Scoprire la politica: il valore della mediazione
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Scoprire la politica: il valore della mediazione

Gaza e l'Ucraina dimostrano che non esistono alternative al dialogo e al confronto. [Nuccio Fava]

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29 Luglio 2014 - 21.34


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di Nuccio Fava

Drammaticamente le armi non possono mai sostituire la politica. Alternative vere al dialogo e al confronto costruttivo in realtà non esistono. Gli stessi trattati di pace a conclusione di guerre dolorose e lunghissime – come quella che ha lacerato l’Europa nel ‘14/18 e di cui ricorre quest’anno uno svogliato centenario- finiscono per lasciare eredità e problemi gravi che inevitabilmente sfociano in nuovi conflitti. Lo sperimentiamo drammaticamente a Gaza, dove quotidianamente contiamo morti e feriti crescenti.

Il conflitto israelo-palestinese ha radici antiche e ciascuno dei contendenti, che pure hanno via via espresso leadership diverse, non sono però mai riusciti concretamente ad affrontare il problema alla radice. Di recente papa Francesco si è recato in quei territori, che da sempre la Chiesa definisce Luoghi Santi, ricevendo subito dopo nei giardini vaticani il presidente Peres ed Abu Mazen. L’auspicio comunemente condiviso era in favore della pace. Gli estremisti dell’uno e dell’altro campo hanno però avuto il sopravvento: i guerriglieri di Gaza con i loro tunnel e i loro razzi sparati sulle città israeliane di confine; i generali di Netanyahu, decisi da tempo a dare una lezione a Gaza, addirittura invadendola da terra , per distruggere ogni camminamento sotterraneo per incursioni in Israele, insieme alle basi dei razzi terra-aria.

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Analogamente nell’est dell’Ucraina, dove nemmeno l’abbattimento di un aereo carico di civili innocenti tra cui 80 bambini, è riuscito a spingere i belligeranti verso l’apertura di una qualche trattativa o almeno di una tregua. Non resta che contare i morti dell’uno e dell’altro fronte, mentre in tv scorrono immagini di distruzione e di morte, di ambulanze e di sirene spiegate che ricordano- a noi allora bambini impauriti-la corsa verso improvvisati rifugi durante gli ultimi mesi precedenti la fine del fascismo.

Il governo italiano con il suo ministro Mogherini ha riferito alla Camera i suoi tentativi di mediazione, facendo la spola tra Mosca e l’Ucraina, ed anche nelle capitali medio-orientali. Iniziativa encomiabile ma anche inevitabilmente un po’ velleitaria. Difficile immaginare un ascolto significativo del nostro Paese, pur presidente di turno del semestre europeo, quando Obama e Putin non riescono a comunicare e l’Onu è costretto a limitarsi alla deprecazione per le vittime e a ipotizzare un grave crimine di guerra per l’abbattimento dell’aereo malese. Intanto però i morti ai confini tra Russa e Ucraina hanno superato il numero di 1200 e in Medio-Oriente, neppure la mediazione dell’Egitto, del segretario dell’Onu e del segretario Kerry, riescono a raggiungere almeno una qualche tregua significativa. Se non si comprendono e non si rimuovono in qualche modo le cause e le ragioni del sanguinoso conflitto è tristemente illusorio porre le basi efficaci per una prospettiva di pace.

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Sotto altro profilo, fortunatamente, le ragioni della mediazione politica sembrano finalmente trovare riscontro nel guazzabuglio in cui era precipitato il dibattito sulle riforme costituzionali e la legge elettorale. Merito dell’abilità di Renzi che dopo l’ultimatum dell’8 agosto aveva finalmente mostrato flessibilità e disponibilità ad un più impegnativo confronto a cominciare tuttavia dalla riduzione consistente del numero spropositato di emendamenti. Anche sulla legge elettorale, specie per quanto riguarda le preferenze e le soglie di sbarramento, il presidente del Consiglio le considerava come elementi di possibile trattativa. Tornava così in campo la politica e l’importanza fondamentale del confronto e del dialogo.

In questo senso il contributo davvero significativo era costituito dall’intervento del senatore Vannino Chiti, esponente della minoranza-fronda interna al Pd e certo non sovraesposto in continuazione sui media come il “povero” Corradino Mineo. Restano però due problemi : quello di Berlusconi che ha paura di risultare meno importante di quanto sia riuscito ad ottenere nel cosiddetto accordo del Nazareno, temendo a suo danno eventuali intese sulla legge elettorale.

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L’altro problema è costituito da M5stelle il cui leader parla di “ assalto alla democrazia”e annuncia iniziative straordinarie nel Paese. Sono certo difficoltà che rimangono. Renzi in ogni caso amplia l’area dei possibili consensi e si carica tuttavia di maggiori responsabilità, di dialogo e confronto su temi comunque decisivi quali la possibile modifica della legge elettorale ed in ogni caso della decisione del referendum confermativo a conclusione di tutto il processo riformatore.

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