Genny 'a Carogna: ecco perché Alfano non dice la verità
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Genny 'a Carogna: ecco perché Alfano non dice la verità

Le giustificazioni del ministro che nega la trattativa sono al limite del ridicolo. Sembrano il latinorum di Don Abbondio. E Renzi che ha da dire? [Gianni Cipriani]<br>

Genny 'a Carogna: ecco perché Alfano non dice la verità
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Gianni Cipriani Modifica articolo

5 Maggio 2014 - 23.13


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di Gianni Cipriani

Dopo il questore di Roma anche il ministro Alfano si è messo a fare la faccia feroce (daspo a vita) dopo che le istituzioni da lui rappresentate hanno fatto gli agnellini di fronte a [url”Genny ‘a Carogna”]http://www.globalist.it/Detail_News_Display?ID=57673&typeb=0&genny-a-Carogna-superstar-verita-sugli-ultras[/url]. E quindi Alfano, per uscire dall’impaccio, si è messo fermamente a sostenere che la trattativa non c’è mai stata. Che lo Stato non tratta. Le spiegazioni che il ministro degli Interni ha dato nel corso delle varie e accomodanti comparsate tv hanno mostrato lo stesso rigore concettuale di Don Abbondio quando doveva spiegare a Renzo perché non si potevano celebrare le nozze con Lucia: “Error, conditio, votum, cognatio, crimen, cultus disparitas, vis, ordo, ligamen, honestas, si sis affinis”. Ossia un latinorum per nascondere il nulla.

Ha detto il ministro: non è vero che abbiamo trattato. Abbiamo solo voluto rassicurare i tifosi del Napoli sul fatto che gli incidenti accaduti fossero estranei alla parita. Davvero? Solo questo? E per rassicurare i tifosi del Napoli (che erano qualche decina di migliaia disposti in metà dello stadio) c’era bisogno di mandare Hamsik a confabulare con uno solo di loro? E come poteva la Carogna, a sua volta, mettere al corrente l’intera tifoseria della storiella?

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La scusa, caro ministro, non sta in piedi.

Esistono gli altoparlanti. Sarebbe bastato che uno speaker ufficiale (magari lo stesso Hamsik) avesse letto un comunicato e tutti sarebbero stati tranquilli. Se le cose fossero andate così.

Al contrario la processione fino ai piedi del capobastone riconosciuto era un atto di omaggio e sottomissione a chi in quel momento gestiva il potere della violenza. Paura che i napoletani gettassero nel campo e sugli spalti la santabarbara che si erano portati dietro senza che qualcuno li controllasse. O sto dicendo una cosa inesatta?

Del resto, caso ministro Alfano, un magistrato di Napoli ha raccontato che a lui, che andava in tribuna, è stata sequestrata una penna ed al suo amico un ombrellino portatile senza punta quali possibili corpi contundenti. Ma i facinorosi sono entrati con gli esplosivi. Salvo poi avere un potere di ricatto.

Da qui l’atto di sottomissione. Inutile girarci attorno. Sottomissione in diretta tv davanti a milioni di persone, esattamente quel riconoscimento che molti professionisti del tipo violento vogliono. Eppure, anche recentemente, sono state sospese perfino processioni perché alcuni “inchini” della statua del santo o della Madonna venivano fatte sotto le case del boss; o perché il privilegio di portare in spalla la statua veniva dato agli amici degli amici come segno di potere.

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E genuflettersi in diretta tv davanti al capobastone, caro ministro Alfano, quale immagine ha potuto trasmettere se non quella di uno Stato forte con i deboli e debole con i forti?

Inutile dire: non c’è stata trattativa, c’è stata solo una informazione. Inutile rifugiarsi nel latinorum di Don Abbondio.

Ma ancora più grave è non aver avuto il coraggio di assumersi la responsabilità politica di un disastro e cavarsela con ricostruzioni farlocche o promettendo (a disastro avvenuto) la mano pesante. All’epoca della figuraccia interna e internazionale della deportazione di Alma Shalabayeva Matteo Renzi, all’epoca solo rottamatore, era tra coloro che auspicavano un passo indietro del ministro Alfano. Memorabile un suo commento: “Già qualche settimana fa Letta ha chiesto a un ministro di farsi da parte. Sarà lui, che è il primo ministro, a decidere cosa sia più opportuno fare e se le spiegazioni offerte siano convincenti. Su questa partita aspettiamo cosa dirà Enrico Letta nella sede suprema, che è quella del Parlamento. Personalmente penso che in questi casi dire la verità sia l’arma più potente per un politico. Raccontare come sono andate le cose, assumersi le responsabilità, parlare con il linguaggio della chiarezza è un investimento di credibilità per l’oggi e per il domani”.

E oggi il presidente del Consiglio Matteo Renzi cosa ha da dire sul latinorum di Alfano che lui stesso ha confermato al Viminale? In questa vicenda vedo troppi animali. Ci vedo molte Carogne. Ma anche molti conigli e, ancor di più, molti camaleonti.

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