Pappalardo: "Mi denunciano? Io denuncio loro e il 2 giugno tutti a Roma per ripristinare la libertà"
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Pappalardo: "Mi denunciano? Io denuncio loro e il 2 giugno tutti a Roma per ripristinare la libertà"

L'ex ufficiale dei carabinieri continua nella sua strampalata ma forse pericolosa iniziativa: "I cittadini hanno decretato all'unanimità la fine del governo "per palese violazione delle norme costituzionali"

Antonio Pappalardo
Antonio Pappalardo
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30 Maggio 2020 - 19.45


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Una situazione deprimente. Vedere nel 2020 una folla di complottasti che non rispettano le regole e mettono a rischio loro stessi ma soprattutto gli altri.

E ora fanno le vittime: “Io denunciato? Ma da chi? Da quelli che non sono neanche costituzionali? E dov’è il reato? La situazione è all’inverso, è il governo che è responsabile di reati gravissimi, altro che mascherine…”.

A parlare è l’ex generale dei Carabinieri Antonio Pappalardo, leader della protesta dei cosiddetti Gilet Arancioni e promotore del presidio che si è tenuto oggi in piazza Duomo a Milano per il quale si profila, secondo fonti della questura, una denuncia per violazione delle disposizioni che riguardano il Dpcm nelle parte relativa al divieto di assembramento e all’obbligo di indossare protezioni individuali per contenere il contagio del virus Covid 19. Pappalardo ce l’ha con tutti, da Conte in giù.

“Sono stato a Bergamo e in Lombardia e quello che ho riscontrato è veramente vergognoso. La gente che mi ha supplicato ‘Generale, ci liberi, ci stanno facendo vivere con i ceppi, non si può vivere più in queste condizioni. Denunciano me? Sono io che denuncio loro..’.

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In una nota poi diramata il leader dei cosidetti gilet arancioni spiega di voler denunciare anche Sala e Fontana chiedendo ai tre esponenti politici “di dimettersi dalle loro cariche entro il 2 giugno, giorno in cui il popolo si riunirà in Roma per ripristinare libertà e democrazia nel nostro Paese”.

Sempre nella nota Pappalardo fa presente come nella manifestazione di oggi, i cittadini hanno decretato “all’unanimità” la fine del governo “per palese violazione delle norme costituzionali” e la necessità di “approvare una nuova legge elettorale e per stampare la moneta nazionale”.

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