Fa discutere il trasferimento delle salme dei Savoia in Italia, e più precisamente nella basilica di Vicoforte, nel Cuneese. Dopo la Regina Elena, adesso sarà la volta di Vittorio Emanuele III, re d’Italia morto nel 1947 in esilio ad Alessandria d’Egitto e lì sepolto da 70 anni. Lo rende noto lo stesso Santuario.
Stiamo parlando di un Re che si oppose solo velatamente al potere di Mussolini, che quando il senatore Campello gli fornì le prove della responsabilità del presidente del Consiglio dei ministri nel delitto Matteotti, rispose: «Sono cieco e sordo. I miei occhi e le mie orecchie sono la Camera e il Senato». Il re che firmò le cosidette ‘legge fascistissime’ e quelle razziali che introdussero discriminazioni nei confronti degli Ebrei.
L’iniziativa del rientro delle spoglie dei due Savoia, spiega il santuario, “presa dai familiari, risale come prima istanza al 2011, reiterata nel 2013, con la dichiarata disponibilità del vescovo Pacomio”.
Maria Gabriella di Savoia, figlia di Umberto II, ha ringraziato il presidente Mattarella “che ha permesso il trasferimento della salma in Italia”, e si èdetta fiduciosa “che il ritorno in patria della salma di Elena di Savoia, la Regina amata dagli italiani, concorra alla composizione della memoria nazionale nel 70mo della morte di Vittorio Emanuele III e del centenario della Grande Guerra”.
Ma tra gli eredi dei Savoia tutti sono d’accordo. Vittorio Emanuele ha criticato la sorella Maria Gabriella, per iniziativa della quale è avvenuto il trasferimento. “Non posso non rammaricarmi che tutto ciò sia avvenuto in gran segreto – ha detto -. Giustizia sarà fatta quando tutti i sovrani sepolti in esilio riposeranno nel Pantheon di Roma”.