C’era una volta un’isola felice: ma nei tempi di Coronavirus l'Elba non lo è più
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C’era una volta un’isola felice: ma nei tempi di Coronavirus l'Elba non lo è più

Sullo 'scoglio' si sono riversati dalle zone ex arancioni di mezza Italia i proprietari di seconde case. C'è chi è contento per il turismo fuori stagione. Ma la maggioranza teme contagi.

La maschera da sub contro il Coronavirus
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Marco Buttafuoco Modifica articolo

10 Marzo 2020 - 17.13


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C’era una volta un’isola felice. All’Elba, a oggi, non si sono ancora verificati casi di Covd-19. Molti, parecchie centinaia di persone secondo fonti attendibili, migliaia, secondo la Regione Toscana, hanno lasciato le ex zone arancioni (oggi tutta l’Italia lo è diventata) per cercare un rifugio sullo ” Scoglio”, come lo chiamano con affettuosa ironia i suoi trentaduemila abitanti e tutti quelli che vi sono nati e abitano lontano.

L’aria dell’Elba è celebre per la sia salubrità, lo scoglio è sempre accarezzato, o spazzato, da tutti i venti.

La vita sociale, specie d’inverno è ridotta al minimo e non è certo impossibile camminare per le strade dei dieci paesini (anche collinari) che compongono i sette comuni isolani, mantenendo la distanza di sicurezza. E poi è possibile camminare sul mare e fra i boschi. Come nella storia di tutte le epidemie, alcuni hanno lasciato la zona del contagio per i rifugiarsi in oasi più salubri. Lo stesso Decamerone racconta questa situazione. Naturalmente molti residenti sono stati messi in allarme da questo mini esodo (che comprende anche isolani tornati dal luogo di studio e di lavoro).

L’Ospedale, pur presidiato da un personale medico all’altezza, è piccolo e non è dotato di una sala di rianimazione. Per i casi gravi è previsto il trasferimento in elicottero nella più idonea sede regionale.

Fino a ieri sera i pareri erano fortemente divisi: da una parte c’era chi diceva che, tutto sommato, l’afflusso di “forestieri” (altro arcaico vocabolo locale) sarebbe stato un aiuto per il turismo dei mesi invernali, in previsione della catastrofe del turismo estivo che già tutti danno per certa.

Per altri, la maggioranza, era necessario installare dei check point a Piombino e limitare al massimo gli arrivi.

Gli amministratori erano su questa linea e ieri la regione ha diramato un’ordinanza nella quale s’imponeva l’isolamento sanitario domiciliare per i turisti invernali (molti dei quali proprietari di seconde case).

Il vento della crisi, con la sua evoluzione ansiogena, imprevedibile, ha rimesso in discussione tutto. In una piccola isola tutto quello che avviene sul continente, anche a pochi chilometri di distanza, rimbalza attutito, ovattato. Le voci che arrivano oggi dall’Isola, dal telefono e dai social, dicono invece che nessun vento questa volta spazzerà, la cappa di ansia e d’insicurezza che si è stesa sul quel piccolo mondo. E questo durerà forse a lungo.

Oggi i mercati elbani contingentano le entrate e i negozi cominciano a chiudere. Sui social cominciano ad apparire discussioni insolitamente aspre, incattivite. Stasera i paesi saranno ancora più vuoti, più invernali, nonostante la primavera sia già arrivata da un pezzo. Dopo la conferenza stampa del premier Conte, si può veramente dire, senza cadere nell’ovvio, che niente è più come prima e non possiamo sapere se qualcosa e in quale misura. Gli isolani sono stati scaraventati nella realtà del “continente”, noi che viviamo oltremare, immersi nel flusso della globalizzazione, siamo diventati, e dobbiamo restare, piccole isole.
In ogni caso stamattina in qualche supermercato elbano qualcuno faceva acquisti indossando una maschera da sub. C’è sempre stata una vena di umorismo sarcastico e di follia da quelle parti.

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