Così il denaro ha inquinato anche le primarie del Pd
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Così il denaro ha inquinato anche le primarie del Pd

Come si regge in piedi questo intreccio malavitoso fra politica, imprenditoria e mafia?

Così il denaro ha inquinato anche le primarie del Pd
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3 Dicembre 2014 - 22.07


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Il sistema mafia capitale è più esteso e ramificato di quanto sembra
dall’indagine. Tutti o quasi erano perfettamente più o meno a conoscenza di quanto stava accadendo. È un sistema solido consolidatosi nel tempo, figlio di quel sistema elettorale così spesso elogiato, ovvero le preferenze. Infatti per essere eletti occorrono le preferenze e per ottenere le preferenze occorrono soldi perché si devono “convincere” gli elettori. In che modo? Per esempio pagando cene, distribuendo buoni benzina. Stiamo parlando di una vera compravendita di voti. Da Piccolo a Fiorito è chiaro il perché del
boom di preferenze. Ma qual è il motivo che spinge un politico a spendere 500.000 milione di euro per assicurarsi un posto
remunerato con soli € 1500 al mese? Perché fare un investimento così
fallimentare? perché buttare al vento tanti soldi ma soprattutto per
comprare cosa?

Qui entrano in scena gli imprenditori che comprendendo bene le esigenze dei politici si danno
da fare per soddisfare i loro appetiti. Chi paga tutti questi voti? Il mondo affaristico si mette in moto per servire ora gli uni, ora gli altri,
dei contendenti per assicurarsi dei referenti chiunque
vinca.
“Ieri c’era Alemanno oggi c’è Marino ma cosa ci importa?”
L’importante è che i nostri referenti siano piazzati al posto
giusto.

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Questo fenomeno vede protagonisti il 90% dei politici della capitale. Provenienti da tutti gli schieramenti, a parte di M5s che non è rimasto coinvolto dall’inchiesta.
Questo perché tutti vengono eletti con il sistema delle preferenze e tutti
devono attingere dal bacino grosso degli imprenditori. Il
sistema creato dalla cooperativa 29 giugno era solidissimo, firmava
accordi sia a destra che a sinistra. Intratteneva
rapporti con esponenti del partito democratico, con esponenti del
popolo delle libertà, con esponenti del nuovo centrodestra, e così via. E le richieste erano
sempre le stesse: fateci vincere appalti che vi finanziamo.
E badate bene questo sistema non coinvolge solo la capitale ma anche l’hinterland romano. Si decideva di introdurre la raccolta differenziata, veniva chiamata la 29 giugno, serviva
provvedere alla pulizia delle strade
chiamavano la 29 giugno. Qualsiasi cosa servisse la 29 giugno era a
disposizione di tutti.
Ed ecco servito il piatto: un intreccio fra politica, malaffare e
imprenditoria.
Forse andrebbe sciolto il comune per mafia. E sicuramente andrebbero eliminate le preferenze. E via anche le primarie che abbiamo visto essere condizionate
dalla stessa cricca di delinquenti: il Buzzi della 29 giugno (ne parla
chiaramente nelle intercettazioni) spartiva equamente i voti alle
primarie per Cosentino e per Giuntella i due contendenti principali.

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E non si pensi che gli altri
signori delle preferenze rimasti non toccati da questa indagine
possono sperare di cavarsela. Anche loro fanno parte di questo sistema,
solo fortunatamente non sono stati ancora colpiti.
È un sistema che va avanti da decenni e questi signori si sentivano
talmente tranquilli e impuniti da parlare tranquillamente al telefono.
Questo testimonia quanto fossero abituati al malaffare, alla
commissione di reati che ormai rendeva il sistema sfacciato ed
arrogante.

È raggiunto a lamentarsi in una intercettazione telefonica anche
l’indagato Marco Di Stefano che parla di primarie parlamentarie
truccate. Lucia Zabatta fu vittima di questo sistema.
Basta guardare l’elenco dei candidati eletti nel partito
democratico.

I primi 10 sono Estella marino, Mirco Coratti, Paolo Masini, Fabrizio
Panecaldo, Pierpaolo Prediletti, Mia Leonzia, Antonio Stampete, Michela
Di Biase, Valeria Baglio, Orlando Corsetti, Francesco D’Ausilio. Tutti
fanno parte di un sistema con la sola esclusione di Estella Marino
eletta casualmente nelle liste del PD solo perché il suo cognome era
lo stesso di quello del candidato sindaco.
E si ritorna a quanto abbiamo prima detto ovvero è necessario lo
scioglimento del Comune e l’indizione di nuove elezioni con un
sistema elettorale che non preveda più, mai più, l’utilizzo delle
preferenze.

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Le preferenze, l’unico strumento democratico per la scelta dei
candidati, è stato sconfitto dalle mafie.
È la fine della politica è la fine della politica sana.

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