Caso alpini, "Non una di meno": "Così si disincentivano le donne a denunciare"
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Caso alpini, "Non una di meno": "Così si disincentivano le donne a denunciare"

“Volevamo da parte degli alpini - prosegue Paola Calcagno - un'autocritica e non c'è stata. Ora, anzi, sono loro che vogliono le nostre scuse e ci attaccano, insultandoci e minacciandoci".

Caso alpini, "Non una di meno": "Così si disincentivano le donne a denunciare"
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5 Luglio 2022 - 19.37


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L’associazione “Non una di meno” ha reagito con forza alla notizia dell’archiviazione da parte della procura di Rimini per il caso Alpini. Paola Calcagno, attivista dell’associazione, ne ha parlato all’AdnKronos. 

“La notizia della richiesta di archiviazione non ci meraviglia. Queste notizie sono date per disincentivare le donne a denunciare. Nell’Adunata nazionale degli alpini a Rimini non c’erano forze dell’ordine e le telecamere di videosorveglianza del centro non sono mai state impugnate e i filmati sono quindi andati perduti”. 

“Le donne poi hanno presentato denuncia nei giorni successivi e basta un niente perché il processo non vada a buon fine: basta veramente pochissimo perché si chieda l’archiviazione”.

“Volevamo da parte degli alpini – prosegue Paola Calcagno – un’autocritica e non c’è stata. Ora, anzi, sono loro che vogliono le nostre scuse e ci attaccano, insultandoci e minacciandoci. Noi non abbiamo attaccato le persone, ma abbiamo detto che l’evento è stato organizzato male. Ora stiamo verificando se con la documentazione e le testimonianze necessarie che stiamo raccogliendo possiamo presentare un esposto in procura e se ci sono le condizioni per una denuncia”.

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