Mercoledì riaprono le Regioni, ma alcuni governatori hanno paura della Lombardia
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Mercoledì riaprono le Regioni, ma alcuni governatori hanno paura della Lombardia

Le Regioni del Nord spingono per la libera circolazione dal 3 giugno, al Centro e al Sud alcuni presidenti esprimono perplessità

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1 Giugno 2020 - 08.07


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Ancora pareri discordanti tra i governatori italiani sulla riapertura delle Regioni a partire da mercoledì. Da un lato c’è il presidente della Toscana, Enrico Rossi, secondo il quale “un po’ di prudenza e la pazienza di aspettare una settimana in più non so a chi avrebbero potuto far male”. Dall’altro i governatori delle Regioni del Nord spingono per la libera circolazione dal 3 giugno, data ormai per certa.

Lombardia – Il governatore lombardo, Attilio Fontana, da giorni si dice convinto che dal 3 giugno i suoi concittadini potranno circolare in tutto il Paese, nonostante la Regione sia ancora la più colpita dal virus. “I dati sono estremamente positivi – sostiene – e quindi non ho dubbi che la Lombardia rientrerà sicuramente nel novero delle Regioni che avranno libertà di movimento.

 

Piemonte – Sulla posizione di alcune Regioni è intervenuto anche il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, parlando anche della richiesta del certificato di negatività al Covid-19: “Non credo che sia una scelta giusta, né praticabile. Io vengo dalle Langhe, abbiamo un territorio fortemente turistico e non vediamo l’ora di accogliere i tanti stranieri, europei, che da sempre scelgono questo territorio. Posso comprendere che ci sia un desiderio di tutela. Io vedo non solo la necessità di un’Italia che si sposta tutta insieme ma anche di un’Europa che si muove così”.

 

Veneto – La posizione di Luca Zaia sembra quella più ferma e risoluta. Il governatore veneto è un forte sostenitore della riapertura completa dal 3 giugno da settimane lavora a rimettere pienamente in moto la sua Regione. “Penso sia fondamentale non aprire a macchia di leopardo. Capisco la preoccupazione di qualche collega, ma spero si possa aprire tutti assieme, anche a livello europeo. Abbiamo la necessità di aumentare gli spostamenti e le relazioni”. Tutto questo unito, ribadisce Zaia, al perenne invito a mantenere alta la guardia nella prevenzione e nella lotta al virus.

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Liguria – Sulla stessa linea di Zaia si schiera il governatore della Liguria, Giovanni Toti. “Il nemico è il virus – scrive su Facebook – non sono le persone, qualsiasi sia la loro provenienza. Lo avevo già detto, lo ripeto. Perché sono convinto che alcuni messaggi che ho letto non rendano onore al tricolore che molti italiani hanno appeso al balcone in questi mesi. Non c’è una Regione contro l’altra. Stiamo tutti combattendo la stessa battaglia. E se il governo lo consentirà, a fronte di numeri sanitari positivi, apriremo i confini. Basta fare terrorismo, basta seminare odio, basta discriminarci tra noi”.

 

Emilia-Romagna – Anche il presidente dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, seppur nella posizione “bifronte” di presidenza della Conferenza delle Regioni, auspica l’apertura completa. “Mi auguro che si riduca il tasso di polemica, e per quanto mi riguarda spero che si possa ripartire ovviamente tutti insieme. Si deciderà di concerto con il governo. Complessivamente, Regione per Regione, ogni giorno, si trasferiscono 21 dati al ministero della Salute e lì si fanno tutti i calcoli sull’andamento della curva epidemiologica. E’ evidente che c’è bisogno di garanzie sulla sicurezza”.

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Lazio – Cautela, con posizioni in un primo momento molto polemiche, ma ora meno rigide, arrivano dalle Regioni del Centro-Sud. Dal Lazio, l’assessore alla Sanità, Alessio D’Amato, ha parlato di forti pressioni politiche per la riapertura, avanzando anche l’ipotesi di alcune contromisure. E rivendica il “modello Lazio” per la gestione dell’emergenza: “Il modello Lazio che stiamo mettendo in campo attraverso l’integrazione dei test sierologici e i tamponi sta funzionando”.

 

Sardegna – La Regione più ostile alla libera circolazione resta però la Sardegna. Il governatore Christian Solinas continua a ribadire che per entrare nell’isola serve una sorta di “passaporto sanitario” e non ha fatto alcun passo indietro rispetto alla posizione del ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia: “E’ incostituzionale – ha detto il ministro – lo dice l’articolo 120 della Costituzione. Una Regione non può adottare provvedimenti che ostacolino la libera circolazione delle persone”. Alcuni “no” al passaporto sanitario sono arrivati anche da altri presidenti di Regioni e da alcuni sindaci, ma la Sardegna non torna indietro sui suoi passi.

 

Sicilia – Per quanto riguarda la Sicilia, il governatore Nello Musumeci ha archiviato l’idea del “passaporto sanitario” e ha messo sul tavolo nuove regole: “Occorrerà verificare la provenienza, l’esistenza di eventuali casi sospetti nel nucleo familiare, indicare giorno dopo giorno la tracciabilità della presenza del turista. Ricordo soltanto che siamo al centro di una pandemia e che tutto il resto appare davvero piccola cosa”, aggiunge. “Non sto parlando di libera circolazione, ma di chi liberamente viene in Sicilia e accetta la collaborazione con le autorità sanitarie locali”.

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Campania – Dopo aver sparato a zero sulla riapertura comune dal 3 giugno, il governatore campano Vincenzo De Luca ha “ammorbidito” la posizione, ma il ragionamento di fondo rimane lo stesso. “Davvero non si comprende quali siano le ragioni di merito che possano motivare un provvedimento di apertura generalizzata e la non limitazione della mobilità, nemmeno per le province ancora interessate pesantemente dal contagio. Si ha la sensazione che per l’ennesima volta si prendano decisioni non sulla base di criteri semplici e oggettivi, ma di spinte e pressioni di varia natura”. In ogni caso De Luca assicura che la Campania “valuterà le decisioni del governo, se e quando saranno formalizzate” e adotterà, “senza isterie e in modo responsabile, insieme ai protocolli di sicurezza già vigenti, controlli e test rapidi con accresciuta attenzione per prevenire, per quanto possibile, il sorgere nella nostra regione di nuovi focolai epidemici”.

 

Puglia e Calabria – E mentre Michele Emiliano, dalla Puglia, sottolinea che “è arrivato il momento di riaprire il Paese a condizioni di normalità e la condizione di normalità fondamentale è la libertà di circolazione”, dalla punta dello “Stivale” la governatrice Jole Santelli da giorni, in tv e sui giornali, ribadisce che la Calabria è pronta ad accogliere a braccia aperte i turisti. “Siamo a contagio zero – evidenzia – e nel rispetto di tutte le misure contro il coronavirus, ora posso dire a chi arriva in Calabria: l’unico pericolo sarà quello di ingrassare”.

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