorni fa, sono rimasto colpito da una delle tante notizie agghiaccianti che ormai passano del tutto inosservate. Una madre napoletana tirava a campare prostituendo la figlia di 12 anni. Sono notizie che conosciamo bene. C’è stato anche un film diversi anni fa, un bellissimo film italiano, “Il ladro di bambini” di Gianni Amelio, che parlava di questo. Ma la notizia era un’altra. La madre sciagurata prostituiva la figlia dodicenne per…5 euro. Era questa la notizia. Provate a pensare per un attimo quale abisso di miseria si nasconde dietro questa notizia.

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Il reddito di cittadinanza per tutti è, come dicono i francesi, un treno che nasconde un altro treno. E l’altro treno è l’abolizione delle pensioni. A qualcuno sembrerà una bestemmia, ma è probabilmente (non paradossalmente) un passo inevitabile per costruire una società più giusta, dal momento che disoccupazione e pensione hanno ormai creato un vero e proprio big bang forse destinato a distruggere, in prospettiva, una società come la nostra.

La sinistra francese, distratta e impazzita almeno quanto la sinistra italiana, non ha ancora messo a fuoco il suo candidato. Pensate che i socialisti francesi, trasformisti e schizofrenici almeno quanto gli italiani, sono andati a votare alle primarie della destra per scegliersi il “nemico migliore”. Hanno votato Fillon contro Sarkozy nella speranza che Fillon possa sconfiggere Marine Le Pen. Si sono chiamati fuori dall’agone politico di loro volontà, per fare il tifo per una destra un po’ meno peggiore. A questa perversione, la sinistra italiana non era ancora arrivata.

Due settimane fa, Fillon è stato preso con le mani nel sacco per aver corrisposto una lauta consulenza a sua moglie con denaro pubblico. Fillon è andato in TV balbettando scuse, ma ormai è un candidato morto. Marine Le Pen farà di lui un sol boccone. Ma al ballottaggio con lei andrà il signor Benoit Hamon. E io penso che i francesi non eleggeranno presidente Marine Le Pen nel momento in cui c’è gia’ un fascista come Donald Trump seduto alla Casa Bianca.

A mio modesto avviso, un giovane, determinato e sobrio uomo veramente di sinistra come Benoit Hamon vincerà ed entrerà all’Eliseo. Nonostante la sinistra.

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