Pregliasco: "Mio figlio fuggito da una ditta che gli diceva: se usi la mascherina è perché hai paura'"
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Pregliasco: "Mio figlio fuggito da una ditta che gli diceva: se usi la mascherina è perché hai paura'"

Il virologo racconta l'aneddoto a "Radio Cusano Campus": "Il negazionismo è dato dal fatto che le persone vogliono lasciarsi la paura alle spalle sfidando la sorte"

Il virologo Fabrizio Pregliasco, dell'università degli Studi di Milano
Il virologo Fabrizio Pregliasco, dell'università degli Studi di Milano
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27 Agosto 2020 - 07.52


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“Mio figlio stagista è fuggito da una ditta “no mask”, gli dicevano: ‘chi mette la mascherina ha paura’. E infatti se ne è andato”. Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’Irccs Galeazzi di Milano, ha raccontato l’aneddoto a ‘Radio Cusano Campus’. “Questa situazione di negazionismo è legata al fatto che le persone vogliono gettarsi alle spalle la paura sfidando la sorte”.

Quello del ragazzo, secondo il virologo, non è di certo un caso isolato. Non è raro vedere persone che non prendono precauzioni, convinte che il virus non le beccherà. “L’aspetto altruistico va a farsi benedire in una situazione vissuta come l’attesa di un meteorite che è la seconda ondata. È una sorta di ‘vita mia mors tua’, togliamo la paura e andiamo avanti in modo spavaldo. Poi succedono le cose come al Billionaire”.

E che dire della scelta di aprire le discoteche? “La scelta di dire ‘apriamo le discoteche’ e ‘balliamo con le mascherine’ si è visto che non è compatibile – ha aggiunto – bisogna sperimentare le cose. Non voglio dire che è stato sbagliato aprire le discoteche. Non c’è la certezza di fare procedure esatte in questa situazione. Si va avanti per tentativi ed errori per verificare cosa si può fare. Ci vedo un tentativo che non ha dato i risultati attesi”.

“La seconda ondata – ha puntualizzato il virologo – è ciò che la storia ci dice essere successo in pandemie del passato. Dobbiamo organizzarci per farci trovare pronti. In questo modo saremo in grado di gestire la convivenza con il virus che è passato da una diffusione epidemica a quella endemica”.

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