Due navi Ong con 1100 migranti a bordo ignorate da Malta: "Fateci sbarcare"
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Due navi Ong con 1100 migranti a bordo ignorate da Malta: "Fateci sbarcare"

Ottocento sulla 'Sea-Eye4', oltre trecento sulla 'Ocean Viking' di Sos Mediterranee. "Giusto salvare, ingiusto che a farsene carico sia un solo Paese, il nostro", protesta il ministro Lamorgese

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5 Novembre 2021 - 09.37


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E’ emergenza migranti al largo di Lampedusa con oltre 1.100 persone a bordo di due navi ong chiedono di sbarcare.
Ottocento sulla ‘Sea-Eye4’, 314 sulla ‘Ocean Viking’ di Sos Mediterranee, dopo l’ultimo intervento, questa notte, di 69 persone, tra cui 10 donne e 18 minori. Forte la pressione sulle coste siciliane, soprattutto dopo il drammatico salvataggio nella notte tra mercoledì e giovedì da parte della nave di Sea-Eye e Mission Lifeline: più di 400 i migranti soccorsi: erano su una barca che aveva una grossa falla.
Diverse persone erano in acqua senza salvagente e sono state recuperate. L’evacuazione e il trasbordo sulla ‘Sea Eye 4’ sono stati completati dopo mezzanotte. Più di 800 sono ora sulla nave di soccorso che si trova al largo di Lampedusa. “Malta aveva ignorato le segnalazioni dell’emergenza in mare da parte di Alarm Phone, anche se la barca si trovava nella zona di ricerca e soccorso maltese”, accusa.
“Quattrocento persone salvate nella notte da navi civili Sea Eye4 e Rise Above. Chiediamo che le autorità italiane assistano subito gli 800 a bordo Sea Eye e ne garantiscano lo sbarco in un porto sicuro”, chiede Mediterranea saving humans. “Il salvataggio delle circa 400 persone – afferma Alarm Phone – ha richiesto molte ore e molte persone sono cadute in acqua. Le persone non dovrebbero essere costrette a rischiare la vita per raggiungere l’Europa”.
“Anche in questi ultimi giorni ci sono interventi di soccorso in mare, navi di ong cariche di migranti: è giusto salvare queste persone, è ingiusto che a farsene carico sia un solo Paese, il nostro, solo perchè di primo approdo”, ha ribadito la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, intervenendo al Viminale alla cerimonia della firma del protocollo d’intesa che consente l’arrivo in Italia di 1.200 afghani bisognosi di protezione internazionale attraverso corridoi umanitari. 
“C’è da fare i conti anche con le difficoltà organizzative legate alla pandemia – ha ricordato Lamorgese – ne ho parlato con la commissaria europea Johansson e tornerò a farlo in questi giorni. Serve una maggiore partecipazione dei Paesi europei per una equa redistribuzione dei migranti, nel rispetto dei principi di solidarietà e di responsabilità”. Lamorgese ha incontrato ieri mattina al Viminale, il commissario europeo per la Giustizia, Didier Reynders.
“Nel corso del bilaterale – informa il ministero – è stato affrontato il tema della gestione dei flussi migratori, anche in ragione della costante pressione proveniente dal Nord Africa. In particolare, il ministro e ha ribadito l’esigenza di una forte solidarietà europea che consenta la redistribuzione dei migranti che sbarcano in Italia e di un impegno dell’Unione per sviluppare partenariati strategici con i Paesi di origine e transito dei flussi, a cominciare da Tunisia e Libia”.
Secondo la ricostruzione di quanto avvenuto in occasione del soccorso di 400 persone da parte della ‘Sea Eye 4’, queste si trovavano in pericolo di vita a bordo di un’imbarcazione in legno a doppio ponte. Quando l’unità civile veloce Rise Above è arrivata sul posto il barcone presentava una falla nello scavo e stava imbarcando acqua, diverse persone erano in mare senza salvagente e sono state recuperate prima che affogassero. L’evacuazione dell’imbarcazione è stata completata solo dopo la mezzanotte di giovedì. Una persona, che aveva perso conoscenza, è stata rianimata nel corso delle operazioni.
Nonostante il barcone in pericolo si trovasse in acque internazionali in zona Sar di competenza maltese, e Alarm Phone avesse segnalato il caso fin dalla mattina di ieri, aggiornando continuamente sulla posizione e le condizioni della barca, “le autorità di Malta – accusa Mediterranea saving humans – hanno ignorato le richieste di intervento d’emergenza”.
“Solo la presenza e l’attivazione delle navi della società civile europea hanno evitato un naufragio con centinaia di potenziali vittime”, sottolinea Mediterranea. Dopo sette diversi interventi di soccorso realizzati nelle ultime 48 ore, ci sono ora più di 800 persone a bordo della Sea-Eye 4 che si è diretta verso Lampedusa.
“Chiediamo che le autorità Italiane si attivino immediatamente per prestare la massima assistenza possibile alle persone soccorse – aggiunge – garantendo il loro tempestivo sbarco in un porto sicuro. Il governo italiano, insieme agli altri Stati membri e alle istituzioni europee, di fronte alle persone in fuga dall’inferno libico e all’attuale situazione in mare, considerino l’urgente ripristino di una missione Sar nel Mediterraneo centrale con l’impiego delle navi disponibili della Guardia costiera e della Marina militare”.
“Oltre 800 persone hanno bisogno subito di un porto sicuro. Palermo è pronta ad accoglierle”, afferma il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando. Nel capoluogo siciliano la sera del 27 ottobre era già approdata la ‘Geo Barents’ di Medici senza frontiere con 367 migranti. E un’imbarcazione a vela con a bordo 75 migranti, tra i quali quattro bambini, è approdata sulla costa del Crotonese, in località Le Canella, nel comune di Isola Capo Rizzuto. L’imbarcazione si è incagliata tra gli scogli antistanti la spiaggia ed era in in balia delle onde del mare forza 4.
Nella zona, infatti, da qualche ora spirava un vento molto forte, fino a 20 nodi, che ha reso difficoltoso il soccorso dei migranti da parte degli uomini della Polizia di Stato, Guardia Costiera, vigili del fuoco e Croce Rossa che, appena allertati per la presenza di un veliero in balia delle onde, sono accorsi sul posto. Intanto, migliaia di persone bloccate in Libia manifestano davanti al quartier generale dell’Unhcr a Tripoli da un mese. Le proteste autonome sono iniziate all’inizio di ottobre 2021 dopo raid di massa e arresti violenti.
Insieme, spiega la ong tedesca Sea Watch, i manifestanti chiedono “la cessazione delle violazioni dei diritti umani, della tortura, degli arresti arbitrari, delle persecuzioni e dei ricatti di cui sono sottoposti in Libia”. Protestano contro “la mancanza di aiuti da parte delle organizzazioni internazionali e dell’Ue e chiedono l’evacuazione immediata delle persone minacciate dalla Libia”.
L’opinione pubblica europea, gli Stati membri dell’Ue e le istituzioni dell’Unione europea, “sono consapevoli da molti anni delle atrocità e delle gravi violazioni dei diritti umani di cui sono sottoposti i rifugiati in Libia. L’Unione europea – conclude la ong – deve assumersi le proprie responsabilità ora. Ha risorse e risorse sufficienti per effettuare l’evacuazione immediata di tutti gli evacuati in Libia”. 

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