Che accade al Tg3? Vuole andare via anche Bergamini
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Che accade al Tg3? Vuole andare via anche Bergamini

Commissario alla redazione di Milano, poi direttore della redazione Cultura, quindi capo degli Esteri. A sorpresa, al Tg della Berlinguer fa le valigie anche un fedelissimo.

Che accade al Tg3? Vuole andare via anche Bergamini
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9 Novembre 2013 - 19.40


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di Ginevra Derivi

Non è dato di sapere se ha urlato “Quoque tu?!”, ma pare che si è sentito urlare qualcosa di simile a quanto Giulio Cesare ebbe a dire, senza la forza di urlare, in quel lontano marzo del 44 avanti Cristo. Certo che l’intenzione di Oliviero Bergamini di voler fare i bagagli, lasciare il Tg3 e trasferirsi al Tg1 di Orfeo non è andata giù alla Direttora. Per tanti motivi. Intanto perché l’addio di Bergamini sarebbe arrivato a stretto giro di posta dopo un paio di nuovi addii, non compensati dall’arrivo al Tg3 dell’inviata degli Esteri del Gr Barbara Gruden.

La Gruden al Gr probabilmente soffriva la presenza di altre due inviate di peso ed ha provato a cambiare aria, seppure in una redazione Esteri, quella del Tg3, che non si fa in quattro per seguire il mondo.Peraltro, l’arrivo della Gruden, inviato, è stato accolto con una comunicazione alla redazione nella quale si esprimono”preoccupazioni per la redazione Esteri, dove l’inserimento di un nuovo inviato – dice il CdR – avviene in un contesto segnato dalla riduzione di trasferte per motivi di budget e dal mancato utilizzo di tutti gli inviati in organico”.

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Gli altri sono gli altri, magari sono in crescita, ma Bergamini è “altra cosa”, e il suo addio sarebbe stato pesante perché pesante e articolato è stato il contributo della direzione del Tg3 per elevarlo al rango di caporedattore. Prima lo si è preso dagli Esteri e lo si è mandato a “commissariare”la redazione che il Tg3 ha a Milano, scavalcando una collega che a qual posto guardava a buon diritto.

A Milano c’è rimasto, pare, per un paio di anni, il primo fatto in regime di oneroso distacco. Quindi, rientro a Roma, al capo della redazione Cultura dopo l’addio della responsabile, provata dalla vita dura nel confronto con la direzione. Dalla Cultura tutti s’aspettavano che Bergamini – tenuto in estrema considerazione da questa direzione, e anche della precedente, quella del rimpianto Antonio Di Bella – passasse a responsabilità più solide e consistenti, magari agli Esteri, se non addirittura al Politico, se non alla vice direzione.

E invece no, fatale l’incontro con Orfeo, probabilmente agevolato anche dalla moglie, Maria Soave, che è al Politico del Tg1. Ma la Direttora tutto si poteva aspettare, non questo. Se per la fuga degli altri fa – diciamo – “buon viso alla cattiva sorte”, per Bergamini il divorzio ”non s’ha da fare”. Che scappi chi è in sofferenza, passi, ma non che fugga pure chi è stato trattato oltremodo bene. Sarebbe la fine, aggiungerebbe Cesare.

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