Spaccatura del Pdl: e se fosse tutto calcolato?
Top

Spaccatura del Pdl: e se fosse tutto calcolato?

Il candidato alle primarie Pippo Civati si domanda se non sia solo uno specchietto per le allodole: Berlusconi proverà fino in fondo di far saltare il tavolo, ma poi ci si siederà.

Spaccatura del Pdl: e se fosse tutto calcolato?
Preroll

Desk2 Modifica articolo

14 Novembre 2013 - 12.35


ATF
di Pippo Civati

Siccome un Pdl solo non bastava, ora ce ne sono due. Anzi, il Pdl 1 si chiamerà a breve Forza Italia. Mentre il Pdl 2, guidato da Alfano, non ha ancora un nome (forse si chiamerà Quid).

Siccome non è normale quello che sta succedendo da mesi, mi sono insospettito e mi sono letto tutte le interviste delle colombe, dei falchi e dei falchetti (#diomiperdoni) e mi sono reso conto che è molto probabile che – conoscendoli – sia un gigantesco specchietto per le allodole, i volatili veri protagonisti di tutta questa vicenda. Uno specchietto monstre, della superficie del deserto del Sahara, quanto a dimensioni, capace di abbacinare chi lo fissa da troppo tempo e da troppo vicino.

Ora, Berlusconi forza. Ma non ha i numeri. Però ha i voti. E i soldi, pure.

Alfano ha i numeri, la copertura di Letta e di Napolitano e un precedente a suo favore, quando Letta alla Camera parlò di maggioranza politica coesa, che è un bel riconoscimento per Alfano, Formigoni, Giovanardi, i senatori siciliani e Cicchitto. Ma non ha i voti fuori da lì. E i soldi sono comunque un problema.

Il suo vantaggio è che non ci sono le elezioni: Alfano ne è peraltro terrorizzato e continua a ripetere che se si va a votare vince la sinistra. La sinistra o quello che ne rimane (poco), d’altra parte, lo rassicura: non si va a votare, tranquillo.

Quindi Berlusconi ha un solo modo per fare quello che vuole: vincere la partita della decadenza, far esplodere tutto e passare alle vie di fatto con le colombe. Ma non ha i numeri. Quindi non succederà.

Certo, la fiction di Fitto (la fittion?) è necessaria, ma non decisiva. E quindi se Berlusconi non vuole finire male, deve mettersi d’accordo. E lo sta in realtà già facendo, alzando i toni e drammatizzando il confronto.

E l’accordo è questo: lasciare il Quid al governo e Forza Italia all’opposizione per fare in modo di governare da due punti di vista la situazione. Da sempre sono convinto che Berlusconi sappia tutelare se stesso più dall’opposizione che dal governo, dove combina solo guai e dove fare la vittima è più difficile. Così può continuare a difendersi, sapendo che in uno schema del genere la pressione nei suoi confronti si ammorbidirebbe e che non avrebbe comunque un governo contro di lui.

Se ci pensate, per Berlusconi non è solo una soluzione possibile, è anche l’unica. Proverà fino in fondo di far saltare il tavolo, ma poi vi si siederà. Minoritario e però potente, capace di spiegare che non è più il suo governo, ma che tutto sommato si può sopravvivere anche così. E che eventualmente si può cambiare linea, rientrando nell’esecutivo o stressandolo fino a far uscire quelli che sono al suo interno. Con la faccia cattiva, insomma, ma di comune accordo.

Sotto il segno dell’allodola.


Native

Articoli correlati