Arrestati due ultrà per le bombe davanti alle chiese
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Arrestati due ultrà per le bombe davanti alle chiese

Presi Martino Paniconi (44 anni) e Marco Bordoni (30) presunti autori dei danneggiamenti con esplosivo tra febbraio e maggio di quest'anno. Stavano per andare in Inghilterra.

Arrestati due ultrà per le bombe davanti alle chiese
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20 Luglio 2016 - 09.10


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Fermo ancora una vorta al centro della cronaca. Due uomini sono stati fermati questa mattina. Sarebbero loro gli artefici delle quattro bombe davanti alle chiese della città. Ordigni contro l’accoglienza dei migranti. E la mente non può non correre all’omicidio a sfondo razziale di Emmanuel. Si tratta di due ultrà, proprio come Amedeo Mancini, l’uomo vicino agli ambienti di Casapound, che con un pugno ha ucciso il profugo nigeriano e che adesso sta in carcere.

Negli ultimi mesi sono esplosi tre ordigni mentre un quarto fu ritrovato quando stava per brillare: erano tutti potenzialmente molto pericolosi, in grado di creare gravi danni. Le indagini sono andate avanti per mesi. Poi nelle ultime ore la svolta con un decreto di fermo emesso dal procuratore Domenico Seccia prima che i due partissero alla volta dell’Inghilterra.

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Gli arresti. Due arresti, dopo cinque mesi di indagini, di appostamenti, pedinamenti, di intercettazioni ambientali e telefoniche. La Procura della Repubblica di Fermo, assieme ai carabinieri di Fermo e Ascoli Piceno e in collaborazione con la sezione anticrimine dei carabinieri (Ros) di Ancona, ha scoperto gli autori degli attentati ai danni di quattro chiese fermane e di una chiesa elpidiense, ordigni che hanno messo a soqquadro la comunità locale nei primi mesi del 2016. I fermati sono Martino Paniconi, 44 anni di Fermo, e Marco Bordoni, trentenne, anch’egli di Fermo, detto “Il lupo”. Entrambi sono ritenuti responsabili di aver fabbricato, in concorso tra loro e senza licenza dell’autorità, ordigni esplosivi che sono stati poi trasportati illegalmente in luogo pubblico e fatti esplodere “al fine di incutere pubblico timore ed attentare alla sicurezza pubblica”.  Al momento questi sono i capi di imputazione, seppure la pericolosità della loro esplosione avrebbe potuto causare danni a passanti.
I due fermati sono stati condotti presso la Casa circondariale di Ascoli Piceno.

Il movente. L’eversione, al momento, sembra l’unico movente dietro le bombe in una città che nelle ultime settimane è stata scossa dall’omicidio di Emmanuel, il ragazzo nigeriano ammazzato con un pugno dopo un insulto razziale dall’ultras della Fermana, vicino alla destra di CasaPound. Non è un caso che i due eventi, così diversi tra di loro, siano però nati nello stesso ambiente, quello del tifo organizzato e dell’eversione.

Gli episodi. La prima esplosione avvenne a gennaio, ai danni di una Chiesa della vicina Porto Sant’Elpidio. Poi la sequenza ai danni delle chiese fermane: la prima esplosione si verificò il 27 e 28 febbraio sul retro del Duomo di Fermo, poi l’8 marzo davanti alla chiesa di Lido San Tommaso, quindi il 12 e 13 aprile lo scoppio davanti alla Chiesa di San Marco alle Paludi, di cui è parroco don Vinicio Albanesi. Infine, il 22 maggio, l’ordigno piazzato davanti alla chiesa di San Gabriele dell’Addolorata a Campiglione di Fermo.

La scoperta del covo. Il momento decisivo delle indagini si è avuto alla fine di maggio, quando gli stessi carabinieri sono riusciti a scoprire il covo dove erano stati costruiti gli ordigni rudimentali fatti esplodere davanti alle quattro chiese fermane. Un casolare abbandonato, in aperta campagna, a poca distanza dalla chiesa di san Marco alle Paludi. All’interno (su segnalazione di un ciclista passato casualmente sul posto), i carabinieri avevano rinvenuto micce, barattoli e resti della lavorazione di ordigni rudimentali da cui è stato estratto anche del Dna.
Le indagini hanno avuto un ulteriore sviluppo quando la quarta bomba, quella posta davanti alla chiesa di Campiglione, non è esplosa. In questo casi gli investigatori hanno avuto modo di recuperarla e di paragonare l’esplosivo con quello trovato all’interno del casolare. Da qui si è iniziato a unire i tasselli.

 

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