Riforme, Pd spaccato. Renzi: basta con i frenatori
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Riforme, Pd spaccato. Renzi: basta con i frenatori

La minoranza non segue il premier. Il voto sulla Legge elettorale slitta alla prossima settimana.

Riforme, Pd spaccato. Renzi: basta con i frenatori
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20 Gennaio 2015 - 21.30


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Niente di fatto in aula al Senato al primo round di discussione sulla legge elettorale. I lavori si sono conclusi in serata senza la votazione di alcun emendamento. Il testo Esposito, quindi, con ogni probabilità sarà all’esame domani, con l’aula convocata per le 9.30. I capigruppi hanno rivisto il calendario spostando alla prossima settimana il voto finale sul provvedimento. Uno slittamento che potrebbe ricomporre le fratture che si sono consumate in giornata all’interno di Pd e Forza Italia.

La giornata di oggi

La discussione nell’emiciclo di Palazzo Madama è iniziata nel tardo pomeriggio. La presidente Valeria Fedeli, nonostante le rimostranze di Roberto Calderoli che sosteneva che il testo fosse stato presentato fuori dai termini, ha dichiarato ammissibile l’emendamento del senatore Esposito che accoglie in pratica l’intero impianto normativo dell’Italicum e spazza via di fatto gran parte degli oltre 43.000 emendamenti depositati sulla proposta di riforma elettorale. Bocciata dal Senato per alzata di mano anche la proposta di Calderoli di concedere più tempo per presentare sub emendamenti alla riforma.

Sono stati 71 i senatori del Pd che hanno votato sì alla proposta del segretario Matteo Renzi di approvare l’Italicum: sì è astenuto solo Lodovico Sonego. Gli esponenti della minoranza non hanno partecipato al voto, mentre Vannino Chiti ha lasciato la sala. Qui, all’inizio dell’Assemblea erano presenti 102 senatori, mentre al momento in cui si è votato erano in 90. Quello che è stato fotografato oggi è un Partito Democratico spaccato, con 30 senatori che evitano il voto.

“Una giornata importante per le riforme e la legge elettorale, non sono cose lontane dalla gente: avremo un vincitore la sera delle elezioni, mandiamo in soffitta le liste bloccate e più della metà eletti con le preferenze ed il resto con i collegi. Non subiremo poteri di veto dei piccoli partiti e governo durerà 5 anni”. Così il premier ai giornalisti. “Con buona pace dei frenatori noi andiamo avanti:con prudenza, saggezza, buon senso e equilibrio”, ha detto Renzi in conferenza stampa a P.Chigi. Non si può “aspettare, rallentare perché l’Italia ha già rallentato troppo e nei campi sbagliati. E’ il momento di accelerare sulle riforme perché siamo qui per non perdere neanche un minuto”.

“Penso che sia legittimo dare battaglia in base alle proprie convinzioni, anche io l’ho fatto quando ero in minoranza. Ma ora l’assemblea del gruppo a maggioranza si è espressa a favore dell’Italicum e io spero che in aula la minoranza si adegui”. Così il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi dopo la riunione di Renzi con i senatori. “I numeri ci sono, andiamo tranquilli in aula. L’importante ora è avere rapidamente, dopo 8 anni di attesa una buona legge elettorale”, ha detto ancora giornalisti che gli chiedevano se l’Italicum avesse i numeri per essere approvato nonostante i 29 senatori del Pd che non lo voteranno.

“Il Movimento 5 Stelle è pronto in Aula ad assumere scelte e a porre in essere qualunque iniziativa per impedire l’approvazione di una legge irricevibile e che l’Italia non merita”. Lo affermano i parlamentari del Movimento 5 Stelle di Camera e Senato a proposito della legge elettorale. “Questa che ci apprestiamo a votare in Aula è una legge elettorale frutto di un Patto tra il premier Matteo Renzi e un pregiudicato. Ci hanno impedito in ogni modo di discuterne e di migliorarla, forzando tempi e regole, fino allo sfregio finale: portare in Aula il testo senza che la Commissione avesse concluso i suoi lavori e negando alle opposizioni, anche quelle interne alla maggioranza, ogni possibilità di modifica”, concludono i parlamentari pentastellati.

Berlusconi: serve senso di responsabilità – Silvio Berlusconi e Matteo Renzi sono tornati a vedersi a un anno esatto dalla sigla del Nazareno. I due leader, raccontano, in un’ora di confronto, avrebbero ribadito l’opportunità politica di tenere in piedi il patto sulle riforme, sciogliendo subito gli ultimi nodi sull’Italicum. Un modo per blindare l’accordo e sgomberare il campo da ogni equivoco quando si tratterà di affrontare le insidie del Parlamento riunito in seduta comune per l’elezione del presidente della Repubblica.

Pur di restare l’interlocutore privilegiato del Pd, il Cav, raccontano, avrebbe assicurato i voti di Forza Italia sull’emendamento Esposito, rinunciando al premio di coalizione, considerato fino a poco tempo fa un paletto irrinunciabile. In cambio di questa apertura di credito, l’ex premier avrebbe ottenuto garanzie per il futuro, sul nome del prossimo capo dello Stato (martedì si rivedrà con Renzi per condividere il successore di Giorgio Napolitano) e, forse, anche sulla sua piena agibilità politica.

Visto che la minoranza Dem non demorde, Berlusconi avrebbe offerto, dunque, la sua stampella e avrebbe chiesto a Renzi di non fare scherzi ma di essere leale. E’ il momento di essere uniti e far prevalere il senso di responsabilità, avrebbe detto il Cav ai suoi al termine del vertice a palazzo Chigi.

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