Brunetta non si accontenta: ora la grazia a Silvio
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Brunetta non si accontenta: ora la grazia a Silvio

L'esponente di Forza Italia coglie l'occasione dell'assoluzione al processo Ruby per rilanciare la teoria del complotto e della violenza contro il suo capo.

Brunetta non si accontenta: ora la grazia a Silvio
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20 Luglio 2014 - 12.43


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Renato Brunetta, capo gruppo di Forza Italia alla Camera, torna sulla sentenza d’appello nel caso Ruby:
«L’assoluzione di Silvio Berlusconi non è stata un’assoluzione ‘normalè. Essa cancella infatti con lo scalpello la sentenza scritta in primo grado un anno fa, ma fa molto di più: spazza via come un ‘vento dello Spirito Santò (Garcia Marquez) la violenza politica, mediatica, totalitaria praticata contro la persona privata e la figura politica del fondatore di Forza Italia».

«Hanno un bel dire – afferma Brunetta – i boia dalla penna a forma di scimitarra mozza-teste, che il bunga bunga resta un’infamia, che l’onta internazionale è meritata e intatta. Bugie! Le notizie che sono servite ad assassinare la reputazione del presidente del Consiglio italiano sono state raccolte con metodi invasivi della sua vita intima da chi? Dalla magistratura, la quale ha sparso per il mondo intercettazioni, deposizioni, pedinamenti in funzione della individuazione e la condanna per reati gravi come la concussione e ignobili come la prostituzione minorile. Zero. Vero niente. Falso tutto. Vergogna ai diffamatori». «Il mio impeto – prosegue Brunetta – dopo che l’innocenza (e la colpevolezza morale degli avvelenatori) è stata proclamata al mondo da giudici senza paura (penso alle pressioni ambientali) è stata la richiesta a chi può di riparare a questa ‘character assassination’ nel modo più semplice e diretto. Berlusconi è stato ‘ucciso’ con strumenti dello Stato; un atto dello Stato immediato e solenne, per decisione saggia del Presidente della Repubblica, pulisca il fango. Ecco l’idea: la grazia a chi ha ingiustamente sofferto, la grazia come ‘olio sul capo che molto ha soffertò, diceva il poeta. La grazia come gesto di pacificazione».

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